
Toni entusiasti al convegno di apertura della seconda edizione del salone italiano della formazione in Rete e dello studente on line, che si sta svolgendo in questi giorni a Ferrara.
“Internet come strumento per replicare la realtà e per trasmettere le conoscenze operative nella didattica italiana”. Luciano Galliani, co presindente di Expo e-Learning 2005, non è il solo a pensarlo.
Al convegno di apertura, tenutosi ieri a Ferrara, dove è di scena la seconda edizione del salone italiano della formazione in Rete e dello studente on line, l’accento è andato sulla possibilità di creare nuove sinergie. Fra le Università presenti, le aziende private e la Pubblica amministrazione che, attraverso il Web, possono puntare a un “alfabetismo digitale”.
“Solo dieci anni fa – afferma convinto Andrea Ricci, presidente del consorzio Omniacom – pochi immaginavano lo sviluppo della società basata sull’informazione. Oggi la consapevolezza delle opportunità offerte da Internet è sotto gli occhi di tutti, e non solo l’istruzione, ma anche le competenze degli enti territoriali e delle imprese sono legate alla capacità di utilizzare meglio gli strumenti offerti dalle nuove tecnologie”. Quegli stessi che, fino a sabato, saranno a disposizione “di chi vorrà toccare con mano – invita un entusiasta Marcello Giacomantonio, direttore dell’Expo e-Learning 2005 – le soluzioni per l’insegnamento e la formazione a distanza che, in questa nuova edizione, abbiamo voluto far convivere insieme a una parte più teorica e di studio”.
Con un monito, però: “Il termine navigare in Internet è davvero un bellissimo termine – afferma Patrizio Bianchi, magnifico rettore dell’Università di Ferrara -, ma implica anche il pericolo di naufragare. Perché non è sufficiente leggere la conoscenza, ma occorre interpretarla con tutte le conoscenze a nostra disposizione. In questo l’e-learning può essere utile a cogliere l’apprendimento, tenendo soprattutto da conto che il problema della ricerca non è solo di tipo tecnologico. Bisogna trovare il modo che la ricerca diventi il primo polo produttivo per il Paese. Ma per farlo c’è bisogno di dar vita a un luogo fisico in cui le comunità che si occupano di questo possano ritrovarsi per scambiarsi non solo certezze, ma anche dubbi”.