Domini, a che punto è l’Icann

Nonostante l’approvazione di nuovi suffissi suggeriti per differenziare scopi e oggetti all’interno del Web, gli utenti continuano a puntare sulle estensioni più classiche, .com in testa. E intanto l’Icann non brilla per la sua valenza internazionale

Dopo aver assistito all’avvento di una serie di domini creati allo scopo di
identificare inequivocabilmente persone, aziende e organizzazioni in Rete, a
novembre 2000 l’Icann ha approvato sette nuovi General Top Lever Domain (gTld).
Tre di questi – .biz, .info, .name – sono stati definiti
unrestricted e possono essere richiesti da chiunque. I rimanenti
quattro – .pro (dedicato ai professionisti e in procinto di essere attivato),
.museum, .aero e .coop – sono, invece, stati valutati dall’Internet Corporation
for Assigned Names and Numbers come Tld restricted. Per entrambe le
categorie vale la regola del first come, first served, ovvero, il primo
che richiede l’attivazione di un dominio non ancora sottoscritto da nessun
altro, la ottiene.


Secondo le stime di SnapNames, società che monitorizza lo stato dei singoli
domini, a fine 2001, erano oltre 472mila le estensioni .biz attive in tutto il
mondo, mentre oggi quelle .info superano quota 700mila. Per quanto riguarda il
suffisso .name, esclusivamente riservato alle persone individuali, le
pre-registrazioni sono attualmente in corso e saranno live a partire da metà maggio. Ma non mancano casi
come la proposta – in questi giorni al vaglio dei ministri dei 15 Paesi che
fanno parte dell’Unione Europea – per l’applicazione del suffisso .eu, a
certificazione del fatto che l’azienda che lo richiede è, a tutti gli effetti,
collocata all’intento dell’Ue, sostenendo in questo modo il commercio
elettronico nei mercati europei. E dopo la riscoperta patriottica (a seguito dei
fatti dell’11 settembre) da parte degli Stati Uniti dell’estensione .us,
potrebbe ora essere il momento della consacrazione del suffisso .kids – nel
2001 sottoposto da ben tre società, e respinto dall’Icann – quale garante di una
navigazione della Rete protetta per i minorenni.


Ma chi decide se un sito è adatto o meno alla visione di un bambino? E chi
controlla l’età dei visitatori? La risposta statunitense a questi quesiti è la
creazione di un suffisso .kids.us, ovvero di un dominio di terzo livello creato
all’interno dei domini americani .us e gestito dal governo.


Nonostante si moltiplichino le iniziative per differenziare scopi e
oggetti che operano su Internet, gli utenti restano fossilizzati
sulle “classiche” estensioni, .com in testa. I motivi sono, per lo più, da
ricercarsi nella difficile gestione dei nuovi gTld, spesso per sospetti casi di
cybersquatting, che causano pesanti ritardi nella assegnazione di
numerose estensioni, come nel caso di .biz.
Come però suggerisce Bruno
Piarulli, presidente di Register.it, nel corso di un recente convegno Iri sulla
tutela del dominio Internet e del marchio: «La lentezza burocratica che
contraddistingue l’Icann
 non deve lasciar spazio a libere
iniziative che propongono una miriade di domini alternativi, accessibili solo
con un particolare plug-in o ricorrendo a un Isp che ospita nei propri Dns
l’estensione alternativa
».


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