La tecnologia digitale promette grandi cose al settore industriale: sembra che le innovazioni in artificial intelligence, realtà aumentata e stampa 3D siano fondamentali per assicurare migliori performance, costi operativi ridotti e apertura di nuovi mercati. Perché le aziende non hanno ancora accolto appieno la trasformazione digitale?

Risponde Jérôme Julien, Manager of Industrial Digital transformation in Segula Technologies.

Con chiari aumenti in termini di performance e fatturato, tracciabilità totale delle informazioni, maggiore efficienza energetica, tecnologia più conveniente, per Julien la trasformazione digitale è un sogno per il mondo dell’industria e il suo valore aggiunto ormai riconosciuto dal mercato.

Segula digitale
Jérôme Julien, Manager of Industrial Digital transformation in Segula Technologies (by City Headshots Dublin)

L’introduzione di strumenti digitali (tablet, smartphone) che permettono di gestire le attività, assistere l’operatore nelle sue azioni e prendere decisioni informate avviene oggi su molteplici piattaforme e in tempo reale.

È la conferma che la rivoluzione 4.0 è ormai avviata, soprattutto nelle grandi aziende e in particolare in quelle basate sul concetto di digital manufacturing.

Chi è Segula Technologies

Con oltre 12.000 dipendenti in 30 paesi, a coprire vari settori industriali, tra cui automotive, energy, oil&gas, navale, aerospace e ferroviario, Segula Technologies è un gruppo ingegneristico di livello mondiale. In Italia opera dal 2008, con oltre 500 dipendenti in sei  sedi operative. A fine 2018, ha acquisito Power-Tech, azienda ingegneristica italiana specializzata nella fornitura di servizi di ingegneria multidisciplinari e field services nei settori Oil&Gas ed Energy. Per il 2019, Segula ha lanciato una campagna di recruitment globale, mirata a inserire nel Gruppo 4.700 persone entro l’anno in tutto il mondo. Da gennaio il Gruppo ha assunto 2400 persone, di cui 90 in Italia. Entro la fine dell’anno restano 2.300 posizioni da coprire in tutto il Gruppo, di cui 110 in Italia.

Grazie a questa evoluzione tecnologica sta emergendo un modello economico nuovo basato su conoscenza ed expertise.

La collaborazione tra robot e persone permette di eliminare le attività ripetitive e garantire maggiore precisione e gli spostamenti in fabbrica diventano più semplici e autonomi.

Occhiali connessi, Realtà virtuale e aumentata e altre tecnologie consentono di digitalizzare l’expertise e di renderla più accessibile, facile e veloce.

Questo significa che in futuro le persone potranno focalizzarsi su attività a maggiore valore e tecnici e operatori si troveranno “aumentati” con expertise immediata. Si tratta di evoluzioni che rappresentano un asset prezioso in termini di trasferimento di conoscenza e training, ma anche di fonte di risparmio attraverso migliori performance dei processi operativi.

Nonostante ciò, un sondaggio 2018 di PWC indica che due terzi delle aziende al mondo non hanno adottato la trasformazione digitale! Il ritardo è particolarmente evidente in Europa dove solo il 5% dei produttori è digitalmente evoluto rispetto al 19% dell’Asia e 11% dell’America – con un divario che aumenta nel tempo. 

La stessa osservazione viene da un studio Coleman Parks: il sondaggio mostra che solo un terzo delle aziende intervistate userebbe nuove tecnologie per eliminare i silos di informazioni e liberare i dati.

Gli ostacoli al digitale: conoscenza, investimenti, cybersecurity

Julien ritiene che gli ostacoli per una più rapida adozione della tecnologia digitale siano tre.

Il primo è la scarsa conoscenza delle nuove tecnologie e la mancanza di expertise nel loro utilizzo possono naturalmente portare a qualche indecisione.

Il secondo: l digital transformation richiede significativi investimenti finanziari e umani e il supporto da parte dei dipendenti. La difficoltà da parte del management a calcolare il ritorno sugli investimenti può rallentare il processo, così come il peso dell’infrastruttura esistente può impedire il change management.

Infine, connettività e sicurezza rappresentano una sfida significativa quando si tratta di rischi cyber.

Anche se si tratta di preoccupazioni legittime, è essenziale che le imprese intraprendano il percorso della digitalizzazione, è una questione di sopravvivenza.

Per avere successo, secondo Julien, le aziende devono impiegare una combinazione tra tecnologia, strategia e fattore umano.

Alcune tecniche assicurano delle “quick win”. La sfida è di renderle semplice, veloci ed efficaci. Non è necessario trasformare l’intera azienda per migliorare la qualità di una stazione di assemblaggio con la realtà aumentata, spesso bastano pochi giorni di confronto per identificare degli scenari che possono favorire questo fondamentale primo passo.

Quello che conta è l’approccio strategico, che permette poi di determinare i vantaggi ottenibili da questa trasformazione. Bisogna innanzitutto comprendere le sfide dell’inseparabile trio composto da dati strategici, connettività e cybersecurity. Ogni mercato, in base alle sue caratteristiche e limitazioni, deve implementare una soluzione specifica da adattare in fase di integrazione. Gli scenari di data recovery saranno più efficaci se globali e integrati nativamente nei prodotti e servizi dell’azienda, al fine di portare valore aggiunto al proprio mercato.

Ovviamente anche il fattore umano è essenziale: non è possibile adottare una strategia digitale senza disporre degli skill o del supporto necessari.

La mancanza di competenze tecniche è uno dei principali ostacoli alla digitalizzazione. Per non restare indietro è cruciale condividere queste conoscenze e implementare diverse soluzioni di training. Formazione interna, partnership con scuole o con altre aziende possono essere utili per sviluppare competenze. Queste nuove professioni sono però anche strumenti di HR, utili per disegnare percorsi di carriera per i propri dipendenti.

La trasformazione digitale non è quindi cosa da poco e andrebbe affrontata a piccoli passi. L’ideale è disegnare un percorso graduale e affidarsi a un partner specializzato che ci aiuti a evitare gli errori.

 

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