Digital Divide nostrano, “Eppur si muove”

I dati resi noti dall’Osservatorio Internet dell’I-Lab riconfermano l’Italia al penultimo posto davanti alla Spagna e alle spalle della Francia, ma pur sempre in netta progressione nel cammino per colmare il gap che ci separa dal resto dell’Europa. Anche se non mancano i problemi di sempre

Nonostante l’adesione intellettuale delle
aziende italiane a Internet sia un fenomeno del tutto recente, il processo di
digitalizzazione sembra in procinto di realizzarsi anche nel nostro Paese.

Ma i problemi non mancano.

Pur votati all’ottimismo, gli ultimi dati
raccolti dall’Osservatorio Internet dell’I-Lab, il centro di ricerca
sull’economia digitale dell’Università Bocconi di Milano, mostrano ancora molte
discrepanze.

Se da una parte l’Italia cresce mediamente a livello di
sistema, dall’altro aumenta il divario che separa l’area Nord-Est del Paese da
quella Sud. E non basta che l’indicatore sintetico di digitalizzazione
utilizzato dal centro di ricerca e applicato a otto Paesi dell’Europa
Occidentale, oltre che a Giappone e Stati Uniti, sottolinei la riduzione del gap
digitale che ci separa dalle realtà più prossime alla nostra.


L’Italia resta pur sempre al penultimo posto prima della Spagna
e dopo la Francia
.

E se i 36 indicatori chiamati a misurare
dimensione dei mercati, livello d’infrastrutture, competitività, diffusione
delle nuove tecnologie, risorse umane e livello di concorrenza dichiarano in
crescita l’utenza italiana dei servizi digitali, questo non significa un
incremento anche in termini di valore.

All’aumentare della diffusione
della telefonia mobile non corrisponde un altrettanto soddisfacente cablatura a
banda larga del nostro territorio. Inoltre, nonostante il mercato italiano sia
al secondo posto in Europa per numero di campagne pubblicitarie online dopo
l’Inghilterra, il numero dei cosiddetti buyer, ovvero di coloro che fanno
acquisti su Internet, non corrisponde a quello degli user, ovvero di coloro che
navigano sulla Rete. 

Di scottante attualità rimane poi il problema
dello skillshortage, che decreta la mancanza di figure professionali qualificate
all’interno del mercato del lavoro. Per non parlare del vero e proprio paradosso
che interessa il segmento business di casa nostra.

Stando a quanto
emerso dall’Osservatorio, a fronte di un dato significativo come quello che ha
visto crescere del 63,8% il numero dei clienti delle imprese che in quest’ultimo
anno hanno adottato soluzioni di e-business, corrisponde un dato altrettanto
disarmante. Sembra infatti che il 32% delle imprese che hanno scelto di non
implementare soluzioni per portare il proprio business su Internet, l’abbiamo
fatto per timore di attivare un ciclo di crescita difficile da governare
(!).

Dal canto suo, anche il lato consumer è stato preso in
considerazione dall’Osservatorio Internet dell’I-Lab che, sulla base di una
serie di interviste telefoniche condotte su un campione costituito da 2.500
individui sopra i 14 anni, ha aggiornato i dati annuali sull’utilizzo di
Internet.

Il quadro che ne è emerso evidenzia come l’utenza online in
generale non sia cresciuta in maniera rilevante rispetto un anno fa, ma che i
comportamenti degli utenti in Rete tendono a divenire molto più sistematici e
non occasionali rispetto al passato.

Positivo rimane comunque il giudizio
complessivo fornito da Enrico Valdani, direttore dell’I-Lab, che ha sottolineato
come: «Uno sviluppo privo di turbolenza non è fattibile. Le fasi di
entusiasmo si alternano irrimediabilmente a quelle di verifica, ma il processo
che vede l’Italia avviarsi alla realizzazione di un’economia di Rete è ormai un
fatto inesorabile
».

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