Datacenter, diritto di replica

Riflessioni, con Cisco, su cosa fare nei datacenter italiani per gestirli meglio. Cominciamo con il consolidarli. Poi si virtualizzerà.

La scorsa settimana su queste pagine abbiamo parlato di una ricerca fatta da Idc sullo stato dei datacenter americani. Condensandone le conclusioni, si arrivava a scattare una fotografia dello stato dell’arte del centro dati tipo negli Usa che ne tratteggiava una maggiore snellezza rispetto al passato, frutto di un’intensa e portata a termine attività di consolidamento, automazione e virtualizzazione delle risorse.

Ne è scaturito un sereno dibattito, anche a fronte della questione che noi ponevamo, sullo stato dei datacenter europei.

L’opinione più articolata e interessante è quella fornitaci da Cisco, per il tramite di Roberto Missana, Business development manager datacenter della società, nonché Pr Committee Manager del capitolo italiano della Snia (Storage Networking Industry Association) europea.

Secondo Missana, l’Europa, e in particolare l’Italia, non è nella situazione descritta dall’indagine condotta da Idc, ma, al contrario sarebbe ancora nella fase in cui si inizia a pensare al consolidamento. Di virtualizzazione e automazione, insomma, è ancora prematuro parlarne.

In genere si consolida perché nei datacenter c’è tutto e di più: il datacenter odierno è frutto di acquisizioni tecnologiche fatte in diversi momenti per tamponare diverse esigenze, con una conseguente mancanza di omogeneità e interoperabilità. Esistono server con sistemi operativi differenti, soluzioni di storage di diversi vendor, così come isole San differenti che non condividono le risorse di storage presenti.

Nell’attuale fase, inoltre, i responsabili dei datacenter hanno bisogno di avere più flessibilità e diminuire i costi per essere allineati con le esigenze di business, le normative in vigore (Basilea 2 o quelle per la conservazione di documenti informatici e l’utilizzo della posta elettronica certificata).

Un volta affrontato il consolidamento, per Missana, la virtualizzazione assumerà un ruolo fondamentale nella semplificazione e ottimizzazione della gestione di un datacenter, anche se il processo non è facilmente affrontabile, dato che esistono specifiche soluzioni di virtualizzazione di diversi vendor. La virtualizzazione può avvenire a livello server, di rete o storage, con il rischio che applicandola a singole componenti di un datacenter si possa aumentare la difficoltà di gestione e i costi. Meglio, allora, un’unica soluzione di virtualizzazione che agisca su tutte le risorse informatiche presenti nel suo datacenter.

«Dal nostro punto di vista – dice Missana – la risposta alle problematiche è l’Intelligent Information Network. Nel datacenter le criticità di business più sentite quali ad esempio il controllo dei costi, il mantenimento dei livelli di servizio, la rapidità di rilascio di nuove applicazioni, la conformità alle normative e la riduzione dei rischi operativi hanno dato slancio ad un’evoluzione che vede la rete diventare una componente sempre più importante e funzionale dell’intera infrastruttura. La rete si posiziona oggi come la piattaforma ideale su cui gettare le basi dei processi di consolidamento, virtualizzazione e automazione che consentono di utilizzare le risorse di storage e di computing al meglio delle loro capacità e prestazioni con riflessi positivi sui costi, sulla ridondanza e l’agilità del business. L’Iin permette già oggi di consolidare dati, voce e video all’interno dell’infrastruttura di networking e di portare diversi protocolli all’interno dello storage networking, come Fc, Ficon, iScsi, FcIp, e così via. Una volta che il network è consolidato e si avrà un’unica infrastruttura in grado di servire tutto l’ambiente datacenter, diventerà sicuramente più semplice introdurre la virtualizzazione e passare poi all’automazione.»

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