
Il convegno annuale che si è svolto nei pressi di Parigi ha messo a confronto le varie esperienze di democrazia elettronica
Sono arrivati dal Brasile, dalla Scozia e anche dall’Estonia per parlare di
e-petition ed e-democray. Per il sesto anno consecutivo si sono ritrovati a
Issy-les-Moulineaux nei pressi di Parigi per vedere quanto le forme
della democrazia possono coniugarsi con l’utilizzo della rete. Non sono
un gruppo di no-global in cerca di ardite e utopiche sperimentazioni, ma
serissimi signori che si occupano di nuove tecnologie e comunicazione e in
qualche caso hanno nella politica il loro mestiere.
Il convegno ha messo a
confronto esperienze diverse che hanno in comune la voglia di coinvolgere di più
i cittadini nella vita pubblica non rinunciando a esperienze non sempre
esportabili come quella adottata dagli scozzesi. A sopresa il Brasile è uno dei
Paesi più avanzati per quato riguarda il voto elettronico. Come racconta
l’inviato di Libération, con un corpo elettorale di 125 milioni di persone il
Paesi del presidente Lula ha optato per un voto elettronico al 100%. Ma
in questo caso Internet non c’entra. Il sistema infatti non è collegato
alla rete e a votare si va nei normali luoghi dove si è sempre compilata la
scheda elettorale cartacea. Ogni elettore introduce nella macchina il numero
della sua scheda e poi può indicare il suo voto che consiste in un numero a sei
cifre associato al candidato. Il numero è ovviamente presente su tutti i
manifesti elettorali e viene continuamente ricordato negli spot televisivi e
radiofonici.
Grazie a questo sistema, che sembra apprezzato dai cittadini, il Brasile ha
ridotto da trecento a duecento i milioni necessari per organizzare la
competizione elettorale eliminando anche le code ai seggi. Ogni macchina costa
quattrocento dollari e in tutto il Paese ne sono presenti 407 mila. Utilizzato
dal 2002 la soluzione permette di fare votare tutto il Paese in una sola
giornata ottenendo in fretta i risultati che hanno visto scendere i voti
nulli dal 7 al 2%. Il prossimo passo sarebbe quello di passare
all’identificazione elettronica degli elettori e di passare il sistema su
Internet. “E’ la strada naturale“, conferma il presidente della commissione elettorale Carlo Villoso, ma la paura è di compromettere la sicurezza del voto e la sua segretezza.
La Scozia ha scelto una
strada diversa
. Qui non si vota tramite la rete, ma si utilizza Internet per rafforzare il legame fra cittadini e classe politica. Secondo Geroge Reid, presidente del parlamento scozzese, “Le
nuove tecnologie non sono che uno strumento in più al servizio della politica,
ma non cambiano la maniera di fare politica. Semplicemente visto che la
democrazia consiste anche nella spiegazione delle decisioni prese, i
cittadini hanno ora la possibilità di incidere direttamente sul lavoro di
elaborazione delle decisioni ”. Il lavoro di lobby non sarebbe più
quindi un’azione a disposizione di gruppi di società operanti in uno stesso
settore che, avendo a disposizione le risorse, si mobilitano per difendere i
loro interessi. Grazie all’utilizzo delle petizioni on line anche i cittadini,
che spesso di mezzi a disposizione ne hanno meno, potrebbero mobilitarsi per
difendere i loro diritti. L’e-petition utilizzata in Scozia permette a chiunque
di avanzare la sua proposta grazie a un formulario che può essere compilato in
rete. Le petizioni sono esaminate dai servizi parlamentari che danno una
risposta entro una quarantina di giorni.
Introdotto nel 2003 il sistema ha raccolto
fino a oggi
circa seicento petizioni e quasi una ventina hanno dato luogo a disegni di legge. Oltre alla richiesta via Internet i cittadini hanno anche la possibilità di consultare i testi di legge prima che siano definitivamente approvati. Il sistema presenta però qualche svantaggio. Copiato da qualche land tedesco e da alcuni Stati australiani, comporta però un rallentamento dei lavori parlamentari che devono prendere in esame le nuove richieste dei cittadini e può rivelarsi di difficile utilizzo in Paesi dove la conflittualità è più elevata (l’Italia, per esempio) o che comunque hanno dimensioni maggiori. “Noi siamo in cinque milioni – racconta il presidente del parlamento scozzese – e in generale i politici sono molto vicini alla gente, per questo il sistema funziona”.
Altro Paese, altro sistema.
L’Estonia ha scelto una strada più drastica e il prossimo voto legislativo
dovrebbe passare al 100% su Internet. L’ex repubblica sovietica che conta 1,4
milioni di abitanti in questi giorni dovrebbero testare il nuovo sistema con il
10% dei novecentomila elettori che esprimeranno il loro voto tramite il pc di
casa per rinnovare le municipalità. Nei tre giorni che precederanno lo scrutinio
previsto per il 16 ottobre gli elettori avranno la possibilità di votare
direttamente tramite il loro numero di carta d’identità che li abilita a
usufruire di tutti i servizi on line forniti dallo Stato. Dall’utilizzo del voto
elettronico Ulle Madise, responsabile del programma, si aspetta l’aumento della
percentuale dei votanti, che di solito non supera il 60%, e una
razionalizzazione delle attività amministrative. Particolare importante
è che durante i tre giorni del voto l’elettore può in qualsiasi momento cambiare
il suo voto. Il sistema si basa su una doppia chiave criptata, è
costato seicentomila euro e se supera la prova di ottobre sarà poi utilizzato
per le legislative del 2007. La faccenda del voto elettronico divide però i
politici. Il partito della Riforma, di orientamento liberale, punta sui giovani
preferisce il voto tramite computer, mentre i social-democratici hanno un
elettorato più anziano che potrebbe non essere particolarmente contento
dell’innovazione.
Paesi Baschi che hanno deciso di scegliere il mix voto manuale ed
elettronico e ha messo a punto un sistema già sperimentato per le elezioni
universitarie e dei sindacati. Se arriverà l’ok del parlamento sarà utilizzato
anche per le legislative del 2007. La soluzione scelta dai baschi prevede che la
scheda elettorale cartacea sia dotata di un codice a barre che viene passato in
un lettore che registra il voto. Alla fine del voto tutti i dati sono
inviati tramite una linea protetta all’ufficio elettorale che il
compito di tirare le somme. In caso di contestazione è possibile aprire le urne
e contare le schede verificando così che i dati dell’urna corrispondano a quelli
degli apparecchi elettronici.