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Cybersecurity, 6 applicazioni dell’AI negli attacchi hacker

Delle e-mail di phishing sempre più verosimili e convincenti ai tentativi di accesso agli account automatizzati su larga scala: ecco gli usi dell’AI che minacciano la cybersecurity secondo Barracuda

I rischi collegati alla crescente efficacia e diffusione delle minacce informatiche, nonché alla maggiore accuratezza con cui queste vengono congegnate, sono molteplici e spaziano dall’ingente impatto economico che possono avere sulle aziende (in media, 5,34 milioni di dollari all’anno stando ai risultati dell’ultima ricerca commissionata da Barracuda) a eventuali interruzioni prolungate delle operazioni e gravi danni reputazionali.

Ma non è tutto: un’altra fonte di preoccupazione risiede nelle potenziali applicazioni malevole dell’intelligenza artificiale, che può permettere agli attacchi di apprendere dalle difese in cui si imbattono e adattarsi di conseguenza, aumentandone così la pericolosità. Timori che si aggravano alla luce di un altro dato emerso nella ricerca: solo il 39% delle aziende intervistate, infatti, ritiene che la propria infrastruttura di sicurezza sia adeguatamente preparata a rispondere alle minacce automatizzate e potenziate grazie all’intelligenza artificiale.

Oltre a individuare le eventuali falle o mancanze delle soluzioni di sicurezza adottate e porvi rimedio per aumentare il livello di impenetrabilità delle proprie soluzioni di protezione, diventa quindi fondamentale conoscere i nuovi strumenti e le tattiche di cui gli hacker possono servirsi al giorno d’oggi e nel prossimo futuro. Per questo motivo, di seguito gli esperti di Barracuda hanno analizzato sei applicazioni malevole dell’AI nelle mani degli hacker.

Le 6 minacce per la cybersecurity basate sull’AI

1. Creazione di e-mail fraudolente più convincenti. La principale applicazione dell’AI negli attacchi di phishing, spear phishing e Business Email Compromise (BEC) consiste nell’imitazione di modelli comunicativi per la creazione automatizzata di messaggi ancor più precisi, verosimili e personalizzati. Tale tecnologia, infatti, favorisce un maggior livello di contestualizzazione linguistica, culturale e anche settoriale, rendendo l’individuazione delle e-mail fraudolente ancora più difficile da parte delle misure di sicurezza tradizionali.

2. Generazione di codice malevolo e adattivo. L’avvento di strumenti malevoli basati su AI come WormGPT e EvilGPT ha permesso ai criminali di automatizzare la ricerca delle vulnerabilità delle vittime, con un conseguente aumento potenziale degli attacchi zero-day. L’intelligenza artificiale, inoltre, potrebbe consentire di creare malware adattivi – costituiti da codice malevolo in grado di modificare il proprio comportamento per eludere il rilevamento -, o payload dinamici con virus polimorfi, oltre a facilitare l’offuscamento dei contenuti per aggirare gli strumenti di analisi statica.

3. Costruzione di botnet più grandi per attacchi DDoS. Le maggiori capacità di coordinamento e automazione delle reti di bot supportate dall’AI potrebbero amplificare il potenziale di massicci attacchi DDoS. Tali botnet possono evitare sistematicamente gli strumenti CAPTCHA e i meccanismi di proof of work, oltre a evolversi per evitare gli algoritmi tradizionali che si basano su serie storiche di dati per identificare i bot.

4. Produzione di deepfake. I deepfake, ovvero video e audio falsi generati grazie all’intelligenza artificiale a partire da contenuti reali, si stanno imponendo sempre più come potenti strumenti di impersonificazione. Chiunque abbia accesso a filmati e registrazioni audio, infatti, può utilizzare strumenti basati su AI per creare imitazioni estremamente realistiche e inserirle nei messaggi di phishing per ingannare i destinatari. Ad esempio, le falsificazioni vocali potrebbero simulare personaggi famosi e influenti per diffondere truffe o innescare campagne di disinformazione.

5. Furto di credenziali e tentativi di accesso automatizzati su larga scala. Molti attacchi informatici partono dal furto delle credenziali che consentono agli aggressori di accedere a un account e/o a una rete. Gli strumenti di intelligenza artificiale possono aiutare a raggiungere questo obiettivo in diversi modi: ad esempio, creando pagine di login false che assomigliano a siti web legittimi per raggirare gli utenti, oppure incrementando la quantità dei tentativi di credential stuffing, che testano a ritmi elevatissimi grandi volumi di combinazioni di password e nomi utente ottenute tramite la violazione dei dati per ottenere l’accesso agli account personali.

6. Manipolazione dei modelli di addestramento AI. I modelli di intelligenza artificiale utilizzati per le applicazioni prevedono l’utilizzo di un’ampia serie di dati per l’addestramento o l’aggiornamento dei modelli. Se la sicurezza dei dati viene violata e gli hacker riescono a manipolarli e inquinarli, i sistemi basati su tali input grazie all’AI rischiano di fornire risultati imprevedibili e pericolosi, soprattutto per le organizzazioni che si affidano all’intelligenza artificiale per supportare i processi automatizzati (ad esempio riguardanti elementi IoT interconnessi quali segnali stradali e meccanismi di controllo dei flussi).

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