Cuzari: non c’è casa comune per l’Ict italiana

Presentando la prossima edizione di Ict Trade l’amministratore delegato di Sirmi delinea un quadro impietoso dello stato di salute del comparto nazionale. Ma una (o forse più) via d’uscita c’è.

È amaro il tono di Maurizio Cuzari mentre presenta la struttura della prossima edizione di Ict Trade, per la prima volta a Milano, dopo che la tradizione e la consuetudine ne avevano fatto l’evento ferrarese per la comunità delle terze parti italiane.
Del resto è una scelta quasi obbligata, quella di trasferire l’evento a Milano, il 21 e il 22 maggio prossimi, dettata da un momento difficile.

”Il sistema It in Italia sta collassando –
dichiara senza mezzi termini l’analista – ed è difficile pensare di organizzare un evento secondo le modalità tradizionali quando i vendor non hanno fondi per aderire alle manifestazioni (e se li hanno preferiscono destinarli a manifestazioni proprie, dedicate solo ai loro partner), e quando i partner vivono una crisi drammatica, perché, venendo da un mondo in cui l’hardware ha ancora peso fondamentale sul loro business, si vedono franare il terreno sotto i piedi. Nessuno di loro ha tempo da dedicare a due giorni di socializzazione a Ferrara”.

In realtà, al di là degli aspetti strettamente legati alla manifestazione, è l’intero scenario che per Cuzari riveste preoccupazione.
”I grandi service provider hanno lasciato l’Italia”, sottolinea, arrivando poi a dichiarare che lo stesso senso di abbandono del Paese si avverte anche presso gli hardware vendor, che mantengono sì la loro presenza in Italia, ma di fatto ritirando le deleghe dei country manager abbassano la possibilità di operare scelte locali, rafforzando piuttosto processi basati solo sulla execution”.

È come se il modello Apple, che non ha mai dato deleghe al suo management locale, si stesse ora allargando anche ad altri player.
”In generale – ed è questa la critica più amara non sembra che si stia lavorando perché il sistema Italia riparta davvero, ma si prende ciò che c’è, puntando su manutenzioni e aggiornamenti”.

In uno scenario così negativo, viene meno anche il rapporto che tradizionalmente dovrebbe legare vendor e partner.
Al vendor interessano i partner che li aiutano a portare a casa il risultato immediato, è la sintesi estrema.
Più morbidamente: ”Viene a mancare un rapporto strutturato tra vendor e partner, che preveda che facendo crescere il valore dei partner cresca anche il valore dei vendor, con un impoverimento complessivo dell’ecosistema”.
È la logica del sistema quella che viene a mancare. Del resto, prosegue nella sua analisi impietosa l’amministratore delegato di Sirmi, la stessa conflittualità esistente all’interno del sistema rappresentativo dell’Ict, ovvero tra Confindustria Digitale, Assinform, Assintel, Comufficio, rende palese il fatto che non c’è una casa comune di riferimento. Se a questo si aggiungono la mancanza di fondi, di tempo e di volontà appare chiaro che il nostro sta diventando un mondo indistinto, nel quale ciascun attore si limita a cercare di raccogliere ciò che un sistema impoverito mette a disposizione”.

I numeri non incoraggiano l’ottimismo.
Secondo Sirmi nel 2013 il mercato della digital technology è destinato a un ulteriore calo, che potrebbe interessare maggiormente il mondo business.
Calerà l’hardware, ma caleranno anche le Tlc e non solo per effetto della normativa: ”Viene meno la spesa telefonica del mondo business: se parliamo di 2 milioni di cassaintegrati e della chiusura di 200.000 aziende è chiaro che parliamo anche di una spesa che viene meno”.
È un intero modello che si mette in discussione.

Un modello che vede crescere il cloud, che vale sì il 3,6 per cento della spesa It ma vale soprattutto il 15 per cento del mercato dei servizi di gestione, e vede i pc soppiantati da tablet non senza conseguenze.
Il pc classico porta con sé un indotto di servizi e manutenzione che il tablet non ha, sia perché assorbiti dagli Over The Top, sia perché vengono a mancare servizi di software distribution, sostituiti da App e Marketplace. Il sistema sta cannibalizzando la marginalità residua”.

È chiaro che non c’è easy way out, però le vie d’uscita ci sono.
”Non c’è una sola strada percorribile – chiosa Cuzari, convinto che capacità imprenditoriale e intuito possano far emergere eccellenze diverse da quelle che normalmente ci si immagina, purché vi siano valori intrinseci.
E sono questi i valori da riscoprire, magari dopo un anno di catarsi, come quello che si prefigura per Ict Trade.

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