Cuzari: dal Nuovo mercato non solo disastri

L’amministratore delegato di Sirmi dice la sua sulle vicende del listino e il rapporto con il mondo della distribuzione

L’articolo sulla chiusura del Nuovo mercato ha suscitato una serie di
reazioni. Fra le quali c’è anche quella di Maurizio Cuzari,
l’analista principe del canale informatico che sul listino dedicato alle imprese
con forti potenzialità ha le sue idee. Ben
precise
.
“Che il sistema distributivo
abbia patito è vero, ma non più del sistema complessivo dell’Ict. Il settore è
stato investito da una pesante crisi con un decremento della marginalità e di
questo la distribuzione ha risentito più di altri. Da qui a dire che è stato
giusto quotare tutte le aziende che sono andate in Borsa, no. Ma non è stato un
disastro. I tempi di assestamento, però, sono stati più lunghi del previsto e
alcune aziende non ce l’hanno fatta”

.

Eppure non stiamo parlando di start up, ma di società che avevano già una loro storia alle spalle. Questo avrebbe dovuto renderle più solide.
“La qualità del
management ha sicuramente inciso, ma il sistema finanziario non ha saputo
reagire adeguatamente e delle colpe hanno anche gli advisor che hanno cercato il
guadagno di breve periodo. In sostanza non c’è stata lungimiranza nel sostegno
delle imprese quando il mercato è crollato. Ha ragione Elserino Piol quando dice
che è stata la finanza a uccidere il Nuovo mercato. Il sistema finanziario ha
buttato via l’acqua con il bambino sporco. C’è da dire, però, che nessuno si è
arricchito indebitamente. Chi oggi è uscito dal listino non vive certo alle
Bahamas”

.

Ci sono altri motivi che spiegano il fallimento di alcune aziende?
”Le aziende hanno scelto di andare in Borsa
per velocizzare le loro idee di business. Però a un certo punto il mercato è
crollato e sono caduti quelli che avevano già investito, mentre chi è arrivato
dopo ha avuto il tempo di investire in modo diverso”

.

E chi ce la fatta?
“E’ stato bravo perché era un fast mover,
perché aveva piani industriali compatibili con un sistema che cresceva meno, ha
imparato la lezione dagli errori degli altri e si avvantaggiato di spazi di
mercato che si aprivano con la chiusura di alcune aziende”

.

Ma alla fine il Nuovo
mercato è servito ad aumentare la conoscenza del settore distributivo?

“Sì, anche se circa un anno e mezzo fa Sirmi ha deciso di non
aderire più alla partnership con il Nuovo mercato. Non certo per risparmiare
qualche soldo, ma per non avallare con la nostra presenza una situazione nella
quale il Nuovo mercato dava spazio ad advisor non competenti”

.


E’ stato utile per le aziende?
“Sicuramente. Ha
rappresentato un vantaggio in termini di immagine, le ha costrette a
normalizzare la comunicazione e le procedure interne”

.

Oggi vale ancora la pena scegliere la strada della quotazione?
“Sì,
sapendo che la Borsa è solo uno strumento e se l’obbiettivo è di raccogliere
fondi per velocizzare il proprio piano industriale. In caso contrario meglio
lasciar perdere”
.

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