Nuovo mercato addio

Chiude i battenti il listino che ha comunque contribuito a fare conoscere, crescere, ma anche sparire le aziende della distribuzione

Nuovo Mercato addio. A due anni di distanza dalla scomparsa del Neuer Markt
tedesco, Borsa italiana decide lo stop per il listino dedicato alle società
innovative con forti potenzialità di sviluppo. Doveva essere il Nasdaq
italiano
e invece chiude per permettere alle poche società in salute e
con buoni risultati di avere maggiore evidenza. Il listino si chiamerà Mtax,
avrà vita parallela rispetto al mercato principale di piazza Affari e prevede
una divisione delle società a seconda delle loro caratteristiche. I 26 titoli
del Techstar faranno parte del segmento Star, mentre le altre società a seconda
della capitalizzazione saranno divise fra Blue chip e Standard.


Il mondo dell’Ict, e in particolare la distribuzione, ha contribuito in modo
importante alla nascita del Nuovo mercato ma anche alla sua fine.
Opengate, Tecnodiffusione, Esprinet, Algol, Tc Sistema, Itway, Cdc, oltre a
Digital Bros e Cto
nel mondo dei
videogiochi sono le società quotate e che lasciano un bilancio fatto però più di
ombre che di luci. Dove le ombre, come è ovvio, arrivano da chi oggi non è più
presente nel listino o è sospeso e le luci da chi come Esprinet, Itway,
Cdc e Digital Bros sta mostrando che la distribuzione

è un settore nel quale è possibile investire con profitto.
Era il 17 giugno
1999 quando Opengate inaugurò il Nuovo mercato come unico titolo di quel
listino. In pochi capiscono quale sia la vera attività di Opengate. E’ il
momento in cui basta parlare di Internet e i titoli in borsa volano. Un analista
scrive in un report che Olidata è un’azienda specializzata nel software,
l’importante quotidiano finanziario presenta Opengate con frasi prese in toto
dal comunicato stampa della società. E da parte loro le aziende scontano ancora
una certa ingenuità.


Di fronte alle richieste di chi vuole sapere se c’è qualcosa di strano dietro
i movimenti di un titolo il manager risponde: “Abbiamo fatto un’acquisizione ma ci siamo dimenticati di comunicarla”. Qualche guru
parla di età dell’oro che durerà mille anni e l’idea che circola con forza è che
queste aziende bisogna valutarle non dal punto di vista dei conti (roba vecchia
ormai), ma dalle potenzialità di crescita. Sempre eccezionali. Dopo pochi mesi
il distributore di Malnate rispetto al valore del collocamento sale
dell’844%
e Tecnodiffusione, che arriva in Borsa qualche mese più
tardi, mette a segno una crescita del 504%. Numeri da brivido che forse fanno
girare la testa anche a qualche manager e che contribuiscono a mascherare i
problemi di aziende che di lì a qualche tempo devono alzare bandiera bianca.
Dopo un vorticoso giro di acquisizioni, non tutte felici, crolla Opengate poi è
la volta di Tecnodiffusione, Tc Sistema e di Cto che non sopravvive alla
rottura del contratto da parte di Electronic
Arts. Il contributo all’immagine del mondo
hi tech è devastante. Ma qualcuno resiste. Esprinet da sola
si assume il compito di
dimostrare che investire in aziende Ict non è sempre un investimento ad alto rischio
e mette il turbo. Da 18 euro arriva ben oltre i cinquanta.


Cdc e It Way, nonostante non siano mai
riusciti a risalire oltre il prezzo di collocamento, si riprendono e
anche Digital Bros risale la china. Alla fine però anche Algol, che per prima
aveva esordito in Borsa all’Easdaq di Bruxelles quando il Nuovo mercato non
esisteva ancora, si deve arrendere. Il titolo è attualmente sospeso e ci sono
poche speranze possa riprendersi. Molti risparmiatori non hanno
conservato una buona opinione
dell’Ict italiana, o almeno della distribuzione.

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