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Criptovalute e fintech, l’Unione europea si muove

L’Unione europea tiene d’occhio le criptovalute ma per il momento ha rinviato il varo di nuove regole.

La decisione definitiva dovrebbe infatti arrivare entro fine anno, inizio 2019 dopo una serie di scambi di vedute a livello internazionale compreso il G-20 finanziario di Buenos Aires.

La decisione è stata presa dopo un incontro a porte chiuse con i principali protagonisti di un mercato ancora limitato. Le contrattazioni in euro di criptovalute rappresentano infatti il 4-5% del mercato mondiale.

Però secondo la Ue le monete virtuali espongono risparmiatori e investitori a “rischi significativi”. Per questo la Commissione Ue vuole da una parte verificare se la legislazione europea e le legislazioni nazionali possano permettere un controllo efficace delle criptovalute e poi, visto che il problema è mondiale, verificare cosa ne pensano gli altri paesi al G-20 di luglio.

Un piano d’azione per le fintech

Intanto la Commissione europea ha annunciato che in marzo intende presentare un piano d’azione nel campo fintech. Secondo le indiscrezioni i partecipanti alla tavola rotonda si sono trovati d’accordo per notare che la forte volatilità delle criptovalute è un fattore di rischio.

Vi sono inoltre evidenti problemi operativi nella gestione di questi mercati, che in passato sono stati oggetto di attacchi informatici. Per quanto riguarda l’eventuale necessità di regolamentare il settore in modo più specifico, i partecipanti si sono dimostrati divisi.

Negli altri Paesi l’atteggiamento nei confronti di Bitcoin è abbastanza differente. Negli Usa l’agenzia delle entrate ha creato una commissione di vigilanza per evitare che venga utilizzata per scopi illeciti. Anche gli Usa però aspettano il G-20 per capire bene come muoversi.

L’obiettivo è evitare che diventi l’equivalente di un conto bancario in Svizzera. Il Canada è stato invece il primo Paese ad approvare una legge sulle monete digitali già nel 2014. Nel 2017 è stata poi confermata l’applicabilità delle leggi canadesi alle criptovalute ed è stata fornita agli operatori di mercato una linea guida dei requisiti.

La Corea del Sud ha introdotto nel gennaio di quest’anno fino al 24,2% di imposte sugli scambi di valuta digitale. I possessori di queste monete non potranno più effettuare depositi in anonimato  e i nomi dei conti bancari dovranno coincidere con il nome dell’account usato per l’acquisto di criptovalute.

La Cina ha vietato le piattaforme con sede nel paese e vitato gli scambi interni anche se è ancora possibile accedere a piattaforme straniere. In Europa la Svizzera ha pubblicato delle linee guida sulle Initial coin offering definite come “un’opportunità”, Uk ha avviato un’indagine sull’impatto delle criptovalute e Germania e Francia hanno indirizzato una lettera all’Ue per trovare soluzioni.

In Italia le nuove misure sull’antiriciclaggio prevedono l’emanazione di un decreto per la creazione di un registro delle valute virtuali. I prestatori di servizio delle valute virtuali dovranno assolvere gli obblighi antiriciclaggio e gli operatori commerciali che accettano valute virtuali (qualche centinaio in tutta Italia) dovranno assolvere a obblighi di comunicazione al ministero dell’Economia. Il decreto è in fase di consultazione pubblica.

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