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Coronavirus, allo studio la app per tracciare i contatti

Un team di esperti di ricerca medica e bioetica all’Università di Oxford sta collaborando con diversi governi europei per esplorare la fattibilità di una app mobile dedicata al coronavirus, per agevolare il tracciamento istantaneo e le comunicazioni immediate ai possibili contagiati.

Gli esperti di malattie infettive ritengono che rapido un rapido sviluppo e diffusione di questo tipo di app potrebbe contribuire in modo significativo a contenere la diffusione del coronavirus. 

Il team dell’Università di Oxford ha fornito ai governi europei, tra cui il Regno Unito, prove a sostegno della fattibilità di sviluppare un’app mobile di tracciamento istantaneo dei contatti.

Inoltre, il team suggerisce che l’applicazione mobile deve far parte di una strategia di controllo del coronavirus integrata, che identifichi le persone infette e i loro recenti contatti da persona a persona utilizzando la tecnologia digitale.

Il professor Christophe Fraser del Big Data Institute dell’Università di Oxford, Nuffield Department of Medicine, sottolinea come il Covid-19 diverso sia diverso dalle epidemie precedenti e richieda più strategie di contenimento.

L’analisi condotta dal team suggerisce che quasi la metà delle trasmissioni di coronavirus si verificano nella fase molto precoce dell’infezione, prima che compaiano i sintomi.

Quindi è evidente il bisogno di un’app mobile veloce ed efficace, per avvisare le persone che sono state esposte.

Il modello matematico sviluppato indica senza dubbio che i  tradizionali metodi di tracciamento dei contatti usati dalla sanità pubblica sono troppo lenti per tenere il passo con il coronavirus.

Nella fase attuale dell’epidemia la tracciatura dei contatti non può più essere eseguita in modo efficace dai funzionari della sanità pubblica nel Regno Unito e in molti paesi in tutta Europa, in quanto il coronavirus si sta diffondendo troppo rapidamente.

L’esame dei primi dati provenienti da altri paesi mostra che le storie dei pazienti sono incomplete: non si conoscono (ad esempio) le identità delle persone sedute a fianco di un contagiato su un mezzo pubblico.

Ecco quindi nascere l’esigenza di una soluzione digitale istantanea e anonima per confermare la storia di contatto da persona a persona.

Il tema etico è parte della riflessione in corso. Il professor Michael Parker, direttore del Wellcome Centre for Ethics & Humanities and Ethox Centre, presso il Nuffield Department of Population Health di Oxford, ha infatti ricordato come l’uso di qualsiasi applicazione mobile dedicata al coronavirus richieda una particolare attenzione a vari aspetti:  garantire parità di accesso e trattamento; affrontare i problemi della privacy e di utilizzo dei dati; l’adozione di un algoritmo trasparente e verificabile; considerare strategie di implementazione digitale a sostegno di gruppi specifici, come gli operatori sanitari, gli anziani e i giovani e ovviamente procedendo sulla base del consenso individuale.

Il team dell’Università di Oxford suggerisce che l’app mobile dovrebbe essere combinata con misure di rarefazione sociale per ridurre i contatti stretti. Infatti, c’è la necessità di porre in essere una varietà di misure per rallentare la diffusione dell’infezione prima che i vaccini e i trattamenti antivirali diventino disponibili.

Il professor Fraser conclude: «Le strategie attuali non funzionano abbastanza velocemente da intercettare la trasmissione del coronavirus. Per affrontare efficacemente questa pandemia dobbiamo sfruttare la tecnologia del XXI secolo.»

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