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Con gli NFT l’arte digitale trova legittimo proprietario e prezzo giusto

Raramente nel passato dell’informatica si è parlato di un argomento in modo tanto trasversale quanto sta succedendo negli ultimi tempi con gli NFT. Dagli ambienti più tecnici alle riviste meno impegnate, a seconda dei punti di vista e del potenziale interesse sono tanti i risvolti e le ragioni per le quali occuparsi dei Non Fungibile Taken.

Da qui ad avere le idee ben chiare su cosa si tratti a e a chi possano servire, rimane una certa distanza. Senza entrare per ora nei dettagli tecnici, è allora utile affrontare l’argomento per gradi, a partire dalle opzioni di base, utili a inquadrare un argomento con tutte le carte in regola per diventare attuale e restarlo a lungo. Anche perché, strettamente collegato ad altri concetti molto discussi e non sempre chiari, a partire dalla blockchain e per certi versi ai bitcoin, anche se in questo caso utile solo come termine di paragone.

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Proprietà digitale sotto controllo

Se caratteristica intrinseca dei bitcoin è infatti poter essere scambiati liberamente su un mercato digitale, nei Gettoni tutto ruota intorno al principio di proprietà e controllo.

Partendo dalle basi, la traduzione di NFT nell’italiano Gettone non fungibile, non aiuta di certo. In particolare il concetto di fungibile, in realtà più vicino al significato di riproducibile rispetto al corrispondente letterale. Un primo importante aiuto per capire il principio.

Semplificando all’estremo, gli NFT possono essere considerati una sorta di diritto d’autore digitale. Una certificazione sulla proprietà di un’opera, naturalmente altrettanto digitale. Dove in precedenza si poteva scambiare ogni sorta di contenuto prodotto di questa natura senza poter vantare diritti o verificare l’autenticità con sufficiente certezza, oggi si vuole appunto rimediare a questo problema.

In pratica, qualsiasi oggetto prodotto della tecnologia, come foto, video, audio o anche testi, dal tweet a un articolo, grazie agli NFT può essere ricondotto a un autore o a un proprietario certo e dimostrabile. Inoltre, garanzia di unicità del prodotto o del suo numero limitato e controllato.

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La blockchain nel ruolo di garante degli NFT

Chiarito questo primo punto però, è necessario approfondirne un secondo. Per reggersi, il discorso fatto finora ha bisogno di una blockchain. Concetto meno recente, quindi già un po’ più familiare, resta spesso circondato comunque da dubbi.

In sintesi, una blockchain è un sistema concepito per garantire affidabilità di persone e oggetti che ne fanno parte. Si può paragonare alla versione virtuale di un registro dove le operazioni sulle informazioni vengono memorizzate in modo definitivo grazie a una cifratura condivisa da chi la usa, ma non accessibile. Cioè, il contenuto non può essere modificato o cancellato. Gli stessi elementi devono rispondere a requisiti di affidabilità. In pratica, a oggi esiste una ragionevole certezza sulla veridicità di quanto certificato da una blockchain.

A questo punto dovrebbe essere più facile capire la rapida crescita di interesse del mondo dell’arte per gli NFT. Se in precedenza qualsiasi opera digitale diffusa in Rete rischiava di essere replicata a oltranza e rivenduta senza alcuna garanzia, ora tutto questo fa parte del passato.

Non si parla più quindi solo di scongiurare potenziali liti su aspetti strettamente tecnici come un software, un’immagine elaborata con Photoshop, una fotografia, un audio sintetizzato o simili. Ora si può anche lasciare libero sfogo a una nuova espressione artistica, con tutte le dovute garanzie del caso.

Diritti digitali per opere digitali

A differenza dell’acquisto di un quadro o una statua però, in questo caso rimane tutto nel mondo digitale. Acquistare dal legittimo proprietario un NFT non significa necessariamente averla tutta per sé, è semmai garanzia di poter rivendicare diritti. Operazione fattibile grazie ai relativi protocolli informatici, o smart contract.

Analogamente a quanto avviene a volte con riproduzioni controllate dall’artista, è possibile associare più NFT alla stessa opera, sempre sotto il pieno controllo dell’autore o del legittimo proprietario.

Dal punto di vista più tecnico, il file digitale viene cifrato attraverso una procedura di hashing. In pratica, una tabella di cifratura in grado di convertire i dati originali in altri, secondo una combinazione nota al richiedente. Il risultato, completo di data e ora dell’operazione, è inserito in una blockchain, conservando traccia di tutti gli eventuali passaggi. Questo, garantisce anche la possibilità di risalire all’effettivo titolare dei diritti.

A questo punto, le idee dovrebbero iniziare a essere più chiare, e comprendere anche il rapido successo nel mondo dell’arte digitale, con garanzie allo stesso livello delle opere reali conservate in musei o da privati, i cui valore e autenticità cono certificati da tutta la documentazione del caso

 

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