Comunque l’informatica nelle case c’è

Sulla base delle ultime rilevazioni

Cresce in Italia l’utilizzo di nuove piattaforme tecnologiche. A dirlo sono
i dati contenuti nel Rapporto Federcomin-Anie 2003 sull’Italia dell’e-family,
realizzato in collaborazione con Niche Consulting, all’interno del quale è
stato analizzato anche il fenomeno del digital divide per età, grado
di scolarità e stili abitativi degli italiani. E, se a livello generale,
i risultati del Rapporto confermano che una parte importante della nostra società
“vive” quotidianamente l’innovazione tecnologica, dall’altra
è pur vero che non tutti gli italiani sono portati per l’It. A
utilizzare di più le nuove piattaforme tecnologiche sono soprattutto
i giovani dai 15 ai 34 anni, mentre oltre i 45 anni l’utilizzo del personal
computer scende drasticamente. Nella stessa misura, secondo il rapporto, sotto
i 15 anni e sopra i 45 l’utilizzo di Internet è estremamente limitato.
Il 40% degli utilizzatori di pc da casa, inoltre, non accedono alla Rete dalla
propria abitazione, soprattutto se si tratta di giovani sotto i 18 anni o di
adulti sopra i 54 anni di età.
Stando a quanto appurato già da studi precedenti, il livello di utilizzo
della piattaforma informatica sarebbe fortemente correlato al titolo di studio,
tanto che la probabilità che un diplomato utilizzi il Web è cinque
volte superiore alla probabilità che ne faccia uso una persona con il
titolo di licenza elementare. Proporzione che sale a quota dodici volte, se
il confronto è fatto fra quest’ultimi e un laureato. Ciò
nonostante, nemmeno per coloro che hanno un elevato grado di scolarizzazione,
l’uso di Internet da casa risulta elevato. A essere negativamente messo
in evidenza dal Rapporto Federcomin-Anie sarebbe anche la scarsità delle
strutture di alfabetizzazione informatica in Italia. Un elemento che, da solo,
giustificherebbe il fatto che metà degli utilizzatori di pc e due terzi
degli utilizzatori di Internet di casa nostra imparano a utilizzare la piattaforma
informatica da soli o con il supporto di amici, colleghi e parenti. In più,
non essendo stata rilevata alcuna sostanziale differenza tra giovani e meno
giovani nell’apprendimento all’uso delle nuove tecnologie, il ruolo
della scuola risulterebbe del tutto marginale. A livello di tipologia famigliare,
l’utilizzo di queste piattaforme è maggiore nelle famiglie in cui
entrambi i genitori svolgono attività lavorativa (sono il 28,1% delle
famiglie italiane) e le famiglie con uno o più figli che frequentano
una scuola (vale a dire il 32,9% delle famiglie). Al contrario, le tipologie
di famiglie con un consumo bassissimo di tecnologia sono i nuclei composti da
single anziani (l’11,8% delle famiglie) e le famiglie in cui nessun componente
svolge attività lavorativa (il 25,7% delle famiglie). Parlando, infine,
del cosiddetto divide negli stili abitativi, ci sarebbero un paio di considerazioni
da fare. In Italia, dagli anni 70 a oggi, la quota di famiglie che abitano in
casa di proprietà è salita dal 60 all’80 per cento. In particolare,
le famiglie che vivono in appartamenti condominiali sono il 53%, concentrati
soprattutto nelle città, mentre le famiglie che vivono in abitazioni
mono e bi-famigliari sono il 47%, prevalentemente dislocate nei comuni fino
a 30mila abitanti. Stando ai dati rilevati, proprio nei comuni minori, la proprietà
dell’abitazione è quasi la regola, ma anche in quelli maggiori
i due terzi delle abitazioni sono di proprietà di chi vi abita. Negli
ultimi 30 anni è, poi, cresciuto notevolmente il numero di famiglie che
abitano in appartamenti condominiali di loro proprietà. E se da una parte
il fatto che, mediamente, in Italia una famiglia abita nella stessa casa per
29 anni, ha un effetto positivo perché la famiglia è interessata
a investire in servizi Ict in area home nella propria abitazione, dall’altra
ha un effetto negativo perché ogni abitazione tende a diventare un caso
a se, con un elevato frazionamento all’interno dello stesso mercato home.

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