Compliance, nel Cda ma senza budget

Indagine Bocconi sullo stato dell’applicazione delle norme europee di conformità negli istituti di credito e presso gli operatori finanziari.

La presenza della funzione “compliance” è diventata obbligatoria sia per le banche, in forza di una normativa della Banca d’Italia dello scorso luglio, sia per le società di investimento, dettata da un regolamento congiunto Consob-Banca d’Italia della fine di ottobre 2007.

Nelle banche e società di investimento italiane la funzione compliance è collocata in staff al Consiglio di Amministrazione, o riporta direttamente al Consiglio, e sta assumendo sempre più un ruolo di primo piano per la tutela dell’investitore.
Emerge dalla prima ricerca in Italia, realizzata dalla Divisione Ricerche della Sda Bocconi in collaborazione con Hp e Sia-Ssb, sul tema del “compliance risk” e focalizzata sui servizi di investimento definiti dalla Direttiva MiFid.

Alla ricerca, hanno partecipato 35 intermediari finanziari italiani e stranieri selezionati tra banche, società di gestione del risparmio e società di intermediazione mobiliare.

La ricerca si è articolata su quattro le aree di indagine: il posizionamento della funzione compliance nella struttura organizzativa, i ruoli attribuiti alla funzione, le metodologie di misurazione, trasferimento e mitigazione del compliance risk nell’area dei servizi di investimento e le modalità di interazione tra la funzione nella struttura e all’esterno.

Sul fronte dell’adeguamento alla direttiva MiFid, dai dati rilevati nel corso del 2007, risulta che la compliance alla normativa, che pone al centro la tutela dell’investitore, rientra tra i valori essenziali degli intermediari finanziari e ciò assume connotati, da un lato, di visibilità, dove la funzione trova un raccordo nell’ambito del sistema dei valori aziendali, dall’altro di concretezza, quando sono presenti in azienda meccanismi che la legano al sistema incentivante. Per il momento tale situazione “virtuosa” caratterizza la minoranza delle realtà indagate, solo il 20% dei casi.

Pur essendo correttamente interpretato, in chiave propositiva e di supporto consulenziale alla struttura aziendale, il ruolo della funzione compliance è a volte ancora sottostimato.

La ricerca evidenzia anche il buon contributo che la funzione compliance nella maggioranza dei casi presta al processo di innovazione della propria realtà aziendale. Per il 66% dei partecipanti, infatti, il dialogo tra la funzione con le altre aziendali favorisce il diffondersi della cultura della conformità e genera anche opportunità di innovazione.

L’autonomia gestionale della funzione sembra però ancora limitata: in genere non dispone di un budget indipendente per la pianificazione e della gestione dei propri interventi: solo 11 realtà su 35 dichiarano un budget autonomo.

E anche gli strumenti di mitigazione del rischio di compliance sono scarsamente diffusi: l’80% degli intermediari finanziari non li usa.

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