Un recente dibattito sul tema ha evidenziato che la tecnologia ormai non rappresenta più un problema. Piuttosto, il fronte si sposta sui contenuti e su come la formazione rappresenti un momento di innovazione all’interno del più ampio processo della conoscenza aziendale.
Nel 96 il rapporto tra formazione tradizionale e formazione a distanza era di 8 a 2 mentre nel 2002 era diventato di 6 a 4 (Fonte: Consorzio Nettuno).
"Al grido di "Internet cambia ogni cosa" molte organizzazioni hanno abbracciato le nuove tecnologie di rete nella speranza di accrescere lefficienza e lefficacia della formazione – commenta Brook Manville, il Chief learning officer di Saba Software -. Le aziende che si sono precipitate a trasferire tutto sul Web, però, hanno scoperto in breve tempo che aumentare lefficienza e lefficacia nellapprendimento è un affare molto più complicato. Garantire lefficienza, infatti, non significa solo risparmiare i costi del viaggio e della formazione, ma impone anche di considerare i risvolti economici della produzione di contenuti per Internet". I flop delle-learning sono ormai noti, ma oggi siamo in una fase di mercato molto più matura. Secondo unanalisi prospettica relativa agli anelli che compongono la catena del valore delle-learning, sono proprio i contenuti a rappresentare lelemento trainante, facendo registrare i valori più alti di crescita. "I contenuti scenderanno di qualche punto percentuale sul totale – precisa Roberto Liscia, presidente Anee (Commissione dei servizi e dei contenuti multimediali di Assinform) -, ma faranno registrare un aumento del 127,3% del valore globale, passando da 45,1 milioni di euro nel 2003 a oltre 102 milioni nel 2004".
Ha ragione Raul Nacamulli, professore ordinario di Organizzazione aziendale presso lUniversità di Milano Bicocca, quando sostiene che sarebbe ora di smetterla di parlare di e-learning dal momento che laspetto tecnologico del percorso formativo ormai dovrebbe essere un dato acquisito.
Proprio quando la tecnologia diventa unutility, costantemente disponibile e personalizzabile in base alle esigenze di volta in volta avvertite dagli utenti, la differenza la fanno le persone. Se nella ricerca la tecnologia viene considerata come un fattore abilitante per la realizzazione di un buon sistema di e-learning, infatti, altrettanto importante è la componente relativa ai contenuti, che sono il risultato dellequazione tra le competenze pedagogiche e le competenze organizzative.
La considerazione delle-learning non solo come un più o meno complesso modo di fare formazione, ma, come importante momento di innovazione allinterno del più ampio processo che delinea dei modelli di Knowledge management, presuppone diverse e complementari categorie tecnologiche: quelle per la scoperta e la cattura della conoscenza in aree specifiche che consentono di identificare relazioni e di gestire grandi basi di dati quali, per esempio, il data mining; le tecnologie per la collaborazione, che favoriscono le comunicazioni e il lavoro di gruppo sincrono e asincrono; le tecnologie per il trasferimento della conoscenza, che assieme a quelle per la mappatura delle competenze (gestione dei profili professionali, dei curricula e dei piani di sviluppo delle persone), per la gestione delle esperienze e per la riutilizzazione dei casi di successo, consentono di valorizzare al meglio know-how e skill distintivi di unorganizzazione.
"La visione corretta di questo approccio – avverte Angelo Failla, direttore della Fondazione Ibm – non deve mai avere come punto di riferimento linsieme delle tecnologie quanto, piuttosto, la qualità delle persone e il ridisegno dei processi. Lefficacia del Knowledge management, infatti, ha il suo punto di forza nella creazione di un ambiente di lavoro che considera la condivisione della conoscenza come parte integrante dellorganizzazione del lavoro stesso e promuove e premia il prendersi cura individuale delle proprie competenze. In questottica, le-learning rappresenta lo strumento essenziale, in grado dintegrare quanto appena descritto".
È a questo proposito che si parla di e-Hr come il prossimo livello di sviluppo dei sistemi di e-learning, indicando con questo la possibilità offerta dalle tecnologie di integrare in ununica infrastruttura linsieme dei processi di gestione e sviluppo delle risorse umane allinterno delle organizzazioni. Per questo motivo il settore delle-learning si è rivelato la best pratice nellIct a livello mondiale, crescendo del 108% tra il 2001 e il 2002, in un periodo in cui quasi tutti gli altri comparti segnavano invece una flessione. In Italia, la percentuale della spesa destinata alle-learning passerà, sul totale della formazione, dal 3,8% del 2002 al 17% del 2004 (Fonte Anee/Assinform).
Uno sviluppo su basi reali
Le-learning è ormai un fenomeno diffuso e rappresenta unimportante innovazione nei processi di apprendimento e dei modelli organizzativi che sono stati finora adottati sia dalle imprese che dalle istituzioni formative. "Proprio come nel caso del telelavoro – conclude Failla -, i sistemi di e-learning risultano tanto più efficaci quanto più sono in grado di integrare modalità diverse di diffondere e condividere conoscenza. Il complex learning, come modalità più avanzata di e-learning, si sviluppa proprio su questi presupposti, superando liniziale fase di avvio dei sistemi di formazione basati sul computer che proponeva in modo più o meno radicale la sostituzione di modelli giudicati non più economici con altri basati solo sulla tecnologia".
In sintesi, il mercato italiano delle-learning, conclusa la fase di nascita e di avvio iniziata intorno al 2000, si appresta ad affrontare un florido periodo di maturità. Una sua particolarità è sicuramente quella di essere nato in un periodo in cui era in fase conclusiva la bolla speculativa legata al mondo Internet e forse proprio per questo motivo non ha risentito delle contraddizioni della new economy, fondando il suo sviluppo su solide basi e su modelli di business realistici, in grado quindi di generare redditività.