Come vendere It alle scuole. Consip permettendo

Ai rivenditori che, dato un occhio alla Finanziaria 2003, si fossero scoraggiati lasciando perdere gli istituti scolastici o le università come possibile fonte di business, diamo subito una buona notizia. La Consip, società per azioni al …


Ai rivenditori che, dato un occhio alla Finanziaria 2003, si fossero
scoraggiati lasciando perdere gli istituti scolastici o le università
come possibile fonte di business, diamo subito una buona notizia. La Consip,
società per azioni al servizio degli enti statali per fornire consulenza,
assistenza e soluzioni informatiche, non è l’unico canale accreditato
per l’acquisto di beni e servizi da parte della Pa. Molto si è detto
e scritto a proposito, e a quanto pare, da qui alla fine dell’anno, verranno
elaborati ancora emendamenti allo statuto che regola gli acquisti della Pubblica
amministrazione. Il problema, semmai, è che per quanto riguarda le scuole
e le università non tutto è ancora chiaro. Prova ne sono le domande,
con relative risposte, che pubblichiamo nel box qui di seguito, dove qualcuno
si chiede quali siano i margini di manovra per acquistare prodotti informatici.

Il perché lo si intuisce. I prezzi delle convenzioni Consip potrebbero
anche essere percepiti come convenienti, il marketplace e le aste on line utilizzati
per gli acquisti sul sito www.acquistinretepa.it innovativi, ma i tempi di consegna
dell’ordine possono superare anche i sei mesi e sono in molti a sollevare dubbi
sulla qualità del servizio di post-vendita e manutenzione. Ecco allora
che, fra insegnanti, studenti, enti e amministrazioni da dotare di computer,
scanner, fotocopiatrici, videoproiettori, software per la rilevazione delle
presenze del corpo docenti e degli studenti, soluzioni per la gestione delle
biblioteche e dei dipartimenti, pacchetti antivirus e molto altro ancora…
di carne da mettere al fuoco, cari rivenditori, ce n’è.

D’altronde stiamo parlando di un universo consistente. Tradotto in cifre, secondo
i dati pubblicati sul sito del ministero dell’Istruzione, dell’Università
e della Ricerca (Miur), nell’anno scolastico 2002-2003 le scuole statali censite
sull’intero territorio nazionale sono 41.698, di cui 13.546 scuole dell’infanzia,
16.249 scuole elementari, 1.595 istituti principali di I grado (a cui si aggiungono
5.432 scuole secondarie di I grado), 2.318 istituti principali di II grado (a
cui si aggiungono 2.558 scuole secondarie di II grado, di cui 435 unità
facenti capo agli istituti principali di II grado e 2.123 a istituti di istruzione
superiore). Oltre a queste, devono essere considerate quelle istituzioni scolastiche
che sono entità puramente amministrative, ovvero i circoli didattici
(2.691), gli istituti comprensivi (3.300) e gli istituti d’istruzione superiore
(884). In totale gli alunni frequentanti sono 7.620.227, distribuiti su 374.248
classi. Lasciando per un momento da parte i bambini che popolano le scuole d’infanzia,
le classi elementari e quelle della scuola secondaria di primo grado, sono oltre
2.442.575 gli studenti che frequentano la scuola secondaria di II grado distribuendosi
su 113.950 classi.
Dal canto loro i docenti sono 747.155, di cui 83.626 per la scuola d’infanzia,
252.266 per la scuola elementare, 176.358 per la scuola secondaria di I grado
e 234.905 per la scuola secondaria di II grado. Il personale amministrativo,
tecnico e ausiliario ammonta a 264.739 unità.

Ma con chi si ha prevalentemente a che fare nell’universo scolastico?
Sarà, pensiamo, piacevole per qualche fornitore scoprire che il mondo
della scuola è popolato prevalentemente da donne, anche se la loro presenza
si distribuisce diversamente fra le varie tipologie di personale. Mentre è
molto elevata nel corpo docente (circa 82%), si riduce al 61% nel personale
amministrativo, tecnico e ausiliario, al 35% tra i dirigenti scolastici e al
19% nel personale educativo. Se nella scuola primaria quasi la totalità
dei docenti è, però, donna (oltre il 99% nella scuola dell’infanzia
e il 95% in quella elementare), in quella secondaria la percentuale scende al
75% nel I grado e al 59% nel II. Analogo il discorso per i dirigenti scolastici:
mentre sono donne il 46% dei direttori didattici e dei capi degli istituti comprensivi,
la stessa percentuale per i capi degli istituti di II grado è del 24
per cento.
Al di là della composizione dell’universo indagato, quel che appare
importante è muoversi nella direzione giusta e sfruttare a proprio favore
le debolezze del sistema. Per farlo ecco qualche consiglio di chi si è
già messo all’opera per continuare a fare business con le università
e il parere di chi, all’interno di un istituto scolastico di Sondrio,
ha cominciato a lavorare con la Consip, ma "rimpiange" il rivenditore
della porta accanto.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome