Oggi formazione si dice e-learning

Va da sé che, abbattendo le barriere e favorendo la collaborazione e lo scambio di esperienze didattiche, l’e-learning (che come unico requisito richiede un personal computer collegato alla Rete) può costituire una notevole opportunit …


Va da sé che, abbattendo le barriere e favorendo la collaborazione e
lo scambio di esperienze didattiche, l’e-learning (che come unico requisito
richiede un personal computer collegato alla Rete) può costituire una
notevole opportunità per sviluppare iniziative di formazione strutturate
per migliaia di docenti. Specie ora che nella prossima legge Finanziaria il
Governo ha previsto l’introduzione di finanziamenti agevolati per le università
e gli istituti che utilizzeranno questo genere di modalità. Una decisione
nata per stimolare, anche nel nostro Paese, la creazione di uno scenario nel
resto d’Europa già presente fin dagli anni Settanta, quando sono partite
le prime università a distanza. In Italia, infatti, secondo i dati del
rapporto 2003 sull’e-learning redatto dall’Anee, 57 università (su 79
totali) offrono formazione a distanza, ma di queste solo 6 sono a regime. Inoltre,
di queste 57, 12 offrono e-learning "puro" o blended, vale a dire
miscelato con altre forme di insegnamento a distanza.
Numeri decisamente ancora troppo scarsi se si pensa che da solo l’e-learning
permette di estendere l’insegnamento universitario all’intero arco di vita,
di ridurre la dispersione degli studenti iscritti, di rafforzare il legame delle
università con il mondo del lavoro e di superare le barriere geografiche
per estendere la conoscenza in un contesto internazionale.

Basti pensare che il Cned francese vanta qualcosa come 30mila studenti iscritti
non residenti in Francia, mentre nell’università svedese di Lund, dopo
inutili tentativi di adattare altre soluzioni alle esigenze della didattica,
è stata realizzata una piattaforma di e-learning proprietaria nella quale
si è trovata una felice unione fra la parte tecnologica, quella di business
e il cambio della mentalità dei docenti per quanto riguarda l’organizzazione
del lavoro.
E che l’Unione europea stia puntando sempre di più sulla modalità
di apprendimento a distanza lo dimostrerebbero anche le quattro aree d’intervento
annunciate recentemente per realizzare l’alfabetizzazione informatica
e digitale del Vecchio Continente, grazie all’individuazione di progetti
mirati e ottenendo anche il supporto di network europei. Nel piano sono, inoltre,
previste la creazione di campus universitari europei e la realizzazione di scambi
interculturali, a livello continentale, con la promozione e il monitoraggio
di un action plan mirato sull’e-learning.
Le occasioni per fare business sono offerte anche dal Governo di casa nostra.
Dopo l’iniziativa Vola con Internet, rivolta ai ragazzi di sedici anni, che
fino alla fine di quest’anno potranno usufruire di un bonus da 175 euro per
l’acquisto di un pc collegabile alla Rete, è ora il turno di agevolare
l’informatizzazione degli insegnanti. Il ministro dell’Innovazione tecnologica,
Lucio Stanca, ha già annunciato l’intenzione di permettere al corpo insegnanti
di fruire del trattamento riservato dalla Consip alle scuole nel rifornimento
di elaboratori, con l’aggiunta di un pacchetto software didattico.

Ma lo sguardo è puntato anche su banda larga e servizi. Non dimentichiamo
che ci sono circa 900 milioni di euro stanziati per realizzare, in cooperazione
con le Regioni, la copertura del territorio nazionale.
D’altra parte, negli ultimi due anni, gli sforzi compiuti per la diffusione
informatica in Italia ha permesso al nostro Paese di passare dal dodicesimo
al nono posto nella classifica periodica della Commissione europea sui servizi
di e-government, davanti ad Austria, Olanda, Grecia, Germania e Belgio.

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