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Come usare Google Search e Lens per risolvere problemi di matematica e fisica

I problemi di matematica, fisica e geometria, sono alcuni degli ostacoli più complessi che gli studenti si trovano a dover affrontare nel corso degli anni scolastici. Un tempo, imparare a risolverli era molto più impegnativo, oggi invece, grazie alla tecnologia e a tutte le risorse disponibili online, sta diventando un po’ più semplice.

L’aiuto più recente proveniente da Internet è arrivato da Google. L’azienda di Mountain View ha infatti deciso di integrare all’interno di Search – il suo motore di ricerca – e dell’app Lens, alcune nuove funzioni che permetteranno agli utenti di risolvere in pochi click operazioni e problemi relativi alle materie scientifiche molto complessi.

Online erano già disponibili software gratuiti e a pagamento che permettevano di trovare il risultato di equazioni, sistemi, e problemi collegati alle suddette materie; con l’integrazione di queste funzioni in Google, tuttavia, ciò diventerà ancora più semplice e immediato.

La piattaforma interviene, ma in ottica consapevole: Google non si limiterà esclusivamente a fornire delle risposte alle richieste che gli verranno sottoposte – poi vedremo come – ma all’esito aggiungerà delle spiegazioni passo dopo passo in modo che gli utenti abbiano la possibilità di capire i vari passaggi e imparare la logica che si trova dietro al procedimento.

Il primo modo in cui è possibile sfruttare Google Search per risolvere, per esempio un’equazione matematica, è quello di scriverla all’interno della barra di ricerca. Premendo invio il sistema restituirà lo svolgimento e il risultato dell’operazione.

Come si vede dall’immagine, Google è in grado di recepire la richiesta, elaborarla e restituire la soluzione. Ma non solo: aprendo i vari menù a tendina numerati presenti sulla destra sotto l’equazione, è possibile trovare un’accurata spiegazione di come questa è stata risolta.

Problemi complessi, come il calcolo di integrali indefiniti, sono risolti allo stesso modo.

 

Ma come comportarsi se, per esempio, il problema che si intende risolvere è difficile da esprimere testualmente?

Google ha una soluzione anche per questo: grazie all’app Lens, infatti, è possibile fotografare direttamente con lo smartphone l’immagine, il problema o l’equazione e chiedere al sistema di svilupparla e risolverla.

In particolare, è necessario aprire l’app Lens per Android o Google per iOS, scorrere tra le varie funzioni (“Traduci”, “Testo”, “Cerca”, ecc.) e selezionare la quarta voce del menù: “Compiti” (Homework, in inglese).

Una volta premuto sulla modalità corretta, è necessario scattare una foto al quesito che si intende risolvere e attendere che il motore di ricerca elabori il risultato. Anche in questo caso, dopo aver chiesto a Google la soluzione sarà possibile conoscere i vari passaggi che sono stati necessari per arrivare all’esito e apprendere il metodo utilizzato.

Google, infine, non si è scordata nemmeno degli studenti delle materie con una forte componente visiva, come medicina, biologia, chimica e astronomia. Attraverso Google Search, infatti, è possibile accedere a numerosi modelli 3D – oltre 1.000 – rappresentanti parti grandi e piccole del corpo umano (e non solo) per osservarli da vicino e apprendere al meglio il loro funzionamento.

Una volta fatta una specifica ricerca su Google – in questo esempio viene visualizzato un mitocondrio – è necessario scorrere la pagina finché non si trova il modello 3D. A questo punto si possono fare più cose: osservare esternamente e internamente le sue componenti a 360 gradi ingrandendo e rimpicciolendo il modello, leggere le definizioni delle parti che lo compongono abbassando i vari menù a tendina e, se necessario, fare ulteriori ricerche sulle componenti più piccole per capire ancora meglio e in maniera capillare di cosa si tratta.

Come si può vedere dall’esempio, le spiegazioni nel menù di destra sono divise in tre parti: nella prima sezione c’è una definizione della componente che si sta osservando, nella seconda ne è invece spiegata la funzione, mente nella terza si ricorda all’utente dove essa può essere trovata.

Chi utilizza queste funzioni può collaborare dando dei riscontri costruttivi agli sviluppatori dopo averle provate premendo sull’apposito bottone “feedback”, in modo che, qualora qualcosa non funzioni, o ci siano delle inesattezze, essi possano migliorarle ulteriormente.

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