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Cloudera: perché nel 2022 servirà gestire tutto il ciclo di vita del dato

L’intervista a Fabio Pascali di Cloudera.

A distanza di un anno dal varo a livello europeo del recovery plan, che in Italia ha portato al PNRR, 01net realizza un’inchiesta, basata su un ciclo di interviste con le principali società che operano in Italia nell’ICT sulla loro strategia per la digitalizzazione delle aziende italiane nel 2022.
Parliamo con loro di quattro temi cardine della trasformazione digitale: resilienza, cybersecurity, cloud, sostenibilità ambientale e sociale e le risposte consentono di costruire la mappa di partecipazione delle realtà ICT alla crescita del Paese in senso digitale.
E c’è un tema in più, il quinto: con spirito consulenziale, chiediamo di fornire agli imprenditori italiani un’idea in più, capace di produrre valore immediato sul piano dell’efficienza e della competitività.

Per Cloudera ci ha risposto il Regional Director, Fabio Pascali.

Un anno dopo il Recovery Plan, a che punto siamo con la reale trasformazione del Paese: con quali soluzioni, competenze e servizi partecipate alle missioni del PNRR che coinvolgono il digitale?

Il fenomeno più interessante che vediamo dal nostro osservatorio è quello della trasformazione delle realtà pubbliche e private in modelli data driven. Questo comporta prima di tutto una scelta strategica, seguita da una trasformazione organizzativa, per arrivare infine ad una scelta tecnologica e realizzativa. La nostra missione è quella di abilitare le realtà pubbliche o private a trasformare dati complessi in informazioni utili ad attivare azioni concrete per indirizzare meglio e più velocemente i propri obiettivi.
Cloudera mette a disposizione una Data Platform, in grado di gestire tutto il ciclo di vita del dato, dalla raccolta del dato elementare, dai cosiddetti edge, alla loro trasformazione ed elaborazione in real time o near real time, alla creazione di moderni datawarehouse e data lake, all’accesso dei dati con database operazionali, fino alla messa a disposizione dei dati stessi per algoritmi di machine learning e intelligenza artificiale.
In questo modo i clienti possono utilizzare al meglio le fonti dati più disparate, siano esse interne o esterne, per creare “use case” a partire da questi dati. Primo su tutti la creazione di una vista a 360 gradi della persona, che sia il cittadino nel caso del mondo pubblico o il cliente nel caso dell’azienda privata. Questo abilita una vista completa, ricca, articolata e dinamica dell’individuo, per riuscire a costruire, nel pieno rispetto della Privacy, servizi sempre più vicini ai suoi bisogni reali, a cui rispondere in maniera più veloce e personalizzata. Gli stessi dati possono essere anche utilizzati per costruire modelli di ML in grado di ridurre i costi di gestione di un processo o di un sistema, grazie ad elaborazioni sempre più automatiche e sofisticate.
La creazione di un modello Data Platform evita la costruzione di silos di dati e quindi agevola la creazione sinergica di valore a partire dai dati complessi. La capacità di individuare gli use case utili alla propria strategia aziendale, abilitati da una solida e flessibile Piattaforma Dati, rappresenterà sempre di più la chiave di successo delle aziende pubbliche e privale per i prossimi anni.
Cloudera Data Platform affronta esattamente questi bisogni ed è al centro delle scelte strategiche delle realtà che hanno già iniziato un percorso di evoluzione verso un modello data driven.

Il 2021 è stato l’anno in cui il tema della cybersecurity è atterrato in tutte le imprese. Quali prospettive concrete vi siete dati per il 2022?

Il nostro obiettivo è quello di rendere sempre più sicura e robusta la piattaforma dati sulla quale le aziende stanno costruendo il proprio futuro. In particolare, abbiamo arricchito la nostra piattaforma, basata su software open source, con uno strato di sicurezza e governance sviluppato da Cloudera, per poter fornire strumenti fondamentali al governo e alla salvaguardia di tutti i dati gestiti dalla piattaforma stessa. Questo strato embedded nella piattaforma, denominato Shared Data Experience o SDX, è uno dei grandi differenziatori della nostra soluzione sul mercato. Altra caratteristica importante è quella di fornire questo strato di sicurezza, in maniera assolutamente trasversale rispetto al ciclo di vita del dato e al luogo in cui si trova il dato stesso.
Avere una piattaforma dati con un livello di sicurezza così elevato consente ai clienti un approccio omogeneo alla sicurezza sia che il dato sia all’edge, in transito, in fase di trasformazione, nel datawarehouse, nel database o ancora a disposizione dei team di data scientist o degli algoritmi di machine learning e intelligenza artificiale. Allo stesso modo, i team che governano il dato avranno lo stesso approccio alla sicurezza, indipendentemente dal fatto che il dato sia on premise, nel public cloud o in un modello ibrido.
Questo approccio mantiene elevati i livelli di sicurezza, non rinunciando alla grande flessibilità che la Cloudera Data Platform mette a disposizione ai clienti.

Componente fondamentale della trasformazione digitale è il cloud. Quali sono le scelte che dovranno compiere le aziende italiane nel 2022?

Il cloud è una risorsa che deve essere attentamente valutata ed utilizzata in funzione del tipo di workload e degli aspetti regolatori. Noi crediamo fortemente in un modello hybrid cloud o meglio hybrid multi cloud. Ovvero pensiamo che la soluzione migliore sia quella di poter accedere alle risorse di uno o più cloud provider, mantenendo la libertà di muoversi liberamente e nel tempo, fra diversi cloud provider o fra i cloud provider e il private cloud on premise. In questo modo il cliente potrà cogliere completamente i benefici portati dai modelli flessibili del cloud provider, evitando il lock in degli stessi.
Cloudera Data Platform può quindi essere utilizzata in full public cloud o on premise, con la possibilità di avere anche un modello ibrido, dove a seconda dei dati, degli use case o del momento temporale, il cliente possa decidere di utilizzare la risorsa migliore in quel particolare periodo.

Dopo il Cop26 si è capito che la sostenibilità, sia ambientale sia sociale, oramai riguarda non solo tutti i Paesi ma anche tutte le aziende. Qual è la vostra strategia riguardo questi temi?

Noi offriamo strumenti per gestire e controllare tutti i dati che in maniera sempre più complessa andranno a generare le informazioni utili anche in quest’ambito. In particolare, serviranno modelli per prendere decisioni sempre più rapide ed incisive da una parte, e fornire aggiornamenti costanti dei KPI legati alla sostenibilità, utili per capire se le azioni intraprese stanno andando nella direzione giusta e per fornire una vista innovativa delle aziende verso i dipendenti, verso gli stakeholder, verso la comunità finanziaria e verso la comunità sociale.
In un ambiente sempre più complesso, per esempio, le aziende vorranno raccogliere sempre più dati dai sensori, o da altre fonti dati che opportunamente trasportati, elaborati e messi a disposizione di algoritmi di machine learning possano aiutare ad indirizzare scelte automatizzate e rapide, che porteranno a consistenti impatti sulle emissioni. Inoltre, avrà sempre più importanza la redazione di indicatori delle performance di sostenibilità, che dovranno essere sempre più accurati, veloci e completi. Grazie all’adozione di una Data Platform le aziende potranno raccogliere sempre nuovi dati per agire nell’immediato, per analizzare trend e pattern nascosti e prendere decisioni su azioni di media e lunga durata con impatti positivi sulla sostenibilità.

L’idea ICT del 2022 di Cloudera

Se doveste proporre un unico investimento (prodotto, soluzione, metodologia) a un’azienda italiana, una scelta capace di produrre da subito un beneficio a livello di efficienza e competitività, su cosa verterebbe il vostro consiglio?

A nostro avviso l’investimento più importante è quello di dotarsi di una Enterprise Data Platform, per diverse ragioni.

Prima di tutto, non si può attivare una trasformazione verso un modello data driven, senza avere una visione olistica dei dati. La seconda ragione deriva da una questione di ottimizzazione e integrazione. Si possono ottenere risultati puntuali scegliendo approcci verticali, che possono risolvere alcuni aspetti. Per esempio, un’azienda può certamente adottare una soluzione verticale con un moderno datawarehouse, può certamente scegliere un’altra soluzione per gestire alcuni dati operazionali, può scegliere una terza soluzione per fornire dati al team di Data Scientist e un’altra per trasportare i dati dalla sorgente e infine un’altra ancora per trasformarli. Tuttavia, quest’approccio presenta diversi limiti in termini di gestione, sicurezza, duplicazione dei dati, performance, mancanza di sinergie fra i dati stessi, e quindi di governance.

La scelta, a nostro avviso, più opportuna è quella di adottare una piattaforma in grado di gestire l’intero ciclo di vita dei dati, evitando i silos, riducendo i costi infrastrutturali e di gestione, migliorando la sicurezza, evitando di spostare o duplicare i dati, e migliorando la sinergia fra i dati stessi, per utilizzarli al meglio per generare più velocemente informazioni utili alla strategia aziendale.

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