Cloud, le idee per farlo in Italia

Un panel ha messo a confronto Ad e Cio sul ruolo della “nuvola”.

Il cloud computing può aiutare le aziende italiane a reagire alla crisi? Può stabilire un nuovo paradigma abilitante l’innovazione? Il tema proposto dal presidente di Idc, Roberto Masiero, durante la seconda giornata dell’Innovation Forum 2009 di Milano, è stato raccolto da alcuni massimi dirigenti del mondo dell’offerta e da utenti di primo livello.

Proprio in veste di utente, Gianluigi Castelli, direttore Ict di Eni ha confessato di osservare attentamente il tema del cloud, «ma con qualche distinguo. Il mondo dell’It ha sempre fallito a definire gli standard veri e per il cloud ci vogliono. In questo senso l’It dovrebbe prendere esempio dalle Tlc, che gli standard li ha trovati e applicati».

E da uomo di It, Pietro Scott Jovane, Ad di Microsoft, ha ricordato come «l’It dà efficienza, fa fare cose nuove in tempi brevi. Il cloud è importante perché riesce a tenere il passo con le richieste di riduzione dei costi che vengono fatte all’It. Ma non è una soluzione assoluta. Meglio un mix con l’It esistente».

Per Luigi Freguia, Ad di Hp Italiana e di Eds Italia, «Il cloud può essere da subito un vantaggio per chi non ha infrastrutture complesse, ossia non ha legacy. Il vantaggio che dà è l’accessibilità. Per esempio per le Pmi, dove le barriere all’accesso alla tecnologia sono ancora alte, può essere una soluzione dirompente. Il cloud però richiede una governance dell’It forte. Bisogna avere una visione end-to-end dei processi».

Positivamente provocatoria la posizione espressa da Maria Grazia Filippini, Ad di Sun: «Se ci pensiamo bene, non c’è nulla di particolarmente innovativo nel cloud. È la logica conseguenza di quello che si sta facendo da tempo nell’It, che è all’apice di un percorso di ottimizzazione. La virtualizzazione del datacenter è nella logica dei fatti».

Ma Filippini ha invitato a prestare attenzione anche alle insidie. «È chiaro a tutti il beneficio della flessibilità – ha osservato – e con beneficio diamo pure per scontata l’interoperabilità. Ma ci sono anche costi emergenti da considerare, come quelli legati alla conservazione dei dati non strutturati. Quando si lavora sulla rete si fanno tante operazioni che andrebbero memorizzate».

Ma le infrastrutture per sostenere il cloud in Italia ci sono?

Forse ci saranno. Per Giuseppe Verrini, Ad di Adobe «E-gov 2012 ed Expo 2015 sono due grandi opportunità che se ben colte consentiranno di dare quelle infrastrutture che servono al Paese e al nuovo modello di computing».

Secondo Giovanni Rendo Mazzarino, Direttore Operations e Tecnologie di Lottomatica, «Quando oggi nelle agende si parla di livelli di servizio vanno considerati tempi, affidabilità, certezze. Poi bisogna pensare che le infrastrutture non sono statiche, crescono. Noi, per esempio, abbiamo creato la Soa e i fornitori ci hanno seguito, ma hanno logicamente avuto delle difficoltà nel farlo, perché le aziende che crescono non sono semplici. Fare innovazione, quindi, è sinonimo di dare sostenibilità. La stessa cosa accade nel Paese. Il modello 2.0 può essere davvero uno stimolo anche per cambiare la Pa. In questo senso l’It è un fattore di rottura. Ci sono tante best practice isolate nel Paese che potrebbero invece essere coniugate e applicate con la forza dell’It».

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