Nuovo capitolo del caso ChatGPT: è infatti prevista per questa sera una videoconferenza fra OpenAI e il GarantePrivacy italiano,
La videocall tra i rappresentanti di OpenAI e il Garante per la protezione dei dati personali è l’ovvia conseguenza del provvedimento emanato dall’Autorità nei giorni scorsi, che ha imposto alla piattaforma di limitare temporaneamente il trattamento dei dati degli utenti italiani finché non si sarà messa in regola con la normativa privacy italiana e europea.
L’iniziativa, apprezzata dal Garante, fa seguito alla lettera con cui la società statunitense ha risposto al Garante per esprimere la propria disponibilità immediata a collaborare con l’Autorità italiana al fine di rispettare la disciplina privacy europea e giungere a una soluzione condivisa in grado di risolvere i profili critici sollevati dall’Autorità in merito al trattamento dei dati dei cittadini italiani.
Indubbiamente una buona notizia per gli italiani, che ad oggi sono fra i pochissimi al mondo a non poter usare l’intelligenza artificiale generativa di OpenAI.
Questo episodio, tuttavia, si presta a più ampie riflessioni sulla gestione a livello normativo delle nuove tecnologie di IA. Regolamentare l’utilizzo di strumenti nuovi richiede, inevitabilmente, approcci nuovi e altrettanto moderni.
Non il migliore dei presupposti per un paese, l’Italia, che non si è mai distinto per la propria capacità di adattare leggi e norme in tempi rapidi. E che quando l’ha fatto, non di rado ha prodotto risultati peggiori del problema che si voleva risolvere.