Banda larga, Italia sotto la media europea

Relazione della Commissione Europea: nel nostro Paese i collegamenti broadband sono il 17% contro una media del 20. Danimarca, Finlandia, Paesi Bassi e Svezia le nazioni più virtuose.

La Commissione Europa ha presentato una relazione sulle telecomunicazioni, nella quale viene fatto il punto su una serie di tematiche e in particolare sulla situazione della banda larga.

Quattro Paesi europei si qualificano come leader mondiali per la diffusione della banda larga e vantano punte di penetrazione nell’ordine del 30%: si tratta di Danimarca, Finlandia, Paesi Bassi e Svezia.

Il rapporto, che certifica 19 milioni di linee aggiuntive in tutta la Ue nel corso del 2007, evidenzia inoltre che oltre ai primi quattro Paesi, vanno segnalati anche Regno Unito, Belgio, Lussemburgo e Francia che, con tassi di penetrazione superiori al 22,1%, si collocano davanti agli Stati Uniti nella classifica mondiale.

Una media calcolata su tutto il territorio porta il tasso di penetrazione della banda larga in Europa al 20%, e il giro d’affari correlato si attesterebbe nell’ordine dei 62 miliardi di euro.

Per quanto riguarda l’Italia, il rapporto sottolinea come il mercato della banda larga sia cresciuto ma resti ancora al di sotto della media (17%). Si registrano, nei dodici mesi scorsi, miglioramenti in termini di competizione e di offerte innovative anche nell’ambito dell’integrazione fisso-mobile. Si conferma il tasso più alto di penetrazione dei servizi di telefonia mobile e alto è anche il posizionamento nell’ambito del local loop unbundling, con tariffe tra le più basse d’Europa.

Sul fronte della telefonia mobile, il rapporto sottolinea come il mercato ormai maturo trovi nella portabilità la propria maggior fonte di reddito.

Si valutano favorevolmente le agevolazioni introdotte per l’accesso ai servizi da parte di disabili e utenti a basso reddito.
Sul fronte della copertura dei servizi a banda larga, a livello nazionale si tocca l’89%, anche se nelle aree rurali il tasso non supera il 50%.

Le aree di miglioramento identificate dal rapporto, riguardano in primo luogo la predominanza dell’ex incumbent, che ancora vale il 60% di tutte le chiamate voce e oltre il 70% nel solo fisso.
Addirittura, il mercato dell’accesso sembra dominato per quasi il 90% dall’ex monopolista.

In questo momento, la portabilità del numero fisso tra operatori alternative risulta ancora troppo onerosa e inefficiente per gli utenti finali.
Si deve lavorare ancora molto per migliorare l’efficienza dei numeri di emergenza, perché possano ricevere chiamate anche dai cellulari.

Complessivamente, e non limitatamente alla sola Italia, il commissario europeo per le telecomunicazioni Viviane Reding ha sottolineato come se da un lato si cominciano a vedere i primi risultati del nuovo modello regolamentare europeo, dall’altro vi sia ancora “poca concorrenza nella fornitura di accesso alla rete fissa: nell’86,5% dei casi, infatti, l’utente accede alla rete attraverso l’infrastruttura dell’operatore storico. Inoltre, anche se le tecnologie delle telecomunicazioni non conoscono confini, solo il 30% delle attività degli operatori principali dell’UE si svolge al di fuori del mercato nazionale. Questo dato dimostra che non esiste ancora un mercato unico in grado di attrarre imprese e servizi di dimensioni europee e per questo dobbiamo rafforzare il nostro impegno e ridurre i confini che ancora esistono in Europa in termini di regolamentazione. Solo con un mercato unico più liberalizzato per le imprese l’Europa riuscirà ad essere competitiva e i consumatori potranno godere di una ricca scelta di servizi utili e a costi contenuti“.

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