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Avaya, dalla finanza al business as usual

Avaya è uno spin-off da Lucent Technologies fondata nel 2000. A suo tempo, Lucent faceva parte di At&t. Nel 2007 la società è stata acquistata da Silver Lake e Tpg per 8 miliardi di dollari.
Le attività correnti sono molto interessanti: nel 4Q16, infatti, i risultati Ebitda hanno superato le aspettative, stabilendo in un nuovo record per Avaya. Tutti i risultati finanziari del FY16 (terminato a settembre) sono molto buoni, ancor di più visto l’elevato livello degli investimenti (16%).
Non sono ancora disponibili i risultati definitivi, ma quelli preliminari indicano chiaramente lo stato di salute attuale. I ricavi del quarto trimestre fiscale saranno tra 0,945 e 0,955 miliardi di dollari, con un Ebitda rettificato tra 0,27 e 0,28 miliardi. Il margine lordo, ancora non aderente alle indicazioni Gaap, è tra il 61 e il 62%; il dato definitivo verrà indicato entro il 15 dicembre.

Sei miliardi da ristrutturare

Nonostante questi risultati, la società è in difficoltà finanziarie che potrebbero portare ad un paio di diverse opzioni, incluso il Chapter 11, che prevede la ristrutturazione del debito con un certo numero di opzioni. Tra queste non si può escludere, in linea di principio, la vera e propria messa in liquidazione (il Chapter 7), ma visti gli asset di Avaya questa possibilità è molto lontana.

Secondo i file normativi, al 30 giugno 2016 il debito era di 6 miliardi di dollari. Gli esperti stanno valutando il debito corrente, ma considerando anche le necessità per il futuro a medio termine: per mantenere la sua posizione Avaya avrebbe bisogno di reinvestire costantemente in nuovi prodotti e piattaforme, secondo una nota dell’Investors Service di Moody datato agosto 2016.

La società sta operando in maniera chiara, documentata ai suoi partner e alle autorità. È stato costituito un gruppo di esperti finanziari (da Goldman Sachs Group e Centerview Partners) per definire il valore patrimoniale degli asset e le conseguenti alternative finanziarie. Per iniziare queste operazioni si è attesa la fine del FY2016, come detto avvenuta nel mese di settembre.

Un Call center da 4 miliardi

Una delle possibilità delle quali si parla di più è la cessione del business relativo ai call center, che potrebbe essere venduto a 4 miliardi se la documentazione ne confermasse il valore e l’alienabilità.

Le nostre fonti riservate all’interno dell’azienda, al più alto livello della dirigenza, non confermano né negano questa possibilità, com’è solito in queste circostanze. A livello speculativo, però, dicono che se una tale offerta arrivasse, la vendita abbasserebbe il business globale della società, ma la somma risulterebbe adatta a risolvere tutti i problemi finanziari attuali.

Una tale vendita, infatti, potrebbe risolvere tutti i problemi legati ai debiti pregressi, semplificando grandemente la gestione dei debiti restanti.

La ristrutturazione del debito resta in ogni caso una necessità, per la cui attivazione è necessario attendere la due diligence in completamento.

Va rimarcato che il Chapter 11 statunitense è una procedura a lungo termine, non del tutto comparabile a bancarotta italiana. Certamente impatta le operazioni finanziarie, ma non ha effetto sulle operazioni di business per un periodo che parte da alcuni mesi ma che potrebbe rivelarsi anche più lungo.

Una tranquilla attesa

Per quanto abbiamo visto durante la convention internazionale Avaya Engage, non c’è dubbio che la società sia aperta e pronta finanziariamente, come la sua piattaforma. Nonostante le asperità, la situazione messa in mostra è quella di un classico business as usual. Non resta che attendere le informazioni iniziali e i successivi passi di debitori e compratori.

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