Home Gestione d'impresa Avaya, fuori dal Chapter 11 e via alla digital transformation

Avaya, fuori dal Chapter 11 e via alla digital transformation

Avaya è sia sulla strada per uscire dalla procedura di Chapter11, attivata lo scorso anno per risolvere problemi non tecnologici, ma finanziari, legati a un debito consolidato troppo elevato, conseguenza delle passate trasformazioni societarie, sia su quella di diventare un punto di riferimento per la digital transformation.

Con una nota annunciato la stesura di un Plan Support Agreement con i principali stakeholder a seguito della procedura di Chapter 11. Avaya ha raggiunto un accordo a sostegno del piano di ristrutturazione (Plan Support Agreement – “PSA”) con i titolari di oltre il 50% del suo debito first-lien.
Una volta che la società avrà ricevuto l’approvazione del tribunale a richiedere la votazione dei creditori e avrà ricevuto i voti necessari, il Piano modificato sarà confermabile. Tra le condizioni principali del piano modificato figurano la riduzione dell’indebitamento oltre 3 miliardi di dollari rispetto al livello precedente alla presentazione del piano; il regolamento e il trasferimento a PBGC degli obblighi di Avaya derivanti dall’APPSE; la continuazione degli adempimenti da parte di Avaya dei propri obblighi ai sensi del piano pensionistico Avaya Pension Plan e l’avvio delle azioni necessarie per uscire dal Chapter 11 in qualità di società quotata.

Andrea Ragazzi, Vice President Southern Europe, Avaya, ha dichiarato che, mentre Avaya Inc. negli Stati Uniti è stata impegnata nel processo del Chapter 11, il business della regione Southern Europe è però progredito ampiamente: “Questo accordo indica un percorso chiaro e praticabile verso l’uscita dal Chapter 11, in linea con la nostra strategia. Si tratta di un passaggio chiave importante nel momento in cui lavoriamo per accreditarci come un’azienda sempre più forte e competitiva sul mercato. Riconosciamo il bisogno di evolvere la nostra organizzazione con l’obiettivo di supportare la trasformazione digitale dei nostri clienti, assicurando il loro successo. Infine siamo molto orgogliosi del livello di fiducia e supporto che continuiamo a riscontrare da parte dei nostri clienti e partner nella regione del Sud Europa”.

Si parla quotidianamente di digital transformation, ma accade che lo si faccia in modo improprio, saltando subito alle conclusioni. A Ragazzi abbiamo chiesto come intercetta oggi le emerging technology, come intelligenza artificiale, virtual reality, machine learning, Industrial IoT?

La nuova milestone dell’uscita da Chapter11

«Quando usciremo da Chapter11 saremo molto più forti. Il mio territorio, il Sud Europa, sta andando molto bene e uando ne usciremo andremo ancora meglio. Basti pensare che abbiamo un Ebidta del 26%. Il problema grosso era il debito dell’azienda, nato al tempo del leveraged buyout. L’anno scorso abbiamo deciso che essendo un’azienda tecnologica, dovevamo spendere il nostro margine in ricerca e non per pagare le banche».

«Le emerging technologies fanno parte del concetto di digital transformation. Che per funzionare deve dapprima essere fatta internamente all’azienda. Noi seguiamo proprio queste due fasi: la si porta dentro al cliente e poi da qui verso l’esterno, partner e clienti. L’intelligenza artificiale è un concetto che stiamo affrontando con nostri clienti. In particolare in ambito bancario, così come l’industrial IoT».

Con questa prospettiva, il mercato italiano come si sta muovendo? «Il mainstream oggi è il cloud – dice Ragazzi – . Le altre cose, le tecnologie emergenti fanno parte del percorso. Si fa cloud per abilitare la customer experience, che oggi è il fattore che fa la differenza. Ma anche in questo caso, noi insistiamo con i clienti per far iniziare il percorso digital al loro interno, e poi portarlo all’esterno. E dopo la customer experience c’è il team engagement, ossia il modo in cui dentro l’azienda le persone collaborano».

Andrea Ragazzi di Avaya

Quindi il mercato di Avaya oggi è fatto di cloud, sostanzialmente privato e ibrido («tutti vengono attratti dal public, ma nei fatti poi convergono su una struttura privata, al massimo ibrida», dice Ragazzi), Unified communication e contact center per aziende di tutti i settori, segmentate per dimensione: enterprise, commercial e Pmi.

E con un go to market basato sui partner. «Sono Il nostro asset – dice Ragazzi -. I nostri partner sono ampiamente certificati. Siamo un’azienda che fa una grossa fetta del fatturato con l’indiretta. Ma ciò che conta per noi è avere il controllo di tutti i clienti. Per noi è un mantra. Il nostro futuro lo vogliamo decidere noi».

I cinque messaggi digital per gli IT manager

Per riassumere abbiamo chiesto a Ragazzi di darci le indicazioni che si sentirebbe di indirizzare a un IT manager, un CIO o chi per esso ha la governance tecnologica dell’azienda.

Primo: oggi ci sono i clienti interni all’azienda. Il CIO deve essere un abilitatore per le altre aree di business, fare da catalizzatore delle esigenze e da orchestratrore delle risposte. Deve avere una visione allargata alla finanza, al marketing.

Secondo: quando mancano risorse è importante lavorare con l’esistente e integrare. Bisogna fare le cose con le capacità economiche a disposizione. È importante capire come innovare facendo leva sugli investimenti fatti. Così si accende la luce sui progetti.

Terzo: oggi conta la sicurezza. Questo è un aspetto su cui i CIO devono riflettere molto: devono sviluppare soluzioni con un tasso di sicurezza evoluto.

Quarto: bisogna puntare su tecnologie aperte, interoperabili. Avaya lo fa già al suo interno.

Quinto: la digital transformation va fatta partendo dall’interno. E il beneficio dell’innovazione, della trasformazione va saputo dimostrare.

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