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L’automazione come risposta alla emergenza Covid-19

La sfida rappresentata dal coronavirus Covid-19 sta facendo sentire in pieno tutta la propria forza, ma gli ospedali e le strutture di ricerca possono contare sulla automazione come strumento con cui far fronte alle urgenze e alla vastità delle domande ricevute.

Alessandro Perilli, GM Management Strategy di Red Hat ha affrontato il tema, con un proficuo riferimento alla situazione attuale.

Infatti, le organizzazioni che pubblicano analisi ricche di statistiche sulla diffusione dei virus non sarebbero stati in grado di acquisire gli enormi set di dati di cui dispongono con la stessa velocità.
Inoltre, le piattaforme di videoconferenza e di streaming non sarebbero state in grado di sostenere, in modo finora eccezionale, l’enorme quantità di forza lavoro umana costretta improvvisamente a lavorare da casa.

La situazione attuale richiede un ritorno sull’investimento più rapido che mai. E non è possibile realizzare un ritorno sull’investimento molto rapidamente se ci si concentra su un unico grande processo con molti sottoprocessi complessi che non sono mai stati standardizzati o automatizzati prima. È uno spreco di risorse, e ho visto questo approccio fallire molte volte nella mia carriera. Piuttosto, automatizzare il maggior numero possibile di piccoli progetti. Aggregati, questi rappresentano un notevole sovraccarico per l’azienda e una distrazione dai progetti più grandi.

Se si parte da una conoscenza limitata, le esperienze di chi opera nello stesso settore possono rivelarsi preziose. Esistono marketplace online per l’automazione (Ansible Galaxy è un esempio, ma ce ne sono altri, a seconda della piattaforma di automazione di riferimento), ed è possibile studiare quali compiti le persone automatizzano di più e come. E’ importante anche valutare quanto sia applicabile allo specifico ambiente IT e quanto si dovrebbe invece cambiare per adattare il flusso di lavoro dell’automazione ad esso.

Alcune soluzioni di automazione (come Ansible) adottano un linguaggio in cui scrittura, comprensione e troubleshooting sono molto più facili rispetto al codice di sviluppo vero e proprio. Più è facile da capire, più le persone potranno utilizzarlo nei rispettivi settori di competenza, e più veloce sarà il ritorno dell’investimento.

Eppure, per quanto facile da capire, un linguaggio di automazione rimane soggetto all’errore umano. Si tratta di un rischio che si può mitigare applicando alcune delle migliori pratiche nello sviluppo del software, iniziando a pensare a revisioni automatiche del workflow del flusso di lavoro dell’automazione o controllo delle versioni. Più l’ambiente è automatizzato e più l’ambiente è critico, più solido e affidabile dovrebbe essere il processo di sviluppo

L’automazione IT è solitamente associata al provisioning e alla configurazione dei server in un data center. Se le soluzioni di automazione esistenti eccellono in questi compiti, alcune di esse sono andate ben oltre i confini delle operation IT e stanno diventando strumenti inestimabili per le operazioni di rete, gli analisti di sicurezza e le operazioni di sicurezza.

L’automazione infatti può aiutare a configurare i dispositivi hardware di rete con la stessa velocità con cui vengono distribuiti, può aiutare a implementare nuove soluzioni di sicurezza dove è necessaria una protezione aggiuntiva, e può infine aiutare a velocizzare il triage degli attacchi alla sicurezza, poiché sono sempre più numerosi i criminali che cercano di sfruttare l’aumento esponenziale di persone e organizzazioni che vanno online.

Le comunità open source realizzano un’automazione di livello eccezionale. Ansible, ad esempio, è completamente open source ed è uno dei 10 progetti più importanti di GitHub, in una comunità che ne conta oltre 100 milioni.

Si tratta di un’enorme comunità, che può sicuramente giocare un ruolo importante quando si prende in esame il passaggio all’automazione.

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