Alzi la mano chi usa il
Mac. Tutti, siamo qui apposta. Alzi la mano adesso chi sa programmare. Pochissimi.
È uno spreco. Programmare apre possibilità illimitate nell’uso del Mac.
Dopotutto ci si accorge di qualcosa di nuovo proprio quando qualcuno scrive un
programma che fa una cosa nuova.
Programmare, purtroppo, è
difficile. Richiede tempo e applicazione. Ci vogliono anni per diventare
programmatori validi e molti di voi trascorreranno felicemente tutto il tempo
del mondo senza mai stendere nemmeno una riga di codice.
Dovete rinunciare dunque
all’opportunità di fare lavorare Mac esattamente come volete e magari farlo
pure lavorare al posto vostro? Non del tutto, perché esiste un compromesso
degno di considerazione. Infatti il Mac nasce già predisposto per fare diverse
cose da solo, al posto vostro, risparmiandovi lavoro manuale e liberando il
vostro talento per altre cose più utili, o divertenti.
Questo articolo sarà una
corsa attraverso tutti i modi piccoli e grandi che ci sono per automatizzare il
funzionamento di Mac. Certe cose saranno ovvie e si cercherà di introdurre
qualche nozione comunque nuova, altre saranno meno ovvie, altre ancora verranno
scoperte proprio qui. Verrà sfiorato il tema della programmazione, ma per il
resto si tratterà solamente di essere consapevoli che il Mac può essere un
agente al nostro servizio, capace anche di una certa autonomia.
Il risveglio
Le persone che si lamentano dei tempi lunghi di avvio o
riavvio del Mac si sono dimenticate di un automatismo molto semplice, che
accende e/o spegne il computer a orari prefissati in giorni prefissati, per
esempio accende o riattiva il Mac ogni mattina alle nove in punto.
Le Preferenze di Sistema contengono alla voce Risparmio Energia il pulsante Programma,
dove si possono appunto impostare accensioni e spegnimenti. Le possibilità a
disposizione quanto a frequenza sono Giorni
lavorativi, Il fine settimana oppure Ogni giorno.
Potete anche indicare un giorno della
settimana a piacimento, ad esempio per accendere tutti i giovedì e spegnere
tutte le domeniche, se ne avete bisogno.
La configurazione funziona meglio se attivate contestualmente
una serie di altre impostazioni nelle Preferenze di Sistema. Sempre dentro
Risparmio Energia trovate un paio di caselle fondamentali, Attiva per l’accesso al network e Avvia automaticamente dopo una caduta di tensione.
La prima sveglia il Mac in stop se per caso riceve una richiesta dalla rete cui
è collegato. La seconda fa trovare il Mac acceso in ufficio anche se c’è stato
un blackout.
Se il Mac chiede utente e password all’avvio, troverete il
computer acceso con la schermata di inserimento delle credenziali di
autenticazione. Se volete fare di più potete pensare di abilitare il login
automatico e lasciare che il Mac, una volta avviato, vi faccia trovare già
aperto il vostro account di utente. Attenzione alla sicurezza, però: se non vi
fidate dei colleghi non è una scelta oculata, perché avranno accesso libero al
computer in vostra assenza, fino a che non siete arrivati. Comunque la
pensiate, potete impostare le cose sempre nelle Preferenze di Sistema, con la
casella Disabilita login automatico.
Anche se è certamente meno importante, dal Risparmio Energia
delle Preferenze di Sistema si può impostare un’altra automazione: decidere se
e quando i dischi rigidi debbano andare in stop, per consumare meno energia, e
quando eventualmente fare spegnere lo schermo, o addirittura il computer
stesso, in caso di inutilizzo prolungato.
La copia di emergenza
L’automazione è regina
quando si parla di fare copia dei propri preziosi dati. Con i dischi delle
dimensioni odierne, stracolmi di musica, video e audio, poter contare su una
copia di riserva è obbligatorio. E provvedere manualmente è una perdita di
tempo, dal momento che il computer lo fa benissimo da solo e anche in modo
intelligente.
Mac comprende di serie
Time Machine, che effettua un
backup completo ogni ora, lo fa incrementalmente in modo da poter tornare
indietro nel tempo tanto più grande è il disco di backup e pensa da solo a
cancellare i backup più vecchi quando il disco è pieno. Molti cercano di
economizzare lo spazio escludendo questa o quella cartella dal backup di Time
Machine. Se però si effettua il backup di tutto il disco, per prima cosa si
risparmia tempo di configurazione e secondariamente si sa che tutti i dati sul
disco sono effettivamente a posto.
Un altro errore comune è trattare Time Machine come disco di
archiviazione, dove tenere le informazioni da conservare. Time Machine risolve
il backup, non l’archiviazione; mette a disposizione una copia di emergenza e
non un archivio che sfida gli anni. Anche perché il suo disco lavora più volte
al giorno, condizione pessima per un mezzo destinato all’archiviazione dei
dati, per la quale consigliamo piuttosto un disco rigido di grandi dimensioni
da attivare tipo una volta a settimana o una volta al mese, magari in combinazione
con un programma come SuperDuper! di Shirt Pocket (www.shirt-pocket.com/,
27,95 euro) o Carbon Copy Cloner di Bombich Software (www.bombich.com, 33,95 euro). Quelli capaci
di usare il Terminale e i suoi comandi Unix potrebbero cavarsela con rsync,
comando potentissimo di sincronizzazione.
La tastiera
Dover digitare testo è sempre faticoso. Certo, adesso è
possibile anche dettare, ma è sempre meglio lavorare il meno possibile e
ottenere il massimo risultato. Dentro le Preferenze di Sistema, alla voce Tastiera, nella categoria Testo,ì
è possibile impostare sigle che corrispondono a sequenze di testo più lunghe,
magari cose ripetitive che dovete scrivere spesso.
Potreste per esempio impostare una sigla priv che, inserita
in un documento, diventerà automaticamente Autorizzo il trattamento dei miei
dati personali ai sensi della legge 196/2003 eccetera eccetera. Oppure le
vostre iniziali potrebbero generare le vostre complete generalità, per i
documenti che servono a scopi burocratici. Una sigla potrebbe corrispondere a
un modello di fattura, una intestazione aziendale, una citazione che amate
ripetere spesso e avanti così. Non c’è limite alle sigle che potete creare,
quindi sbizzarritevi.
Un’ultimissima cosa
riguardo alla tastiera di Mac: potete assegnare una abbreviazione di tastiera a
qualsiasi comando di qualsiasi programma che ne sia privo. Nelle Preferenze di
Sistema, alla voce Tastiera e nella categoria Abbreviazioni trovate sulla sinistra un elenco
la cui ultima voce è Abbreviazioni applicazioni.
Da lì potete inserire nuove abbreviazioni di tastiera valide per tutto il
sistema – ma è difficile, molto è stato oramai già preso – oppure per
applicazioni specifiche, molto più facile e molto più utile.
Quello che vi serve è
sapere con precisione l’esatta grafia del comando. Per esempio, supponete di
voler assegnare una abbreviazione di tastiera al comando Impedisci modifiche
di TextEdit. Nelle Preferenze di Sistema raggiungete Tastiera e poi la
categoria Abbreviazioni. Usate il pulsante di addizione per aggiungere una
nuova scorciatoia; compare una piccola finestra nella quale sceglierete TextEdit dal menu in alto, scriverete esattamente Impedisci modifiche nel riquadro dedicato e
digiterete la combinazione di tasti che avete scelto, nell’ultimo riquadro.
Ecco che nel menu Formato di TextEdit, il comando Impedisci
modifiche mostra a destra la sua abbreviazione, che prima non c’era.
Noi abbiamo scelto Ctrl + I; di solito Ctrl, o Ctrl + Alt, è una buona base di
partenza per trovare abbreviazioni libere. In qualsiasi istante potete
cancellare le abbreviazioni personali con il pulsante di sottrazione, oppure
modificare abbreviazioni esistenti facendo doppio clic sull’abbreviazione e
ridigitandola.
Potete anche modificare le abbreviazioni già esistenti dei
programmi che avete installato. Nulla vi vieta di modificare integralmente
l’intero schema di abbreviazioni da tastiera del Mac. State attenti a non fare
danni – i progettisti software fanno grandi acrobazie per evitare il più
possibile conflitti – e tenete conto che un aggiornamento software potrebbe
anche mandare in fumo il lavoro. Che invece resterà com’è nel caso delle
personalizzazioni originali che aggiungete.
La posta
Non c’è bisogno di
scrivere che Mail ritira la posta automaticamente alla frequenza che
desiderate. Se proprio servisse a qualcuno, la frequenza suddetta si cambia
nella categoria Generale delle Preferenze di Mail.
Mentre nella categoria Firme potete preparare firme da apporre
automaticamente ai messaggi che inviate.
È meno noto ed evidente
invece che Mail dispone di una funzione chiamata Data Detectors, che automatizza
una serie di operazioni tra le quali la creazione di eventi di calendario e
l’inserimento di contatti nella rubrica.
Bisogna ammettere che il
riconoscimento dei dati può ancora migliorare e non è perfettissimo. Spesso,
comunque, aiuta: date, orari, indirizzi, nomi di località, perfino numeri di
voli aerei possono essere riconosciuti dai Data Detector. Così, se vi arriva un
messaggio di posta contenente la proposta di incontro per sabato 21 settembre,
e Mail evidenzia la data, provate a fare clic: potreste essere in grado di
inserire direttamente nel Calendario l’evento in questione, velocizzando
alquanto la procedura abituale.
Sincronizzazione automatica
Un Mac a casa e un altro
(o magari un Pc) in ufficio. Le foto delle vacanze per i genitori, i nonni, i
figli, gli zii, i parenti vicini e quelli lontani. I file per il sito
dell’associazione subacquei, che devono andare sul sito dell’associazione, solo
che chi fa il sito sta a mille chilometri… l’eopca dei pendrive USB, che pure
hanno risolto tante situazioni spinose, è davvero terminata. È ora di
pretendere che tutto avvenga via Internet, senza che si debbano muovere
chiavette per non dire persone.
Per farlo serve un
servizio come Dropbox. Funziona su Mac, Pc, iPhone, iPad, Android e crea una
cartella speciale su tutti i computer dove viene installato. Quello che viene
messo nella cartella – o cancellato – viene messo – o cancellato – sui server
di Dropbox e su tutte le altre cartelle che fanno capo allo stesso
identificativo. Ovvero, se il video tanto carino con il gattino viene messo
nella cartella Dropbox del vostro Mac, il software inizia silenziosamente a
copiarlo su Internet e il vostro Pc in ufficio, appena sono disponibili i dati
su Internet, lo scarica nella sua cartella Dropbox. Partite da casa, arrivate
in ufficio e il video è già lì. Meglio ancora, se avete editato il video ma
avete sbagliato il titolo, correggete il titolo: Dropbox si accorge che il file
è praticamente identico, tranne quel piccolo cambiamento, e trasmette su
Internet solo quello che è cambiato. Così l’errore viene corretto in un attimo
su tutti i computer collegati.
Dropbox funziona anche in condivisione. Si può creare una
sottocartella dentro la cartella Dropbox e dire che quella, solo quella, la
possono vedere gli zii e i nipoti, e solo loro. Un’altra sottocartella potrà
vederla solo il collega dell’ufficio e così via. Lo spazio Dropbox che non
condividete rimane vostro e nessuno può guardarci dentro, indipendentemente
dalle sottocartelle che sono state messe in condivisione. C’è anche una
sottocartella pubblica, programmaticamente aperta a chiunque, da evitare se
tenete alla privacy e da sfruttare al massimo se volete dare massima diffusione
a un contenuto.
Dropbox mette a
disposizione 2 GB di spazio gratuito e il resto è a pagamento, a partire da
dieci dollari al mese per salire in spazio e in prezzo.
Le aziende hanno a
disposizione un’offerta da 1.000 GB per 5 persone a ottocento dollari all’anno.
Si possono avere più persone, pagando di più.
Per condividere cartelle Dropbox con altri, bisogna che
siano iscritti anche loro. Se si iscrivono apposta su vostro invito, guadagnate
mezzo GB di spazio gratis per ogni nuovo iscritto e si può arrivare fino a 18
GB gratis. Altri servizi, come Copy.com, Box.com, Hightail.com e via dicendo,
funzionano in base allo stesso principio.
Quello che si voleva
sottolineare è la possibilità di automatizzare i trasferimenti di file. Se
anche avete un GB di dati da spostare, la linea ci metterà il suo tempo;
intanto però siete liberi di lavorare e, se quel file finisce su cinque
macchine diverse tutte collegate allo stesso identificativo Dropbox, ci metterà
molto meno tempo di quanto impieghereste con la chiavetta. Specie se abitate a
Foligno e una delle macchine appartiene alla figlia che sta facendo il corso di
inglese a Brighton.
In figura si vede come una cartella Dropbox appare
quando viene consultata via Internet, con un browser (gli esagoni colorati al
posto dei nomi file li abbiamo messi noi per riservatezza).
Ci sono file
singoli, cartelle, cartelle condivise (l’icona della cartella mostra due
persone). Gli oggetti con l’icona della catena a destra hanno un link Internet
e possono essere scaricati da chiunque abbia ricevuto notizia dell’esistenza
del link. I link riguardano solo il file relativo; chi scarica non può vedere
nient’altro. Chi riceve l’invito a una cartella in condivisione può vedere solo
quello e non il resto dei vostri file.
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