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Assinform: cloud e IoT enabler del mercato digitale italiano

Nei primi sei mesi del 2016, il mercato digitale italiano nel suo complesso è cresciuto dell’1,2%, rispetto al medesimo periodo del 2015, e si è attestato su un valore di 31.953 milioni di euro.
È questa la prima evidenza emersa dai dati a consuntivo del primo semestre di quest’anno prodotti da Assinform in collaborazione con NetConsulting Cube e che, per il secondo anno consecutivo, riportano un dato in crescita che, oltre a confermarsi più elevato di quello del Pil italiano, lascia intravvedere una crescita per tutto il 2016 nell’ordine dell’1,3 per cento, per un valore di 65.759 milioni di euro.

A confermarlo ci pensano i numeri riportati con la consueta puntualità da Giancarlo Capitani, Presidente di NetConsulting Cube, attento a interpretare anche l’andamento dell’economia per offrire una visione complessiva del fenomeno.

«Nel 2016 in corso, una serie di fattori intangibili, tra cui l’uscita della Gran Bretagna dalla Ue, gli attacchi terroristici in Francia e Belgio, le imminenti elezioni negli Stati Uniti e il referendum che ci attende a dicembre, hanno, e stanno, condizionando gli andamenti macroenomici inducendo a un clima di incertezza che induce prudenza sia nel mondo delle famiglie, sia in quello delle imprese».
Da qui un secondo trimestre 2016 meno “brillante” del primo che ha prodotto una costante crescita delle componenti nativamente digitali, anche se si è verificato un rallendamento del digital advertising.
«La componente dei servizi di rete e telecomunicazioni, in decrescita del 2,2% – continua Capitani – è l’unica a non contribuire fattivamente alla crescita, mentre è riportato un andamento positivo sia dei servizi Ict (+2%), sia della componente software e soluzioni (+4,8%), che hanno raggiunto rispettivamente un valore pari a 5.198,5 e a 2.863 milioni di euro».

A sua volta, il segmento dei dispositivi e dei sistemi risulta ancora condizionato dall’andamento dei pc calato, nei primi sei mesi di quest’anno, dell’8% in termini di volumi. In questo contesto di decrescita si è però registrato un aumento, sempre in termini di unità vendute, del 10,3% dei pc server, «a riprova della trasformazione in atto nelle aziende, ma anche dell’ingresso sul mercato di server sempre più performanti e della realizzazione di nuovi datacenter, specie nell’area lombarda».
Ciò detto, anche i notebook cominciano a subire una significativa concorrenza dei tablet in configurazione enterprise, «per i quali si comincia a evidenziare un ingresso importante, in grado di gettare l’ombra della concorrenza su altri device mobili utilizzati abitualmente all’interno delle aziende».

IoT e piattaforme Web: il nuovo che avanza

Il software, «sempre più protagonista del mercato digitale italiano, ma sempre più invisibile, nella misura in cui viene incorporato negli oggetti del mondo tradizionale», registra, invece, andamenti differenziati in cui il comparto del system software (-0,4%) è condizionato dal calo della vendita dei pc e quello del middleware passa al negativo (-03%), contro il +2,6% dei primi sei mesi dello scorso anno, «quale riflesso della trasformazione in cloud di acquisti precedentemente effettuati sotto forma di licenze».
Infine, la parte più importante del mercato, per dimensione, è rappresentata dal software applicativo, che con una crescita del +7,1% ha raggiunto i 2.034 milioni di euro di valore, «e che dalla sua ha anche due digital enabler. Il primo – enfatizza Capitani – è l’IoT, destinato a crescere in modo significativo anche nei prossimi semestri, il secondo è rappresentato dalle piattaforme Web».

In questo contesto, pur continuando a mantenere una certa importanza, i servizi di outsourcing risentono di una decrescita fisiologica dovuta alla rinegoziazione dei contratti in essere e all’adozione di sistemi e servizi tecnologicamente più avanzati, mentre la domanda di servizi in cloud e dei datacenter (+18,8% a 1.074,8 milioni di euro) «vede una propensione crescente delle aziende, anche di piccole e medie dimensioni, a sostituire una progettualità interna per acquisire servizi esternalizzati, a conferma che il cloud sta assumendo sempre di più una valenza strategica e meno opportunistica».

Componenti in crescita da qui al 2018

Ma se gli smartphone (che con un +9,8% sono prossimi a raggiungere nel 2016 i 15 milioni di unità vendute) stanno diventando uno strumento fondamentale di accesso ad applicazioni e servizi in mobilità ed evidenziano il quadro di un’Italia sempre più connessa, il sentiment delle imprese italiane rispetto alle prospettive, è negativo, come pure l’indicatore anticipatore elaborato da Istat, che ha di recente evidenziato una prospettiva di decrescita economica per i prossimi due trimestri.
Ciò detto, la buona notizia per Capitani c’è ed è che «il mercato digitale comincia a diventare un mercato anticiclico, ossia resiliente, nel senso che non solo reagisce alla negatività ma anche rispetto a un andamento di un’economia che non si prospetta altrettanto positivo».
Da qui una privisione di crescita per Big data e cloud, piattaforme di gestione Web, mobile business e sicurezza, che «rappresentano funzioni e applicazioni sempre più intrecciate tra loro».

Tre ragionamenti su Industria 4.0

A chiusura, non poteva mancare una riflessione su Industria 4.0, vero e proprio programma di politica industriale che, per Capitani, «sarà efficace e genererà effetti sensibili solo se i 13 miliardi di euro promessi per i prossimi tre anni verranno fattivamente inclusi nel DEF in discussione in questi giorni e se verranno ridefiniti gli oggetti finanziati, che non possono limitarsi alle componenti di hardware avanzate. Altrettanto importante sarà, infine, la velocità con cui il programma verrà realizzato».

Da sx, Giancarlo Capitani, NetConsulting Cube, e Agostino Santoni, Assinform
Da sx, Giancarlo Capitani, NetConsulting Cube, e Agostino Santoni, Assinform

Ne è più che mai convinto il presidente di Assinform in carica, Agostino Santoni, attento a sottolineare come «la crescita dell’1,2% del mercato digitale in Italia ci dice che la crescita non è ancora per tutti e che l’accelerazione delle nuove tecnologie richiede un riallineamento veloce delle competenze della nostra industria, del mercato del lavoro e della domanda per realizzare davvero la rivoluzione, che non è solo digitale, ma riguarda l’intero Sistema Paese».

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