Anfov: scarso l’effetto del contributo per la banda larga

Riceviamo e pubblichiamo un commento sul provvedimento del governo che prevede un’agevolazione di 75 euro. Saranno pochi a beneficiarne.

dicembre 2002 Nel novembre 2001 Anfov presentò alla Task Force sulla larga banda e al Ministero dell’Economia un progetto di bonus fiscale alla domanda di larga banda (Alba), rivolto sia ai residenti, sia alle imprese utilizzatrici di una qualsiasi delle varie tecnologie di larga banda, per nuovi contratti o estensioni di contratti in essere. Si suggeriva di attingere, almeno per il primo anno, alla legge 57 del 2001, rimasta inutilizzata per mancanza di regolamento applicativo e di applicare il bonus per tre anni. Al termine dei tre anni il governo avrebbe recuperato in un solo anno l’intera agevolazione, essendo molto probabile che gli utenti di larga banda non rinuncino al servizio quando cessino le agevolazioni.

Con l’articolo 64 della Finanziaria 2003 ora all’esame del Senato (Ddl 1826), il Governo istituisce un contributo statale di 75 euro, a favore sia di persone fisiche che giuridiche, sotto forma di sconto sull’ammontare previsto nei contratti di abbonamento al servizio di accesso a larga banda a Internet. Il contributo sostituisce quello a suo tempo previsto dalla legge 57/2001.

Il contributo va pertanto nella direzione indicata dall’Anfov.

Mentre però Anfov chiedeva bonus fiscali proporzionali alla spesa (come nella ristrutturazione edilizia) da applicarsi a tutti i richiedenti, il contributo attuale è in misura fissa (più modesta), uguale per privati e imprese, ma la sua concessione è soggetta al limite annuo, per il 2003, di 20 milioni di euro. Ne potranno, pertanto, beneficiare soltanto 266.666 utilizzatori. Nel primo semestre 2002 i nuovi utenti di larga banda sono stati circa 450mila, circa il doppio del corrispondente periodo dell’anno prima. Con questo tasso di crescita naturale e con le nuove offerte presentate in questi mesi dagli operatori, si presume che i contributi in Finanziaria si esauriscano entro i primi due mesi del 2003, con un effetto molto modesto sulla penetrazione del servizio.


Lo studio dell’Anfov rilevava una discreta elasticità della domanda al prezzo, in presenza di un’agevolazione destinata a durare tre anni (2002-2004). È difficile che una misura di portata temporale così modesta sia percepita dai potenziali utilizzatori come una reale riduzione di prezzo. In particolare per le imprese il contributo è irrisorio, rispetto alle spese per l’accesso alla larga banda in rete locale aperta a tutti i dipendenti abilitati. La riduzione di prezzo, in misura consistente, doveva servire, nel progetto dell’Anfov, a favorire gli investimenti necessari a colmare il “digital divide”, specie per le zone geograficamente sfavorite o a bassa densità telefonica. Questo beneficio, pertanto, non sarà ottenuto con l’attuale contributo.


Tenuto conto dei vincoli di bilancio dello Stato, ma anche della caduta del progetto di larga banda a suo tempo presentato dal Ministero dell’Innovazione (1,8 miliardi di euro nel periodo 2003-2005), sarebbe necessario introdurre al Senato nella Finanziaria almeno i due seguenti emendamenti all’art. 64:


1) Stanziare 100 milioni di euro nel 2003 anziché 20. In effetti la legge 57/2001 che il contributo sostituisce, prevedeva 18.8 milioni di euro nel 2000, 16 nel 2001, 58 nel 2002 e 12.9 nel 2003. La somma fa appunto 105.7 milioni, arrotondati per difetto a 100.

2) Limitare il contributo alle famiglie e alle piccole imprese, sotto ai 100 dipendenti. A queste ultime dare un contributo doppio, di 150 euro, in modo da renderlo percepibile. Le imprese maggiori risultano già tutte attrezzate con accesso alla larga banda e pertanto non necessitano di agevolazioni.

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