Alle prese con la virtualizzazione delle funzioni di rete

F5_Networks_Arcagni_PaoloPronti al cambiamento. Sono i service provider intenzionati a trovare il giusto equilibrio tra un’esperienza utente positiva e la fidelizzazione dei clienti.
Ne è convinto Paolo Arcagni, Systems Engineer Manager Italy e Malta di F5 Networks, secondo cui la virtualizzazione delle funzioni di rete, o Nfv, sarà sempre più influente in un contesto in cui, secondo i dati del Visual Networking Index pubblicato da Cisco, entro il 2018, il traffico globale dei dati mobile crescerà di quasi 11 volte raggiungendo i 5,9 exabyte.
Da qui ai prossimi tre anni il traffico da video rappresenterà il 69% del totale traffico dati mobile, con un incremento di 14 volte rispetto a quel che accade oggi.

Non stupisce, dunque, l’attuale forte richiesta di tutto ciò che è in grado di migliorare orchestrazione delle applicazioni, virtualizzazione, astrazione e programmabilità, tant’è che, secondo le stime della società di ricerca 451 Group, il mercato Nfv raggiungerà nel 2017 un valore di circa 3,1 miliardi di dollari.

Parliamo, come ricorda Arcagni, di “un modello architetturale che consiste nella virtualizzazione di intere classi di funzionalità del nodo di rete in blocchi costruiti, che possono includere firewall virtualizzati, bilanciamento del carico, Data network system e rilevamento delle intrusioni. Questi blocchi vengono, poi, collegati tra loro per creare servizi di comunicazione”.

Viene, allora da chiedersi, che vantaggi possono trarre le reti definite dal software da una tecnologia implementata su reti esistenti.
Qui a rispondere ci pensa Sns Research, secondo cui, entro il 2020, le tecnologie Sdn e Nfv insieme permetteranno ai service provider che operano sia via cavo, sia wireless, di risparmiare fino a 32 miliardi di dollari in investimenti annui CapEx.

Per prepararsi la strada, sottolinea nuovamente il manager di F5 Networks, i service provider più attenti hanno già iniziato a studiare come consolidare e semplificare i servizi all’interno della loro rete S/Gi, che rappresenta l’interfaccia tra il Packet data network gateway, o P-Gw, e Internet.
La virtualizzazione e l’astrazione abilitano la virtualizzazione dell’architettura Evolved packet core, mentre un motore di orchestrazione intelligente può, successivamente, facilitare la gestione dinamica delle policy e una gestione del traffico flessibile e in tempo reale.

Un altro aspetto fondamentale, prosegue Arcagni, è la virtualizzazione della rete e del piano di controllo del network S/Gi. È proprio qui che i servizi di questo tipo interagiscono con elementi interni come le Policy and charging rules function Hss e Ims attraverso le interfacce Diameter e Sip.

Nel frattempo, la virtualizzazione della Ran e di altre componenti fondamentali, permette alle tecnologie Nfv di accedere ai dati analitici per creare policy di orchestrazione dinamiche e flessibili liberando la rete, ora in grado di adattarsi automaticamente a congestione, modelli di traffico specifici, subscriber e aspettative di gestione delle policy applicative.

Da qui le conclusioni secondo cui, “il grande obiettivo è diffondere i dispositivi e ottenere la libertà di abbandonare i servizi superflui in favore di architetture standardizzate in grado di ridurre le spese operative e di capitale per i service provider, nonché di costituire una base solida a partire da una piattaforma subscriber e application-aware in grado, potenzialmente, di controllare l’adozione delle tecnologie Sdn/Nfv”.

 

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