Alla scoperta del wireless USB

Parte il lancio dei nuovi prodotti. Pregi e difetti dello standard senza fili che garantisce una velocità di 480 Mbps nel raggio di tre metri.

Negli Stati Uniti sono già stati lanciati i primi dispositivi con interfaccia
wireless USB (fra gli altri Belkin e Lenovo) e le aspettative degli utenti sono
molte. Ma come funziona lo standard? Quali sono i pregi e i difetti?

Lo standard del wireless USB è stato ufficialmente annunciato a metà 2005.
Ma solo nel 2006, è stata tenuta la prima dimostrazione pratica della nuova
tecnologia, con il trasferimento di un flusso di dati video ad alta definizione
verso un PC basato su Windows XP equipaggiato con appositi driver.

Le specifiche tecniche e le velocità
Il Wireless USB si basa sulla modulazione Ultra-Wideband (UWB), nella banda
dei 7,5 GHz, ed eccelle nelle prestazioni assicurate nell’ambito delle connessioni
a corto raggio in cui, su distanze fino a 3 metri, raggiunge 480 Mbps e supporta
un massimo di 127 periferiche: le stesse prestazioni teoriche di un normale
collegamento USB 2.0 via cavo (è già previsto, peraltro, che successive evoluzioni
dello standard possano superare 1 Gbps).

Grande attenzione è stata rivolta al contenimento dei consumi elettrici;
è previsto che, in attività, la circuiteria Wireless USB non assorba
più di 300 mW di potenza e che, col tempo, questo consumo scenda fino
a soli 100 mW grazie al graduale perfezionamento della tecnologia e dei chipset
disponibili: per esempio, la sezione radio potrà disattivarsi entrando
in modalità standby quando non vi sia necessità di trasferire
dati.

Com’è fisiologico in una tecnologia radio, al crescere della distanza la banda
disponibile decresce rapidamente, tanto che in un raggio di 10 metri la velocità
raggiungibile dichiarata è di “soli” 110 Mbps. È comunque importante sottolineare
il fatto che, con valori di questa entità, per collegamenti a corto-medio raggio
il Wireless USB, almeno sulla carta, è in grado di superare o uguagliare le
prestazioni delle attuali tecnologie Wi-Fi non proprietarie.

Per le sue caratteristiche, il Wireless USB sarebbe perfetto per realizzare
reti temporanee punto-punto “ad hoc” fra due PC vicini, con finalità di trasferimento
dati o sincronizzazione cartelle, senza avere a che fare con impostazioni IP,
DHCP, SSID, netmask e quant’altro, né dover installare driver (almeno quando
i sistemi operativi più diffusi avranno incorporato il relativo supporto fra
le proprie capacità di base).

Le alternative oggi più comuni per la connessione PC-to-PC, infatti,
consistono nell’uso di un cavo Ethernet cross o di un cavo USB-USB, nell’impostazione
di una rete Wi-Fi ad-hoc oppure nell’impostazione di una relazione Bluetooth
per file transfer oppure Object Transfer: sulla carta, il Wireless USB dovrebbe
superare nettamente, o per lo meno uguagliare, ognuna di queste soluzioni sia
per prestazioni, sia per facilità d’uso.

In particolare, per facilitare al massimo la sostituzione di una tratta USB
wired con una wireless, si è deciso di mantenere l’impostazione
generale tale per cui le comunicazioni non sono peer-to-peer, ma sempre host-to-device:
la complessità logica e circuitale è concentrata nell’host,
mentre il device può essere fabbricato in modo economico e non richiede
grandi capacità di elaborazione, in quanto essenzialmente deve solo rispondere
ad ordini impartiti dal controller, che risiede sull’host.

Per consentire a determinati dispositivi di funzionare, a seconda dei casi,
sia come host, sia come periferiche, è stato previsto il concetto di
“dual role device” che, proprio come accade nella modalità
USB On-the-go a cavo, consente ad una fotocamera di funzionare come memoria
esterna quando è il PC a richiedere le immagini, oppure di comportarsi
da host nei confronti di una stampante wireless quando si tratti di stampare;
analogamente, un PDA può funzionare come periferica di un PC, ma può
anche accedere ad una memoria di massa condivisa come un disco fisso esterno
Wireless USB; un riproduttore multimediale può comportarsi come memoria
di massa quando il PC deve caricarvi i contenuti, oppure come host quando deve
inviare a periferiche quali un sistema Hi-Fi surround o uno schermo HDTV i propri
segnali audio e video.

E l’hub USB?
Per quanto riguarda la connettività, abbiamo già accennato al limite di 127
periferiche gestibili, come nel wired USB. Il concetto di hub USB perde significato
dal momento che non vi sono porte fisiche in quantità limitata, tuttavia sono
attesi sul mercato prodotti ibridi che si presentano come normali hub USB wired
a 4 porte, ma usano il Wireless USB anziché il classico cavo A-B per collegarsi
al PC; oppure degli adattatori Wireless USB realizzati fisicamente come dei
dongle USB 2.0 del tutto simili alle chiavette Wi-Fi oggi in uso. Questi prodotti,
tecnicamente definiti Host Wire Adapter, permetteranno di aggiungere con facilità
il supporto Wireless USB anche a computer che non ne siano dotati.

Sono previsti anche degli adattatori Wireless USB (Device Wire Adapter) da
installare sulle periferiche anziché sul PC, per rendere compatibili
con il Wireless USB le attuali periferiche USB 2.0 a cavo. In altre parole,
si potrà accedere ai vantaggi del Wireless USB mantenendo periferiche
e PC attuali e, al tempo stesso, affiancarvi future periferiche basate in modo
nativo sul nuovo standard.

La procedura di pairing
In un aspetto, però, il Wireless USB risulterà per forza di cose un po’ meno
intuitivo del normale USB wired: come in tutte le tecnologie wireless, in cui
il “cavo” che collega le periferiche è qualcosa di “logico” ed invisibile, inevitabilmente
ecco comparire la necessità di una procedura di pairing (simile a quella del
Bluetooth) per chiarire chi è collegato a che cosa e per evitare accessi non
autorizzati.

A questo scopo va allora ricordato che su tutti i prodotti Certified Wireless
USB la sicurezza della tratta radio sarà prontamente garantita dalla
crittografia AES: è inoltre previsto che l’AES non sia disabilitabile,
per assicurare un livello minimo standard di protezione dei dati in qualsiasi
situazione d’utilizzo.

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