In Italia vi sono ampi margini per migliorare l’efficienza nei consumi, tanto che si potrebbe superare la soglia dei 14 MTep di contenimento prevista dal Piano nazionale di efficienza energetica per il 2016. Basterebbe agire sulle tecnologie e sulle normative
L’energia vista come chiave per la competitività per l’intero Sistema Paese e non solo come elemento produttivo indispensabile. Questo è il concetto che sta alla base di un’iniziativa di Confindustria avviata a metà del 2006 grazie a Emma Marcegaglia, vice presidente Energia e coordinamento politiche industriali e ambientali all’interno dell’associazione degli industriali, nata con lo scopo principale di creare cultura sull’efficienza energetica presso le imprese.
I risultati del lavoro, che ha potuto contare su una task force dedicata e sulla collaborazione tecnica di Enea e di Cesi Ricerca, sono stati illustrati presso la sede di Assolombarda.
Produrre con meno
Il presupposto è semplice. Non è immaginabile un risparmio inteso come diminuzione dei consumi tout court: le imprese, per fare ciò, dovrebbero produrre di meno. Quello che si può fare, invece, è migliorare l’efficienza energetica, producendo gli stessi prodotti/servizi con consumi inferiori, a tutto vantaggio dell’ambiente e dei costi che incidono sulle aziende e sul Sistema Italia. Una sfida che si può affrontare, dato che, come ha osservato il direttore generale di Assolombarda Antonio Colombo, il mercato offre già tecnologie per aumentare l’efficienza e molte sono ben consolidate.
L’analisi di Confindustria ha puntato il dito su questo aspetto valutando i risparmi energetici conseguibili in una serie di settori “chiave” che, per dimensione e potenziali risparmi, risultano più indicati per interventi specifici. Gli strumenti atti a produrre il risparmio sono le tecnologie impiegate in una nutrita serie di ambiti, tra i quali: motori elettrici, climatizzazione, elettrodomestici, coibentazione degli edifici, elettrodomestici, illuminazione, apparecchi Ict.
L’obiettivo, indica sempre Confindustria, è agire sia sul parco installato sia sul “nuovo” considerando orizzonti temporali di cinque-dieci anni. A tale scopo servono precisi requisiti normativi per il nuovo da installare ed eventuali sgravi fiscali per fornitori di prodotti ad alta efficienza. Ottime opportunità, dunque, per tutti i produttori delle tecnologie coinvolte.
I settori energivori in Italia
Da un confronto europeo, emerge che l’Italia è sostanzialmente un paese virtuoso dal punto di vista del consumo energetico, anche se negli ultimi 7/8 anni siamo stati superati in classifica da paesi più attenti al risparmio, come Danimarca, Regno Unito e Germania. Gli spazi di miglioramento sul fronte dell’efficienza, insomma, sono ampi.
Cesi Ricerca stima (i dati sono riferiti al 2005) che nel nostro Paese il principale “divoratore” di energia primaria sia il settore dei trasporti, con il 25% del totale, seguito dagli impianti di riscaldamento/raffreddamento nel campo civile (22%), dai motori elettrici, dagli usi termici in industria e agricoltura (entrambi con il 18%), da altri usi elettrici e termici nel civile, dall’illuminazione.
Analizzando lo spaccato relativo all’elettricità, è interessante constatare che circa due terzi di tutti i consumi sono generati da soli tre settori: motori (con il 45-50%), illuminazione, elettrodomestici. Nel solo comparto industriale, dove viene assorbito il 49% del consumo elettrico totale, il 75% è impiegato proprio per il funzionamento dei motori elettrici. Ovvio, quindi, che dotando anche solo questo comparto di tecnologie meno energivore si otterrebbe un grande risultato.
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Consumi finali di energia anno 2005: ripartizione per impiego(file .pdf) |
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Consumi di energia elettrica in Italia nel 2005 per settore (file .pdf) |
I risparmi conseguibili
Secondo le analisi di Cesi Ricerca, mettendo in atto una serie di pratiche virtuose nei trasporti si potrebbe ottenere un risparmio compreso tra i 2 e i 6,4 MTep (tonnellate equivalenti di petrolio, milioni), cioè un valore compreso tra il 5 e il 15% dei consumi del settore nel 2005. Gli interventi riguardano da un lato la tecnologia dei veicoli (come l’introduzione del limite di emissioni di 140 g di Co2/Km o l’uso di pneumatici a bassa resistenza), dall’altro misure fiscali come la tassazione in base al consumo.
Per il comparto riscaldamento/raffreddamento e acqua calda nell’uso civile, invece, si parla di un risparmio che potrebbe arrivare a 8 MTep, pari al 20% dei valori del 2005, mediante la combinazione di varie tecnologie (dalla coibentazione degli edifici all’uso di fonti rinnovabili come il fotovoltaico).
Installando motori ad alta efficienza nell’industria si potrebbe risparmiare fino al 13% dei consumi.
Infine, un ultimo dato sull’illuminazione, la cui incidenza sul consumo di energia primaria è pari al 6%, chiama in causa tutti i consumatori finali. Utilizzando lampadine e sistemi di alimentazione ad alta efficienza e regolando il flusso luminoso si potrebbe risparmiare fino al 35% del consumi registrati nel 2005.
Considerando tutti i settori e tutti i possibili fattori “virtuosi”, Cesi stima un risparmio complessivo compreso tra i 14,3 e i 30 MTep, ben superiore ai valori previsti dal Piano Nazionale di Efficienza Energetica al 2016 anche se inferiore rispetto all’obiettivo del -20% (40 MTep) previsto dall’Europa per il 2020.
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Sintesi dei potenziali risparmi dalle azioni di efficienza energetica |





