L’inglese Pa Consulting ha sentito 300 pareri, fra C-level e fornitori di servizi, sull’ordine del giorno costante: l’outsourcing.
I progetti di outsourcing internazionali risentirebbero di una generica carenza di programmazione. Alla conclusione sintetica e tranchant arriva Pa Consulting, una società di analisi inglese che ha interrogato trecento manager, fra C-level (perlopiù Ceo, Cfo e Cio) e fornitori di servizi, sul tema.
Dalla ricerca risulta che esiste uno iato, fra fornitori di servizi e utenti, riguardo il modo di intepretare un accordo di outsourcing.
In sostanza, non ci sarebbe allineamento fra presupposti e pratica. E chi ne risente sulla pelle sono proprio le aziende utenti.
Il disallineamento è palpabile sin dalle motivazioni all’outsourcing. Secondo i fornitori, i loro clienti richiederebbero tale pratica soprattutto per tagliare i costi, con solo il 14% che pensa che l’utente veda nel fornitore di servizi un professionista la cui preparazione tecnologica è merce rara (14%).
Gli utenti pensano il contrario: il 67% si rivolge al fornitore di servizi perché vede in lui un concentrato di esperienza e conoscenza altromodo non ottenibile (leggasi: costruire in casa lo stesso expertise non se ne parla), mentre solo il 25% mette come prima istanza il risparmio a tutti i costi.
Ancora: in media, il 30% dei consulenti di outsourcing (fornitori di servizi e legali) pensa che i propri clienti non siano del tutto capaci di chiarirsi le idee sugli obiettivi da raggiungere.
Un quadro abbastanza confuso, quindi, quello rappresentato dalla società di analisi inglese, le cui conseguenze è facile immaginare: ritorni di investimento ridotti o malcerti, rischio di fallimento della trasformazione strutturale che l’outsourcing richiede, alto.
Come aggravante ci sarebbe anche il dato che, nel campo degli utenti, solo la metà include il costo dell’organizzazione residua nella redazione del proprio business case, a cui si aggiunge quello del 58% che non applicherebbe forme puntuali di valutazione contabile di rischi e benefici dell’operazione.
Ciononostante, nove utenti su dieci dicono che sottoscrivono Service level agreement, che poi verrebbero in parte consistente rispettati. Mistero.





