Olimpiadi: il canale poteva fare meglio

Il bilancio della grande kermesse sportiva che ho portato Torino al centro dell’attenzione di tutti gli sportivi è in chiaro scuro, non solo per il medagliere sportivo ma per le occasioni dell’indotto Ict italiano che ha partecipato attivamente alla messa in opera della macchina organizzativa tec

Marzo 2006, A parte i veri e propri atleti degli sport invernali che
hanno preso parte alle appena concluse Olimpiadi invernali, ci sono stati altri
stakanovisti – i tecnici Ict – che per diversi mesi si sono sottoposti ad allenamenti
sfiancanti in un campo, come quello tecnologico, dove per vincere non basta
affatto soltanto partecipare. Uno dei punti più scoperti era l’invio
in tempo reale delle informazioni ai 10mila rappresentanti dei mass media riuniti
a Torino. Così come al resto del mondo. Un aspetto importante, che doveva
convivere con una serie di altre richieste. E la sicurezza delle informazioni,
ovviamente.
Lo stress era nell’aria. Anche se le prove tecniche di trasmissione effettuate
a dicembre avevano rassicurato anche i meno ottimisti.
Una cosa si sapeva: il freddo non sarebbe stato un alleato, ma un nemico tagliente.
E anche questo era stato messo in conto dal team It composto da 250 persone
insediato presso il main technology center e gestito da Atos Origin. Un bel
parterre che entra in azione là dove c’è un Olimpiade in gioco.
Atos Origin, infatti, fa ormai rima con eventi sportivi mondiali: da Salt Lake
City 2002 (allora era ancora Schlumberger-Sema) ad Atene 2004, per poi continuare
sul prossimo evento di Pechino (2008), di Vancouver e di Londra.

Bei momenti mediatici. Ma ora vogliamo tornare sull’evento italiano. La
vicinanza con Torino ci ha incuriositi su quanto e come eventuali operatori
di Ict abbiano lavorato-collaborato-sfruttato un evento come quello di queste
appena passate Olimpiadi invernali. Tutte italiane, a cominciare dalle immancabili
polemiche rimbalzate in questi mesi.


Una domanda sola
La domanda – avete lavorato per le Olimpiadi di Torino? – pareva semplice, quasi
banale. E invece deve aver toccato i tasti più profondi di un tacito
accordo tra le varie parti, per cui Atos Origin ufficialmente e ufficiosamente
è comparsa come main contractor per i servizi Ict punto e stop. Comprensibile
questo punto di vista solo per un aspetto: non incorrere in sovrapposizioni
con gli sponsor tecnologici che tanto hanno dato per apparire. Così,
in pochi hanno riposto alla nostra domanda “banale”. E per lo più,
pare che in pochi abbiano – comunque – concorso nei lavori. «Probabilmente
– è il dubbio di Marco Sacco, responsabile comunicazione
di Poker, software house torinese – proprio perché la macchina è
“internazionale”, il valore creato per gli operatori Ict “locali”
è praticamente nullo»
. Altra ipotesi, sempre di Sacco: «Probabilmente
ne ha ricevuto qualche beneficio chi tratta hardware o reti, ma non esistono
“protagonisti” che possano far brillare la “stella informatica
piemontese” all’interno della kermesse»
. «È
un’occasione sprecata
– si rammarica il nostro interlocutore – perché
invece di puntare i riflettori su Torino e sulla capacità dell’imprenditoria
piemontese, si dà spazio ai “grandi giocatori” che hanno sponsorizzato
la manifestazione e che hanno un budget che permette di farsi notare nel grande
circo»
.

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