Monitor CRT per una corretta visione

Ecco spiegati i principi di funzionamento dei monitor a tubo catodico con un excursus sulla tecnologia e la risoluzione

marzo 2003 Mentre nelle vendite dei monitor da 15” gli LCD hanno
preso il sopravvento, nelle taglie superiori sono i monitor a tubo catodico a
tenere ancora banco. In particolare i 17” a tubo catodico, dimensione più
gettonata per i PC domestici, rappresentano un buon compromesso tra spesa e prestazioni.

Esistono varie tecnologie di CRT ma tutte sono basate sullo stesso
schema
. Un fascio di elettroni che viaggia in un tubo sottovuoto e
colpisce dei fosfori, i quali eccitati emettono luce. I fosfori sono disposti
sulla parte interna del vetro frontale e sono talmente piccoli e vicini tra
loro che l’occhio umano non riesce a percepirli come punti separati. Il fascio
emesso da un cannone elettronico di per se stesso non farebbe nient’altro che
stare in una posizione fissa. Per fare in modo che colpisca tutti i fosfori
sparsi sulla superficie viene deflesso da una bobina magnetica, pilotata dall’elettronica
di controllo

L’immagine è costruita facendo partire il fascio
dalla prima riga in alto a sinistra fino alla fine della riga a destra, poi
il fascio si sposta all’inizio della seconda riga, ripete il movimento
verso destra e continua con questo andamento a zig zag fino ad arrivare all’estremo
opposto inferiore. I fosfori non rimangono eccitati indefinitivamente,
c’è un certo periodo di persistenza ma è molto breve. Per
mantenere l’immagine sullo schermo il raggio deve fare il percorso di
cui sopra più volte. Il numero di passaggi completi è
conosciuto come refresh rate
, o frequenza di rigenerazione e si misura
in Hz. Un refresh rate di 60 Hz significa che l’immagine è disegnata
sullo schermo 60 volte in un secondo.
L’impostazione del refresh rate non dipende dal monitor bensì
dalla scheda video
. Se è troppo basso l’immagine tremolerà
e ci si ritroverà alla fine della giornata con gli occhi stanchi e a
volte anche con un senso di nausea e mal di testa. Un valore adeguato di refresh
rate per evitare questi inconvenienti è di 85 Hz, tutti i monitor moderni
supportano senza problemi questa frequenza.

Per creare il colore si impiegano tre fosfori di colore diverso,
uno rosso, uno verde e uno blu, lo schema di posizione e la dimensione dipendono
dalla tecnologia impiegata. Le tre principali sono Trinitron,
sviluppata da Sony, CRT e Cromaclear brevettata
da Nec. Nei tubi modello Trinitron i fosfori sono disposti in tre strisce verticali
affiancate mentre nei CRT hanno forma circolare e sono disposti a triangolo.
Cromaclear è, invece una tecnologia ibrida delle due precedenti. I fosfori
hanno una forma quasi ellittica e sono disposti a gruppi di tre strisce verticali
alternativamente sfalsate in altezza. Diamondtron è una tecnologia di
Mitsubishi derivata dal Trinitron. La sola differenza è l’impiego di
tre cannoni elettronici, uno per colore, al posto dell’unico cannone per tutti
e tre i colori dei Trinitron.

In generale la risoluzione massima dipende dal numero di fosfori presenti
sugli assi orizzontale e verticale
. Una risoluzione di 1.024 x 768
punti significa che l’immagine verrà visualizzata su una matrice composta
da 1.024 colonne in orizzontale e 768 righe in verticale di pixel. In
teoria più è alta la risoluzione e migliore è la definizione
dell’immagine, ma va considerata in rapporto alla dimensione dello schermo
.

Su due schermi a parità di risoluzione, per esempio 800 x 600 punti,
ma di dimensioni diverse, diciamo un 15” e un 19”, l’immagine apparirà
migliore sullo schermo piccolo. Se però alziamo la risoluzione a 1.280
x 1.024 punti la definizione sullo schermo più grande sarà ottima
mentre sul 15” l’immagine sarà talmente piccola e compressa da
apparire come sfocata.

Per i monitor da 17” la risoluzione ottimale è di 1.024
x 768 punti.
A 1.600 x 1.200 punti si dovrà sforzare la vista
per riuscire a distinguere le scritte. Inoltre molti monitor anche se dichiarano
il supporto di risoluzioni elevate non posseggono un numero adeguato di pixel
per visualizzarle.
Basta fare un semplice calcolo, con un dot pitch di 0,25 mm (distanza diagonale
fra i punti di fosforo dello stesso colore) occorre uno schermo largo 40 cm
per visualizzare correttamente una risoluzione di 1.600 x 1.200 punti (1.600
x 0.25), la larghezza media di uno schermo da 17” è però
di circa 33 cm. Questo significa che qualche parte dell’immagine verrà
compressa per farla rientrare nello schermo e quindi una parte delle informazioni
non verrà visualizzata. Questa compressione è accettabile per
chi lavora con Internet, testi o usa il PC per giocare o vedere dei film, ma
non per chi utilizza in prevalenza applicazioni grafiche.
Tipicamente la diagonale dello schermo da 17” è di 16”, c’è
sempre una differenza di circa un pollice (2,54 cm) tra la misura indicata dal
produttore e quella reale in quanto una parte dello schermo è coperta
dalla cornice che sostiene il tubo.

Per quanto riguarda gli utilizzi, chi lavora col CAD avrà
bisogno di un monitor con le regolazioni per la convergenza e la linearità,
chi lavora col DTP avrà necessità delle regolazioni
per il colore e magari anche di un programma per la taratura dei colori. Per
l’uso domestico
è sufficiente un monitor con le regolazioni
per le distorsioni geometriche di base: parallelogramma, pincushion, trapezio
e rotazione.
Attenzione a quei monitor che presentano dei problemi notevoli di convergenza
e non possiedono la relativa regolazione, la convergenza è uno dei parametri
principali che determina la qualità dell’immagine.
Per contenere l’emissione di radiazioni è necessario un buon impianto
di messa a terra. Tutti i monitor dispongono di un circuito che controlla i
livelli di tensione interna e quando sono troppo alti li scarica verso l’impianto
di terra

I PC Open Labs hanno testato 14 monitor CRT fra i quali si
sono distinti 4 modelli: l’Acer AC711 e il BenQ
G781
nella categoria di prezzo sotto i 200 euro; il Samsung
757NF
e il ViewSonic P75f+ nella fascia 200-300 euro.

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