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Sirmi non così male l’Ict italiana

Quasi in parità. Così si è chiuso il 2015 per il comparto ICT italiano, secondo i dati Sirmi comunicati in queste ore.
Nel quarto trimestre dello scorso anno, infatti, il comparto ha rappresentato una spesa complessiva di 13,7 miliardi di euro, solo in leggera flessione (-0,3 per cento) rispetto ai 13,8 miliardi del pari periodo dello scorso anno.
E se l’Ict continua a mostrare un regresso, con un -1,6 per cento a 5,2 miliardi di euro, le telecomunicazioni, con i loro 8,4 miliardi, invertono la tendenza e segnano un +0,4 per cento anno su anno.
Rispetto al 2014, quasi tutte le componenti registrano se non un recupero, come i servizi di gestione che attestati a 1,47 miliardi mettono a segno un +5,1 per cento, per lo meno un contenimento delle perdite. Fa eccezione però l’hardware, che invece frena bruscamente fermandosi appena sotto gli 1,8 miliardi, con un regresso del 6,7 per cento anno su anno. Ed è chiaro che questo calo compromette l’esito finale di tutto il comparto IT.
Anche sull’intero anno le perdite risultano più contenute: da un -3 per cento di fine 2014, arriviamo a un -1%: il comparto vale 53,4 miliardi di euro, 20,3 dei quali ad appannaggio dell’IT e 33,1 ascrivibili alle Tlc.
Va detto, a onor del vero, che per quanto più contenuto, quel meno 1 per cento è comunque un altro punto percentuale perso in una serie di trimestri e anni a chiusura negativa.

Meglio le Tlc dell’ICT

Di nuovo, anche sull’intero 2015, il segmento che più soffre è quello dell’hardware: si vendono meno pc, è un dato di fatto, e alla fine il segmento si ferma a 6,7 miliardi di euro, con un -6 per cento sul 2014.
Sempre in crescita i servizi di gestione, grazie evidentemente al cloud, il software riesce a fermarsi alla soglia del pareggio, con un -0,5 per cento alla soglia del 4,5 miliardi di euro, grazie soprattutto a Business Intelligence, Big Data e soluzioni Mobile, mentre i servizi di sviluppo registrano un -2,1 per cento.
Le Tlc fisse si fermano sotto i 14 miliardi di euro, con un -1,9 per cento, a dimostrazione che è sempre il mobile il driver del comparto: qui dal -3,3 per cento del 2014 si recupera a un +0,4 per cento, arrivando a toccare i 19,1 miliardi.

Segno negativo su desktop, client e tablet

Come accennato, il comparto che mostra più sofferenza è quello dell’hardware, trainato al ribasso dai pc client.
I desktop si fermano a 1,1 milioni di unità consegnate in un anno, in calo del 10,4 per cento rispetto al 2014.
I notebook sono a 2,5 milioni, ma con un -13,8 per cento e ancor più pesante è il calo dei tablet, comparto per il quale la saturazione è evidente, che si attestano a 2,8 milioni di unità, in calo del 15,9 per cento.
Leggermente meglio i server: i 474,8 milioni di fatturato annuo corrispondono a una sostanziale tenuta: -0,5 per cento.
Tuttavia, i dati di intero anno contrastano con quelli del quarto trimestre, nel quale i 118,6 milioni di giro d’affari corrispondono a un regresso del 10,3 per cento.
Le cause di questa discrasia potrebbero essere ascrivibili all’allocazione temporale dei progetti di data center transformation o dei progetti cloud delle imprese.
Resta in calo anche il comparto storage, che vale 459,7 miliardi di euro nel 2015, in calo del 3,8 per cento anno su anno.
Di nuovo, a risentirne maggiormente è la componente hardware, che si ferma a quota 273,4 milioni, in calo del 7,1 per cento, mentre il software, sotto la spinta delle istanze software defined, addirittura mette a segno un +1,7 per cento a 186,3 milioni di euro.

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