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Al salotto del Mix i progetti per l’Open Hub Med

“Siamo pronti per partire a fine gennaio” afferma Valeria Rossi, direttore generale di Mix all’annuale salotto del Milan Internet eXchange a proposito dell’inaugurazione dell’Open Hub Med, il polo tecnologico in fase di completamento a Carini (Palermo).

L’intervenuti alla tavola rotonda si sono confrontati sulla centralità del Mediterraneo nelle comunicazioni, tema antico quanto rivedibile alla luce delle evoluzioni geopolitiche e del mercato della connettività.

E, da quanto è emerso, l’apertura di Open Hub Med potrà avere notevoli implicazioni sul mercato. L’obiettivo è stato chiarito molto bene da Valeria Rossi: “intendiamo emulare l’esperienza di France-IX a Marsiglia e proporci come valida alternativa all’hub francese”.

Ed è auspicabile, se non necessario, che una certa quantità del 70% del traffico Internet che polarizza France-IX si concentri su un altro polo, meglio se Open Hub Med, non tanto e non solo perché siamo in Italia.

Intanto perché la Sicilia è fisicamente al centro del Mediterraneo ed è un nodo inevitabile nelle comunicazioni tra l’Europa, il Nord Africa e il Medio Oriente, dunque dall’Asia. Regioni assetate di banda ma, soprattutto, molto complesse da gestire a causa dell’instabilità politica.

Inoltre, Open Hub Med si propone come alternativa consortile a un “certo monopolista” che negli anni ha gestito il controllo della maggior parte della ventina di cavi sottomarini che transitano per la Sicilia.

Infine, sarebbero evidenti le ripercussioni positive per l’occupazione nel sud e Open Hub Med si proporrebbe come alternativa più decentralizzata ai poli del nord Italia, favorendo, istituzioni permettendo, l’innovazione di banda nel centrosud.

Già, le istituzioni, rappresentate al Salotto del Mix da Raffaele Tiscar, vicesegretario generale alla Presidenza del Consiglio dei Ministri che, pur approvando l’iniziativa, evidenzia che lo Stato “debba promuovere le capacità di attrazione delle landing station (gli apparati di approdo e smistamento del traffico proveniente dai cavi sottomarini, ndr) creando le giuste opportunità per l’approdo e per la trasmissione nella terraferma”.

In questo modo le prime strutture a poter beneficiare dei servizi di Open Hub Med potrebbero essere le Pa locali, per esempio. Tiscar, osserva, però che il progetto debba essere considerato “europeo” e come tale dovrebbe incoraggiare una politica incentivante comunitaria.

In aggiunta, è da ricordare, a proposito del ruolo delle istituzioni, l’impegno preso con il Piano di Investimenti a Intervento Diretto del Ministero dello Sviluppo Economico che mette sul tavolo circa 3 miliardi di euro per realizzare la banda ultralarga nelle cosiddette aree bianche.

Il backhauling al contrario del salotto del Mix

Un’altra evidenza emersa dal salotto del Mix viene ben esposta da Simone Bonannini, amministratore delegato di Interoute, che sottolinea come si debba lavorare per attrarre intorno all’hub i produttori di contenuti in quello che dovrebbe essere un “backhauling al contrario”. Ovvero non essere solo un polo di smistamento ma un concentrato di dati da distribuire in Europa, esattamente come ha fatto Francoforte, piazza di minore importanza rispetto ad Amsterdam e Londra, che ha saputo raccogliere le opportunità provenienti dall’est europeo.

Franck Simon, managing director dell’hub di Marsiglia, infine, mette in guardia dalla difficoltà di far coesistere i consorziati, spesso concorrenti, criticità risolvibile con un business model chiaro.

Un ulteriore contributo alla discussione arriva da Rao G. Lingampalli, senior Manager, Optical Network Architecture di Equinix, che in una interessante presentazione illustra i trend del settore.

Intanto, il 99% del traffico Internet è “wet”, ovvero passa per cavi sottomarini e la loro capacità raddoppia in due anni, confermando l’importanza della tipologia del mezzo, per esempio più affidabile di un cavo posto su terreni pericolosi come il Medio Oriente.

Altra tendenza evidenziata da Lingampalli che dimostra come sia necessaria una importante politica di neutralità, di apertura e di collaborazione tra gli attori riguarda il notevole incremento nei prossimi mesi degli investimenti in strutture sottomarine, e non, da parte di fornitori di servizi cloud e di contenuti come Google, Microsoft, Amazon e Facebook.

L’entrata in scena dei monopolisti dell’OTT (Over-The-Top), infatti, potrebbe in qualche modo influire sulle strategie degli hub, rivoluzionando quei valori di apertura e collaborazione vitali per il mercato delle infrastrutture per la trasmissione dati, oltre che minarne il fatturato.

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