Home Soluzioni Retail Come raccogliere dati con i wearable e venderli al miglior offerente

Come raccogliere dati con i wearable e venderli al miglior offerente

Molte grandi aziende dell’abbigliamento sarebbero ben liete di poter raccogliere dati precisi su quanto e come i loro prodotti vengono usati, solo che è un’operazione tecnicamente impossibile.

O almeno lo era: la startup americana Loomia ha progettato un sistema che permette con relativa semplicità questa raccolta di dati e anzi si estende alla raccolta anche di altri tipi di informazioni.

Ma tutto parte dall’abbigliamento, anzi dagli smart clothes. Loomia ha infatti sviluppato un tessuto conduttivo che si può combinare con quelli tradizionali per realizzare un capo d’abbigliamento che ha al suo interno un vero e proprio circuito elettrico (il LEL, Loomia Electronic Layer).

Questo permette alcune funzioni smart come riscaldare l’abito, illuminarlo, rilevare la posizione geografica, il tocco e alcuni parametri di chi lo indossa. Nell’ambito della raccolta di informazioni serve a raccogliere dati e a memorizzarli su una periferica esterna.

Uno schema di come il LEL si inserisce nei vestiti e si collega alla Tile

Questa è la Loomia Tile, una piccola unità di storage che ricava informazioni dagli abiti a cui si collega attravero un piccolo connettore.

Una Tile si può associare a più abiti, ciascuno identificato da un piccolo chip, e a più persone, che si identificano via impronte digitali. In questo modo una Tile può sapere quante volte abbiamo indossato un certo capo, le sue caratteristiche, dove eravamo mentre lo usavamo, che parametri fisici avevamo in quel momento e così via.

Loomia ha progettato una raccolta dati intensa ma etica, nel senso che tutte queste informazioni non sono condivise in maniera incontrollata ma conservate sulla Tile in forma cifrata e poi trasferite sul computer del suo possessore, dove sono anche qui cifrate e gestite da un software specifico, la Tile Platform.

Questa comprende tra l’altro una blockchain basata su Blockstack, che comprende le informazioni sui capi d’abbigliamento registrati e i dati sul loro utilizzo raccolti dalle Tile, più altri dati aggregati sui possessori delle Tile stesse.

La Loomia Tile

L’idea alla base del progetto di Loomia è che chi ha generato queste informazioni – ossia il possessore di una Tile – sia l’unico a decidere con chi condividerle attraverso una sorta di marketplace (il Loomia Data Exchange).

Può ad esempio decidere di inviare le informazioni sui capi che indossa alla loro casa produttrice, o magari a un’azienda che sta facendo ricerche di marketing. Potrebbe poi cedere i dati di posizionamento sui suoi percorsi a un’azienda di trasporti, come anche i suoi parametri fisici a un produttore di device fitness.

Le aziende che ricevono informazioni attraverso il Data Exchange devono pagare chi li fornisce con una valuta virtuale – il Token – che nelle intenzioni di Loomia si potrà usare per acquistare beni e servizi. L’idea è quindi quella di remunerare chi cede i propri dati, invece di matenerlo come un soggetto passivo nella raccolta di informazioni.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome

Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere sempre informato sulle novità tecnologiche
css.php