Home Cloud Oracle: il cloud è nel futuro di tutti

Oracle: il cloud è nel futuro di tutti

Entro il 2020 scadranno molti contratti di outsourcing e le aziende dovranno decidere che fare: il passaggio al cloud, con tanto di cambio di datacenter, sarà obbligato.

Così esemplifica Fabio Spoletini, country manager di Oracle Italia, quello che ci attende, come sistema economico, in fatto di cloud «Veniamo da periodo in cui siamo passati da 10 a 3 datacenter. Oggi il tema è farlo ibrido. Domani sarà farlo in cloud e basta».

Perché ne parla Oracle? «perchè abbiamo un ruolo chiaro: industrializzare le nuove tecnologie per l’enterprise», dice Spoletini.

Fabio Spoletini, country manager di Oracle Italia

Le tecnologie chiave, da intercettare e industrializzare oggi sono artificial intelligence, machine learning, chatbot, blockchain, big data e data lake, data sharding, micro service. «Di tutte queste, il cloud è il vero abilitatore».

Per Spoletini va tenuto presente che lo sviluppo on premise non è più sostenibile: «il cloud è una questione di tempo, quando farlo è una questione di competitività. Se il concorrente va in cloud devi farlo anche tu».

Un anno di svolta per il cloud

Spoletini rafforza il concetto con un po’ di dati. «I recenti dati Assinform ci dicono di una ripresa della spesa Ict al 2,3%. Questione di milioni. Il messaggio da cogliere è che la spesa informatica non cala, ma riprende. E il cloud in Italia cresce del 23%. I prossimi 12 mesi saranno critici. Anche perché a distanza di tre mesi i clienti cambiano la percezione sul cloud».

Una recente ricerca di Oracle dice in sostanza che il datacenter interno è superato: lo IaaS è il nuovo modello di outsourcing.

«Nel cloud la customer satisfaction è basilare. Il cloud passa per l’esperienza di successo: fornendo un servizio dobbiamo garantire che ciò che è erogato funzioni»

A livello di business transformation oggi la maggiore attenzione è sui tavoli del CFO e delle HR: «lì si trasforma in modalità cloud, per avere il dato real time e maggiore collaboration».

Crescita mondiale e italiana

In questo quadro, racconta Spoletini, nell’ultimo anno fiscale Oracle Corporation ha registrato un aumento del 60% nelle attività cloud, generando 4,7 miliardi di dollari di business. Solamente nel quarto trimestre ha realizzato 1,4 miliardi di dollari ed è cresciuta del 75% nell’offerta SaaS.
«E teniamo presente che l SaaS ha la capacità di trascinare tutto il resto», chiosa Spoletini.

Oracle Italia sul cloud è cresciuta a tre cifre, con centinaia di clienti aggiunti, più di 500mila business user di processi cloud attivi, 175 partner che hanno certificato più di 600 persone su Oracle Cloud. Per quali applicazioni? «Eravamo partiti con le HR, ora stiamo coinvolgento il marketing, e si va verso gli ERP». Con i partner, certo: «abbiamo lanciato il partner hub cloud Evolution center con Computer Gross, un laboratorio per creare competenze sui partner, che serve per facilitare il passaggio di conoscenza alle aziende di territorio».

Per Emanuele Ratti, country leader cloud infrastructure di Oracle la completezza del cloud merita sempre di essere raccontata: DaaS, SaaS, Paas e IaaS si fanno seguendo sei percorsi.
In particolare merita una vista speciale il modello infrastrutturale, quello che consentirà di lasciarsi alle spalle il datacenter interno per come lo conosciamo oggi. Lo IaaS di Oracle è basato su tre datacenter per Region, con tre Region collegate fra loro in ridondanza, e con virtualizzazione cablata dentro la scheda di rete, che significa 10x in fatto di prestazioni e sicurezza.

Dove sono i datacenter di Oracle

L’Italia raddoppia

Per Giovanni Ravasio, country leader application la crescita in Italia sugli applicativi cloud è sulla base di un raddoppio ogni sei mesi. «Non è che abbiamo sostituito la base installata, l’abbiamo ampliata. Stiamo diventando una realtà più allargata. Lo stiamo facendo in public cloud: cioè applicativo in cloud completamente gestito dal fornitore, mentre Assinform parla più di private cloud».

In questo mileu positivo, però, «i partner si devono svegliare: c’è ancora chi fa blueprint per cambiare il gestionale. Cioè fa progetti che durano un anno mentre potrebbero durare tre mesi: bisogna fare i progetti su public cloud».
In Italia, racconta Ravasio, sul cloud Oracle ci sono più di 500mila utenti business, sono stati spediti 700 milioni di email, per più di 20mila campagne marketing (come quelle fatte da Illy e Ferrovie dello Stato).

Non si fanno customizzazioni

Per chiarire il ruolo dei partner, Spoletini è tranchant: «nel cloud non si fanno customizzazioni, altrimenti quando arriva una patch sono dolori andare a capire dove metterla. Piuttosto, si adatta il business alle opportunità delle opzioni cloud. Si usa la metodologia Vanilla.
A sostegno, noi da azienda centrata sul prodotto ci siamo spostati sui servizi. Indirizziamo un tema di soluzioni e non di prodotti: le nuove figure fondamentali sono quelle post vendita. Perché nel cloud la customer satisfaction è basilare. Il cloud passa per esperienza di successo: fornendo un servizio dobbiamo garantire che ciò che è erogato funzioni».

Proprio nessuna personalizzazione? «La ricetta segreta sta nel far bene ultimo miglio: lì le soluzioni devono essere integrabili».

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome

Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere sempre informato sulle novità tecnologiche
css.php