Nuova concentrazione negli Usa: At&t compra T-Mobile

L’operazione approvata dai due consigli di amministrazione. 39 miliardi di dollari per diventare il primo player mobile degli Stati Uniti e il monopolista de facto del Gsm. Ma gli organi regolatori approveranno?

Ha colto di sorpresa il mondo analitico e finanziario l’annuncio rilasciato nella giornata di ieri da Deutsche Telekom e At&t.
La società tedesca, guidata nell’operazione da Morgan Stanley che ha finora agito in veste di advisor, cederà all’americana le sue attività negli Usa, vale a dire quelle legate a T-Mobile, ricevendone in cambio un corrispettivo di 39 miliardi di dollari, 25 dei quali in contanti e 14 in azioni At&t, pari a una partecipazione dell’8% nel capitale At&t. E sempre a Deutsche Telekom spetterà anche una sedia nel consiglio di amministrazione di At&t.

Nella nota ufficiale rilasciata da Deutsche Telekom, il Ceo della società definisce l’intesa, raggiunta dai board di entrambe le aziende, ”la migliore soluzione per la nostra azienda, per i nostri clienti e per i nostri azionisti”, sottolineando come la vendita consentirà di rafforzare il percorso di crescita in Europa, focalizzando gli sforzi sullo sviluppo delle infrastrutture mobili di nuova generazione in Germania e sul Vecchio Continente, accelerando il processo di transizione di Deutsche Telekom da tempo avviato.
Nel contempo, il Cfo dell’azienda Timotheus Höttges sottolinea come l’operazione, oltre all’iniezione di capitali che consentirà una importante riduzione del debito e abiliterà l’avvio di una importante operazione di buyback sia in Germania sia in Europa, avrà benefici a lungo termine, dal momento che la quota azionaria acquisita in At&t porterà ogni anno nelle casse di Deutsche Telekom parte dei forti dividendi maturati dall’azienda americana.

Ma al di là delle dichiarazioni di intenti, quel che conta in questo accordo, che deve naturalmente ricevere tutte le approvazioni da parte degli enti regolatori per poter divenir definitivo, sono i numeri.
Perché per At&t rilevare le attività americane di T-Mobile significa aggiungere qualcosa come 33 milioni di clienti alla sua base di 95,5 milioni, per un totale di 129 milioni di abbonati. 129 milioni di abbonati porta At&t al vertice della classifica dei provider americani, superando Verizon Wireless ferma a un totale di 102 milioni di utenti.
Un risultato che di fatto, secondo quanto dichiarato dal Ceo Randall Stephenson, rappresenta solo l’inizio di un piano ben più ambizioso che punta al miglioramento della qualità della rete e all’estensione dell’Lte a oltre 294 milioni di persone negli Stati Uniti.

Entusiasmi dei protagonisti a parte, qualcuno comincia a sollevare qualche obiezione: già qualche mese fa la Federal Communications Commission aveva lanciato l’allarme sottolineando come, all’epoca, il 60% degli utenti mobili orbitassero intorno a due soli player: per l’appunto At&t e Verizon Wireless. L’ulteriore concentrazione potrebbe dunque non piacere ai regolatori statunitensi.
Non solo.
Sul piatto c’è anche una questione di standard.
Con questa operazione di fatto A&t rileva l’altro player che negli Usa giocava la partita Gsm, diventando così monopolista se non de jure sicuramente de facto nel comparto, lasciando ben poche scelte alternative ai clienti. E se è vero che negli Usa altri sono gli standard dominanti, è altrettanto vero che Gsm è lo standard in Europa. Per i frequent flyer americani, che fanno la spola tra Usa ed Europa, la scelta At&t diverrebbe quasi obbligata.

Dal punto di vista dei dispositivi, le due aziende giocano la carta della complementarietà. Perché se At&t aveva vinto la partita iPhone, T-Mobile era stata la prima a vincere quella con Android, rilasciando il T-Mobile G1.

Gli osservatori sembrano guardare positivamente l’operazione, che da un punto di vista numerico e strategico sembra più che sensata. Sicuramente, almeno per quanto riguarda gli aspetti tecnologici e di integrazione è più lineare un’acquisizione di T-Mobile da parte di At&t rispetto alla ventilata ipotesi di un matrimonio della società tedesca con una Sprint che, pur avendola corteggiata per un paio d’anni, non solo è focalizzata su Cdma, ma ancora non ha saputo mettere pienamente a frutto l’acquisizione di Nextel.
Nondimeno non sarà cosa facile.
Anche se gli enti regolatori dovessero dare la loro approvazione – e di certo una fusione tra il numero 2 della classifica con il numero 4 non è da prendere alla leggera -, resterebbe la questione dello spettro. At&t e T-Mobile utilizzano la stessa tecnologia, ma su spettri di banda diversi: un’integrazione delle due reti renderà giocoforza necessario uno spostamento degli utenti dall’uno all’altro spettro, forzando di fatto gli utenti T-Mobile a cambiare i loro telefoni, nati per lo spettro Aws e non idonei a funzionare sulle frequenze 850 e 1900 Mhz utilizzate da At&t.

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