Le imprese italiane rimangono micro

Il 95% delle aziende attive, segnala l’Istat, impiega meno di 10 lavoratori

Il tessuto economico nazionale resta fortemente polverizzato: è quanto segnala l’ultima indagine Ateco dell’Istat, relativa alle aziende che hanno svolto un’attività produttiva per almeno sei mesi nel 2007. Secondo la ricerca, due anni fa le imprese italiane attive nell’industria e nei servizi erano poco meno di 4,5 milioni e occupavano, complessivamente, circa 17,6 milioni di lavoratori, per una dimensione media di 3,9 addetti. Ma in realtà il 95% di queste aziende impiega meno di 10 lavoratori: più nel dettaglio, il 21% degli addetti, pari a quasi 3,7 milioni, lavora nelle piccole imprese (da 10 a 49 dipendenti), mentre la quota rilevata nelle aziende di media dimensione (da 50 a 249 addetti) è del 12,6% (pari a oltre 2,2 milioni di addetti). Soltanto 3.630 imprese (appena lo 0,08%) impiegano 250 addetti e più, assorbendo, tuttavia, il 20% dell’occupazione complessiva (oltre 3,5 milioni di addetti).

Il peso degli autonomi
La vera particolarità dell’economia italiana è che la grande maggioranza delle aziende (il 65,5% del totale) è costituita esclusivamente da lavoratori autonomi, che dunque non hanno nessun dipendente a carico. La presenza di imprese senza dipendenti è ben oltre la media nazionale nelle attività professionali, scientifiche e tecniche (studi legali, contabilità, consulenza di gestione), nonché nel settore immobiliare (87% dei casi). Le quote più basse di società senza dipendenti si hanno invece ovviamente nel comparto manifatturiero. La ridotta dimensione delle aziende nazionali è evidenziata anche dalla forma giuridica scelta dagli imprenditori: nel 2007 quasi due terzi (2,8 milioni) avevano un’attività registrata come impresa individuale. Poco più del 18% adotta la forma giuridica di Società di persone (17 % degli addetti totali), mentre un altro 16% ha scelto di operare come Società di capitali (9 milioni di impiegati). Infine un restante 1,1% è costituito da Società cooperative, che in termini di occupazione rappresentano oltre il 6% della forza lavoro nazionale.

Cresce il peso del terziario
L’evoluzione tra il 2006 e il 2007, rileva l’Istat, ha confermato gli andamenti già evidenziati negli ultimi anni: la struttura produttiva italiana prosegue la sua evoluzione verso la terziarizzazione, con una crescita del comparto dei servizi alle imprese e una riduzione del peso delle attività dell’industria in senso stretto. A fronte di un aumento del numero delle aziende in molte attività dei servizi, in particolare nei servizi forniti alle imprese (+4,2%), nelle costruzioni (+3,6%) e nelle attività finanziarie (+3,3%), nel 2007 c’è stata infatti una diminuzione nella quasi totalità delle attività manifatturiere (-0,7%) e nelle imprese estrattive (-1,0%). Eccezioni significative nei servizi sono state la diminuzione delle imprese nei trasporti (-2,2%) e nel commercio (-0,3%), in entrambi i casi accompagnate però da una crescita occupazionale.

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