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Industria 4.0, per Federmeccanica si allarga il divario fra le imprese

C’è un lungo lavoro da fare. Il rapporto “Costruiamo insieme il futuro” realizzato da Federmeccanica sulla diffusione di Industria 4.0 racconta un settore industriale alle prese con un ritardo “significativo”, soprattutto “perché le intenzioni di investimento nei prossimi anni sono mediamente basse, in particolare tra i non-adopter (le aziende che non adottano nessuna delle 11 tecnologie prese in esame al contrario degli adopter che ne hanno almeno una, ndr). In assenza di azioni correttive il divario tra le imprese più avanzate e quelle più arretrate è destinato quindi ad accentuarsi”. L’analisi, che si basa su un campione di 527 imprese aderenti a Federmeccanica, spiega che il 64% delle imprese campione dichiara di avere adottato almeno una delle 11 tecnologie considerate; mentre il 36% non ne ha adottata neanche una.

Soprattutto la sicurezza

Le tecnologie prese in esame sono robotica, meccatronica, robotica collaborativa, Iot, big data, cloud, sicurezza informatica, stampa 3d, simulazione, nanotecnologie, materiali intelligenti. Tra le tecnologie proposte, almeno il 50% degli intervistati dichiara di conoscere, in ordine decrescente di notorietà: sicurezza informatica (93%), robotica (85%), meccatronica (76%), stampa 3D (75%), cloud computing (72%), simulazione di processi e di prodotto (71%), IoT (55%).
Di queste le tecnologie sulle quali si concentrano maggiormente le intenzioni di investimento a breve termine (sull’orizzonte di un anno) sono la sicurezza (45%), simulazione di processi e di prodotto (26%), cloud computing (21%) e la robotica (20%). La situazione non cambia se si allunga l’orizzonte temporale. Tra i non adopter le intenzioni di investimento a breve termine si concentrano sulla sicurezza (24%), robotica (8%), simulazione (7%).

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In generale il oltre il 50% del totale delle imprese dichiara di non avere intenzione di effettuare alcun investimento nelle tecnologie proposte, con l’eccezione della sicurezza informatica. Complessivamente, spiega il rapporto, i dati confermano un approccio prudente da parte delle aziende che non sembrano subire più di tanto il fascino delle tecnologie mediaticamente più alla moda (stampa 3D, nanotech, robotica collaborativa, …). Colpiscono invece in positivo le intenzioni di investimento sia sul breve sia nel medio termine sulla simulazione. Questo insieme al cloud computing, all’IoT e ai big datatestimonia una significativa attenzione nei confronti del tema della digitalizzazione della manifattura e dell’Industria 4.0”.

La task force di Federmeccanica per Industria 4.0

Ma c’è dell’altro. Fra i non adopter non emerge una previsione di recupero del ritardo. Le intenzioni di investimento nelle tecnologie sono sistematicamente inferiori rispetto a quelle degli adopter. “Sembra quindi che – in assenza di azioni correttive – il divario tra il posizionamento tecnologico delle imprese più avanzate e di quelle più arretrate sia destinato ad accentuarsi”. L’unico settore rispetto al quale una quota significativa (40%) dei non adopter prevede di investire entro cinque anni è quello della sicurezza informatica. “Questo sembra coerente con l’ipotesi che in queste imprese prevalga un atteggiamento di paura verso le novità tecnologiche e tali imprese non credano nella possibilità di cogliere le opportunità derivanti dall’adozione di tecnologie innovative”. D’altronde i non adopter sono più incini a pensare che l’Industria 4.0: non sia adatta alle piccole imprese, richieda enormi investimenti, permetta alle grandi imprese di essere più agili e minacciose per le Pmi, sia una moda passeggera, sia adatta per la Germania ma non per l’Italia e pur importante, richiede competenze che non si possiedono. In sostanza, una scelta come un’altra, non una strada obbligata da prendere.

Questo, nonostante Fabio Storchi, presidente Federmeccanica, parli della fabbrica intelligente come non un fattore meramente congiunturale bensì strutturale. “L’economia della conoscenza e la digitalizzazione ormai permeano ogni fase del processo produttivo, rendono interconnesso l’intero ciclo e ridefiniscono le catene del valore e i modelli di business. È di cruciale importanza che le imprese siano consapevoli di questa ineluttabile trasformazione e agiscano per volgerla a proprio favore, per trasformare le minacce in opportunità di crescita e sviluppo”. Per questo l’associazione degli industriali ha scelto di agire come “nodo intelligente” costituendo la task force “Liberare l’ingegno” che si è posta l’obiettivo di “censire” a livello nazionale le applicazioni pratiche sviluppate dalle imprese associate, con la finalità di metterle a fattore comune, a beneficio di tutti.

 

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