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Ibm punta tutto sulla cognitive blockchain

In ogni secolo, le nuove tecnologie hanno via via eliminato le fonti di attrito, le inefficienze che trattenevano il progresso in atto. Internet non è sfuggita a questa regola, ed ha smussato i costi di tutte le transazioni. Il risultato non è ancora perfetto, quindi può essere migliorato, per esempio grazie alla blockchain: la sua adozione permette di rendere automatiche gran parte delle azioni ripetitive o prevedibili a valle della transazione. Il tutto può essere implementato anche in ambienti estremamente innovativi quali l’internet delle cose.

Tra le sue attività di divulgazione, Ibm ha pubblicato un nuovo studio che descrive le modalità con cui le reti blockchain saranno in grado di neutralizzare le attuali frizioni in ambito economico, che rappresentano una forte inibizione alla crescita delle aziende, supportando il movimento dei capitali e gli scambi valutari, modificando alla radice il funzionamento stesso dei mercati. Oltre a studiare il fenomeno, l’azienda ha reimpostato gran parte delle proprie attività sulle scoperte. Che sono a tinte forti.

La fine degli attriti nei sistemi di scambio

Redatto dall’Ibm Institute for Business Value (IBV), lo studio Fast forward: Rethinking Enterprises, Ecosystems and Economies with Blockchains rileva che la tecnologia blockchain, progettata per creare un nuovo tipo di database condiviso e immutabile delle transazioni, ridurrà o eliminerà tali frizioni, rimodellando completamente istituzioni e sistemi economici in favore di un consistente aumento dell’efficienza, con un significativo calo del rischio.
I libri contabili distribuiti (Distributed Ledger) diverranno la pietra angolare di un solido sistema di fiducia, configurandosi come una piattaforma decentralizzata sulla quale la collaborazione sarà massima. Tra gli obiettivi di Ibm c’è l’approfondimento delle modalità con cui le blockchain saranno in grado di generare più valore da altre tecnologie, come le analisi Big Data, l’Internet delle Cose e il cognitive computing.

Smart contracts con intelligenza artificiale

Ma non basta. Le azioni conseguenti ai dati acquisiti nelle transazioni, benché ripetitive, sono in parte complesse: il corrente software di automazione potrebbe non avere la qualità sufficiente a prendere delle decisioni corrette. L’unione dei due approcci potrebbe segnare l’inizio di un paradigma completamente nuovo.
Ecco perché Ibm sta attualmente tentando di fondere l’intelligenza artificiale di Watson e la contabilità senza attrito della blockchain in un unico, potente modello. Gli investimenti e le strategie sono stati modificati in quest’ottica.

Il 9 giugno l’azienda ha inaugurato il Centro Watson, un incubatore dove 5.000 informatici scienziati lavoreranno per costruire prototipi rapidi su blockchain, sfruttando l’intelligenza artificiale di Watson per le imprese nella regione Asia-Pacifico.
Aperto a Marina Bay (Singapore), l’incubatore ospiterà anche il locale garage imprenditoriale di Ibm, che dal 2010 sviluppa applicazioni contabili su cloud e che d’ora in poi si specializzerà sulla blockchain.

L’attività del colosso sulla blockchain è iniziata nel 2015 sul progetto open-source Hyperledger, rivolto alla contabilità distribuita cross-industry. All’inizio di quest’anno Chris Ferris, Cto IBM, è stato nominato responsabile del progetto.

A febbraio John Wolpert, Direttore blockchain di Ibm, dichiarò che la società “punta tutto sulla blockchain“. La puntata è molto alta, anche perché -come abbiamo visto- coinvolge le straordinarie potenzialità del sistema cognitivo Watson. Non resta che aspettare i risultati.

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