Con 36mila domande in 10 anni l’Italia è ottava nei brevetti europei

Il nostro Paese vale il 3,3% delle domande complessivamente depositate, secondo l’Osservatorio di Unioncamere. Risultati ancora migliori per i marchi e il design

C’è poco da scherzare con la tutela della proprietà industriale: la contraffazione e il furto di segreti aziendali sono sempre dietro l’angolo, minacciando la competitività delle imprese europee. Soprattutto di quelle più innovatrici e che fanno della creatività e del design la loro bandiera.
La domande di brevetto europeo depositate dal nostro Paese hanno superato quota 36mila dal 1999 al 2008 (il 3,3% di quelle totali), consegnando all’Italia l’ottavo posto nella classifica internazionale. Il risultato è ancora migliore per il numero di marchi comunitari, dove l’Italia è al quarto posto, mentre per le richieste di tutela sul design siamo addirittura secondi dietro la Germania stando alle rilevazioni dal 2003 al 2008.

Medicina e imballaggi i settori più innovativi
È quanto emerge dall’Osservatorio di Unioncamere su brevetti, marchi e design. Per quanto riguarda i brevetti, il primato spetta agli Stati Uniti con il 28,6% del milione e 116.906 domande pubblicate dall’Epo (European patent office) nei dieci anni considerati, davanti a Germania e Giappone con quote tra il 17 e 19 per cento. Francia, Gran Bretagna, Olanda e Svizzera precedono l’Italia nella graduatoria, anche se il nostro Paese ha registrato una crescita media annua del numero di brevetti (+4,6%) superiore a Parigi, Londra e Berlino. I Paesi del G-12 rappresentano oltre il 92% delle domande complessivamente depositate per il mercato europeo. I brevetti italiani arrivano soprattutto dalle regioni settentrionali: quasi la metà da quelle del Nord Ovest grazie in particolare alla Lombardia e il 32% dal Nord Est con Emilia Romagna e Veneto in testa.

Le nostre imprese si distinguono soprattutto in due settori, che valgono entrambi circa l’otto per cento dei brevetti tricolori: bio medico e imballaggi. Apparecchi e metodi per la sterilizzazione, dispositivi ortopedici e per l’introduzione di sostanze nell’organismo, strumenti chirurgici e medicamenti sono tra le principali tecnologie italiane tutelate nella categoria “Scienza medica e veterinaria”, mentre in quella “Spedizione, imballaggio, immagazzinamento” figurano soprattutto diversi tipi di contenitori e di sistemi per confezionare i prodotti. L’azienda italiana che ha depositato più brevetti dal 1999 al 2008 è la Stmicroelectronics (elettronica) con oltre 1.500, quasi il triplo della seconda classificata, la Crf (motori per il settore automobilistico).

Marchi e design tutelano il made in Italy
Sul versante dei marchi europei, l’Italia si trova in quarta posizione con oltre 46mila domande, l’8,5% delle oltre 547mila pervenute all’ufficio competente. Il podio vede sempre gli Stati Uniti davanti a Germania e Gran Bretagna. La Svizzera primeggia in due classifiche speciali, quella del numero di marchi per milione di abitanti (106) e quella del numero di marchi in rapporto al Pil, mentre l’Italia figura in entrambi i casi al quinto posto. Il nostro Paese, però, è secondo solo alla Spagna nella quantità di marchi per ogni miliardo di Pil derivante dall’export di beni e servizi, confermando l’importanza del commercio internazionale per i prodotti made in Italy.

Più del 40% delle domande italiane proviene dalle regioni del Nord Ovest; Milano è invece la provincia con il più alto numero di marchi depositati. Le richieste più frequenti sono per prodotti di largo consumo (dispositivi elettronici, digitali e ottici, occhiali, oggetti di protezione come caschi ed estintori) e per il sistema moda. Passando infine al design comunitario, l’Italia si trova addirittura in seconda posizione dietro la Germania, con quasi il 15% delle 381.769 domande complessivamente inoltrate all’ufficio europeo e una crescita media annua superiore al 10% nel numero di progetti tutelati. In questo caso, le regioni del Nord Est superano quelle del Nord Ovest: 41,8% contro 34,7% nel numero complessivo di domande.

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