Cloud: è tempo di discutere sulle architetture possibili

Matthew_Finnie_InterouteDecisa a concentrare l’attenzione del mercato sull’uso che è possibile fare del cloud, il fornitore di servizi sulla nuvola in Europa, Interoute, ha dato voce al proprio Cto, Matthew Finnie, con la finalità di andare oltre il dibattito su “cos’è il cloud, e se è meglio quello pubblico o quello privato.

Proprio per questo, il 2015 sarà l’anno in cui, almeno in Interoute, si smetterà di parlare del cloud in termini “cosa succederebbe se?” e si comincerà a discutere delle diverse architetture possibili e della loro sostenibilità relativamente al tipo di servizi che le aziende puntano a far evolvere verso il cloud.

È, infatti, convinzione del provider, che il prossimo stadio di sviluppo del cloud avrà un impatto maggiore della fase che l’ha preceduto e che ha mostrato l’apprezzamento di numerose aziende per un modello di fatturazione a consumo. Quest’ultimo risponde, infatti, meglio a specifiche esigenze, ma restano ancora molti dubbi circa la natura e la tipologia di sistemi che si possono migrare in cloud senza comprometterne la fruizione.

Da qui i tre punti che, secondo il Chief technical officer di Interoute, caratterizzeranno il mondo cloud nel 2015.

Il primo è che la differenza nel delivery tra cloud privato e pubblico scomparirà.
Secondo Finnie, la richiesta di avere servizi on demand sul cloud pubblico con la sicurezza, la facilità e l’immediatezza tipica del cloud privato si realizzerà attraverso l’integrazione e l’automazione della rete con tre fondamentali elementi: Cpu, Ram e storage, ma non nei modi che molti prevedono.
È convinzione del Cto di Interoute che assisteremo al realizzarsi di un’unica infrastruttura di rete con controllo diretto. Addio, dunque, allo sviluppo interno e all’apertura verso Internet di una Service delivery network virtualizzata e sovrapposta al Web. Computing, sostiene Finnie, si leggerà processing e per network si intenderà una comunicazione tra processi.
Questo significherà automatizzare le reti, con il computing e il core routing che agiranno sempre più come policy e contenuti, mentre si dirà addio alle attività di test in laboratorio operando e sviluppando direttamente sulle reti globali.

Il secondo punto trattato è direttamente connesso al primo e prevede che l’evoluzione architettonica pocanzi descritta darà slancio al dibattito su “super center contro cloud computing distribuito”.
In tal caso, secondo Interoute, la potenza di calcolo distribuita sarà più pervasiva e flessibile rispetto al modello di accesso semplificato di un “grande centro di calcolo” da “qualche parte” nel cloud.

Infine, la terza e ultima previsione per il 2015, è che il Machine to machine diventerà la norma.
Gli smartphone senza la rete non servono a molto, fa notare Finnie. Per Internet of Things si intende tutto ciò che comunica con qualcosa che agisce da decision maker, così come l’unione tra rete e computer rende più facile la comunicazione tra edge e core.
Per far sì che la comunicazione M2m si diffonda e diventi sempre più smart è necessaria una piattaforma che sia globale, ma anche locale, con una separazione sicura per sviluppare al meglio la sua applicabilità.
Se si forniscono, ad esempio, servizi smart a città e cittadini attraverso l’Europa, si deve essere compliant alle leggi dei vari Paesi e contemporaneamente scalabili nelle performance, considerando che i workload da migrare stanno diventano sempre più ampi e la comunicazione tra processi sempre più cruciale.
Ciò, in definitiva, significa che come per la distribuzione di Internet, il cloud diverrà la soluzione più veloce e agile per la comunicazione M2m in Europa.

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