Centrino di mobilità permanente

Il Wi-Fi è appena diventato sfruttabile commercialmente e c’è subito una regione in Italia che si pone all’avanguardia per sperimentazioni e installazioni attive. È la Sicilia, grazie agli sviluppi di Videobank e al supporto di Intel.

26 agosto 2003 Di Wi-Fi, in Italia, si parla in modo concreto da oltre un anno. Ma è solo da poco tempo, grazie al decreto firmato dal ministro Gasparri, che è possibile sfruttare commercialmente questa tecnologia per la connessione a Internet senza fili. Fin qui, dunque, sono state fatte solo sperimentazioni, che hanno comunque portato all’installazione di diverse centinaia di hot spot sul territorio e a qualche applicazione già operativa.

Si potrebbe pensare che il maggior attivismo sul campo sia stato profuso, come vogliono i luoghi comuni correnti, da qualche regione del Nord Italia. E invece, all’avanguardia sul fronte del wireless c’è oggi la Sicilia, in particolare l’area ormai nota come “Etna Valley”. Qui opera, in particolare Videobank, società nata come Internet service provider nel 1994, ma già da un paio d’anni impegnata a fare sperimentazioni sul Wi-Fi. «La Sicilia ha l’area wireless più estesa d’Italia – fa notare Lino Chiechio, general manager della società – con oltre 50 hot spot attivi e aperti al pubblico, circa 300 operativi e altri in via di completamento. In alcune zone, questa soluzione può fin d’ora sopperire alla carenza di altri sistemi di connessione non disponibili».


Videobank ha lavorato con enti, istituzioni e aziende private in questi ultimi due anni, sperimentando l’installazione di reti wireless per la connessione a Internet. La scelta strategica di Intel di investire su questo fronte, che ha portato al lancio del processore specializzato Centrino, ha agevolato il lavoro delle realtà locali specializzate, che hanno potuto beneficiare dei fondi messi a disposizione del big mondiale per lo sviluppo di servizi e installazioni Wi-Fi. «Mettiamo a disposizione anche expertise – tiene a sottolineare l’amministratore delegato di Intel Italia, Dario Bucci – non solo grazie alle persone direttamente impegnate sul piano tecnico, ma anche trasmettendo quanto derivato dall’installazione di reti Wi-Fi anche al nostro interno».


In mancanza di una normativa che consentisse di avviare i servizi commerciali, chi ha lavorato su questo fronte si è accollato anche degli investimenti non indifferenti. Videobank ha fin qui utilizzato l’escamotage di farsi pagare il noleggio delle apparecchiature dalle realtà oggetto di installazioni. «Questo è servito per partire – chiarisce Chiechio -. Ora sarà possibile stipulare contratti con le aziende o avviare servizi che richiedono una sottoscrizione da parte di chiunque vorrà collegarsi a Internet via hot spot». Sarà messo a punto, in particolare, un tariffario che prevede opzioni flat o con durate di connessione limitate (giornaliere o mensili, per esempio).


Ma vediamo qualche esempio di realtà siciliana che ha già sperimentato il Wi-Fi, anche per capire la differenza fra utilizzo “pubblico” e “privato” di questa tecnologia. All’Ente Ospedaliero Sant’Elia, di Caltanissetta, è stata messa a punto una soluzione che ottimizza la trasmissione e l’uso delle analisi per i medici che lavorano in corsia: «Prima le analisi venivano elaborate in digitale, convogliate su un server, stampate e smistate manualmente ai reparti – spiega Vincenzo Longo, direttore amministrativo dell’ospedale -. Ora, invece, abbiamo fornito ai medici dei dispositivi mobili, connessi al server centrale e da lì è per loro possibile richiamare cartelle cliniche e analisi utili durante le visite in corsia. Il risparmio di tempo è indiscutibile».


La scuola superiore statale “Branchina” di Adrano (Catania), invece, è un esempio di commistione fra vecchie e nuove tecnologie: «L’istituto è stato cablato a suo tempo – conferma uno dei docenti, Luigi Modica – e c’è un Ced con server Windows e Linux dedicati a vari compiti. Ma i problemi non mancano, vuoi per la presenza di poche prese, che limitano la connessione simultanea di più utenti, vuoi per un passaggio all’Adsl, finanziato dal ministero della Pubblica Istruzione, che ha ridotto l’efficienza». L’installazione del wireless per la distribuzione dei contenuti, accanto alle classiche connessioni in rame per le dorsali, ha permesso di superare questi vincoli.


Nei casi fin qui citati, gli enti hanno stipulato con Videobank accordi di sperimentazione che valgono fino alla fine del 2003 e poi dovranno evolvere verso un rapporto contrattuale di natura commerciale. Ci sono poi casi diversi, come quello del comune di Ragusa, che sta portando alla disponibilità di connessione per tutta la città, fino alla Marina e alle relative spiagge. Qui è stato fatto un lavoro infrastrutturale funzionalmente equivalente a quello della cablatura, ma infinitamente meno costoso e più rapido nell’installazione, specie per realtà come questa, che dovevano partire da zero. «Abbiamo proceduto per step successivi – illustra il sindaco della città, Antonino Solarino – partendo dal collegamento fra le sedi istituzionali. Con quattro punti di diffusione, peraltro, si copre l’intero territorio comunale». Ragusa ha messo a disposizione le location e oggi possiede la rete, ma chi vorrà, all’interno del Comune, collegarsi senza fili a Internet dovrà stipulare contratti di abbonamento che genereranno il business per Videobank. Lo stesso ente pubblico, inoltre, sta studiando possibili applicazioni, che vanno dal videocontrollo per la protezione del patrimonio artistico e di quello zootecnico, fino alla distribuzione di palmari ai vigili urbani, per il controllo dei veicoli o l’emissione di sanzioni in tempo reale.


L’Etna è stato uno dei primi luoghi della Sicilia a beneficiare di infrastrutture wireless, servite già per monitorare l’eruzione del 2001, con stazioni e telecamere collocate fino ai 3mila metri di quota. La stessa Videobank ha messo questi strumenti a disposizione della Protezione Civile e dell’Esercito durante le fasi critiche dell’ultimo importante fenomeno eruttivo, che risale all’autunno del 2002. Alle falde del vulcano si trova il comune di Bronte, che dallo scorso aprile sta lavorando su una rete wireless, che è servita inizialmente per connettere il municipio con ospedali, scuole e uffici e si è poi estesa anche a comuni limitrofi. «Abbiamo potuto beneficiare di una legge regionale che favorisce l’associazione fra comuni e la finanzia – spiega il sindaco di Bronte, Salvatore Leanza – per cui il progetto ai estenderà ancora. Le potenziali aree applicative sono numerose e vanno dal segretario comunale unico allo sportello per le imprese, dai servizi sociali al controllo del territorio, per esempio per ridurre la piaga delle discariche abusive». E ora il comune sta lavorando su un portale evoluto, per far conoscere nel mondo due importanti risorse “esclusive”, come il Castello di Nelson e, soprattutto, il pistacchio.

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