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Le strade che segue blockchain per affermarsi nel retail

Blockchain non è solo di Bitcoin e finanza: anche il settore retail sta lavorando a questa tecnologia, che consente di archiviare i dati in modo trasparente e sicuro.

E lo fa in Francia dove la Grande distribuzione è settore molto importante dell’economia. Qui le aziende hanno sempre avuto specifiche rigorose sulla tracciabilità e l’origine dei prodotti dei fornitori. E in caso di problemi blockchain potrà offrire un’ulteriore garanzia grazie alle informazioni in tempo reale e a prova di falsificazione ricevute da tutti gli attori della catena di distribuzione. Così il gruppo Casinò ha organizzato una hackathon su questo tema lo scorso febbraio e ha lanciato diversi test in collaborazione con startup nel 2017.

Blockchain per i polli da allevamento

Altri colossi del retail si stanno impegnando lungo questa strada. Negli Stati Uniti, Walmart ha annunciato una partnership con Ibm nel dicembre 2017 per la tracciabilità degli alimenti. In Francia, il 6 marzo 2018, Carrefour ha lanciato il suo primo progetto blockchain su una catena di polli da allevamento.

L’obiettivo è di fornire ai clienti quante più informazioni possibili sui prodotti delle sue “catene di qualità” attraverso codici QR contenenti tutte le informazioni sulla filiera. Il distributore desidera estendere questo meccanismo ad altri otto settori di questo tipo a partire dal 2018. In Cina, il gigante dell’e-commerce JD.com ha lanciato un acceleratore di startup dedicato e Alibaba ha firmato una partnership con Cainiao per adottare la tecnologia nella sua logistica transfrontaliera.

Ad accelerare questi investimenti sono stati anche gli scandali alimentari che periodicamente colpiscono l’opinione pubblica e creano grandi problemi ai distributori. Dalla salmonella alle uova contenenti fipronil dell’estate scorsa fino ai polli contaminati da diossina nel 1999. Ogni volta i prodotti contaminati rimangono difficili da individuare per l’intera catena di distribuzione che fa fatica a trovare i responsabili. Nel frattempo i  consumatori continuano a comprare prodotti rischiosi per la salute.

Blockchain non sarà in grado di prevenire questi scandali, ma permetterà agli attori di dimostrare che hanno avuto il giusto atteggiamento sulla tracciabilità. Questo grazie al fatto che blockchain raccoglierà i dati sulla filiera. Quelli forniti dai produttori (origine del prodotto, numeri di lotto, composizione, etichette, date di scadenza, contenuto di pesticidi o di Ogm, nome e ubicazione del produttore) e quelli fornite da vettori e dettaglianti (temperatura, umidità o geolocalizzazione).

I freni allo sviluppo

Blockchain permetterà anche di agire a monte delle catastrofi. Connecting-food infatti è una giovane azienda che cerca di lavorare su una soluzione che anticipi i problemi confrontando i dati in tempo reale con le specifiche grazie all’intelligenza artificiale.

Esistono però anche dei freni allo sviluppo della tecnologia. In primo luogo, il formato cartaceo, che non è molto trasparente, è ancora ampiamente utilizzato in tutta la catena di distribuzione. E’ poi delicato pubblicare tutte queste informazioni sensibili. Ciò spiega perché i distributori si stiano orientando verso una catena di distribuzione privata tra gli operatori interessati.

Le startup chiedono però trasparenza. Così Visible.digital proporrà, con il consenso dei rivenditori, di aprire la propria piattaforma ai consumatori finali nel 2018. Si tratta di accompagnare i dettaglianti che desiderano comunicare la tracciabilità dei loro prodotti. Si tratta di codici Qr che possono essere stampati da produttori e distributori. Oggi, questi QR Codes sono molto poco sfruttati, statici, poco contenuti e poco scansionati nei negozi. Domani i clienti potranno scannerizzarli con uno smartphone per ottenere una carta d’identità del prodotto.

Alcune soluzioni prevedono che il consumatore partecipi alla blockchain comunicando l’insorgere di problemi dopo avere consumato il prodotto. L’idea è di raccogliere diversi report per lo stesso prodotto, in una data area geografica, per attivare un allarme. Dopo i controlli, il distributore saprà quali lotti rimuovere con precisione. Al contrario, se un rivenditore o un produttore avvia un piano di contenimento, gli acquirenti di prodotti contaminati possono scansionare il codice Qr del prodotto con il proprio smartphone prima di consumarlo. Questo indicherà un messaggio per restituire il prodotto nel più breve tempo possibile. E garantire la salute di tutti.

 

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