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Akamai Image Manager ottimizza dinamicamente le immagini

Il 63% del peso di una pagina web dipende dalle immagini. Il numero medio di immagini presenti in una pagina è 60 e, infine, l’accesso da mobile è incrementato del 203% dal 2011. Niente paura c’è Image Manager di Akamai, si potrebbe dire.

Parte da queste, semplici, evidenze  Alessandro Rivara, major account executive per l’Italia di Akamai Technologies, coadiuvato dal più tecnico Nicola Ferioli, head of engineering della stessa azienda, per introdurre il nuovo servizio.

Si prende a cuore la questione, anche perché è di estrema attualità, l’azienda americana fondata da Frank Tom Leighton, professore di matematica applicata al MIT di Cambridge (Usa) con 8 miliardi di capitalizzazione e 2,2 miliardi di revenue nell’ultimo anno fiscale.

Image Manager è un servizio di ridimensionamento dinamico delle immagini pensato per risolvere l’annosa questione del caricamento delle immagini di una pagina web e la conseguente frustrazione dell’utente.

Soprattutto nell’e-commerce, e soprattutto nei siti di vendita di abbigliamento – osserva Rivara – l’immagine del prodotto è determinante. Si è calcolato che una maggiore qualità delle stesse contribuisca a un incremento delle vendite del 5%. Per contro, il 18% degli utenti lasciano il sito se il tempo di caricamento è troppo alto, in particolare la metà se ne va, e non torna più, se deve aspettare più di sette secondi”.

Image Manager elabora fino a 108 versioni di un’immagine

Image Manager di Akamai interviene su un’unica immagine caricata sui server del cliente e lavora su due concetti fondamentali: un batch che salva l’immagine in un rapporto di compressione più efficiente, come WebP, Jpeg Xr e Jpeg 2000, definito automaticamente e dinamicamente in base al browser da cui proviene la chiamata e il ridimensionamento della stessa, anche questo dinamico, a seconda del device su cui deve essere visualizzata.

Per essere certi di raggiungere tutte le piattaforme – prosegue Ferioli – un archivio dovrebbe conservare 108 varianti della stessa immagine. Il processo viene attivato alla prima chiamata, poi le immagini elaborate rimangono nei server Akamai a disposizione degli utenti e vengono visualizzate in base a browser, dispositivo, dimensione e risoluzione dello schermo”.

All’Image Manager si aggiunge un algoritmo, lo Structural Similarity Index che modifica l’immagine lavorando sulla sua percezione agli occhi dell’utente. Si tratta, in pratica, di un sistema di compressione che si basa su ciò che l’occhio umano può percepire.

Questa procedura dinamica può essere applicata solo alle immagini e non ai video, altra tipologia di contenuto che Akamai osserva crescere esponenzialmente. Per questo, i processi della casa americana sono diversi e, per ora, applicabili solo offline.

Akamai ha la missione di ottimizzare la navigazione dei siti attraverso tecniche decisamente interessanti. I 220mila server dell’azienda sono presenti in 3300 location (data center) in 127 paesi nel mondo e, semplificando, Akamai si occupa di costruire in tempo quasi reale un mirror del sito del cliente e di trovare strade alternative per soddisfare la chiamata del cliente nel minor tempo possibile.

Secondo i responsabili italiani il processo non influisce sul tempo di risposta ma, anzi, spesso lo migliora. Il modello di business di tutte le soluzioni Akamai, compresa Image Manager, prevede delle fasce di prezzo in base ai milioni di hit di un sito in una certa unità di tempo.

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