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Zuckerberg, Facebook, la smart home e la scuola

Scarpe da ginnastica, jeans e maglietta grigia, Mark Zuckerberg si presenta così ai ragazzi della Luiss, l’università di Confindustria di Roma. Subito liscia il pelo alla platea ricordando il terremoto e la sua sfrenata passione per il latino che ha studiato e per Roma. Poi si concede alle domande, non esattamente ficcanti o impegnative, di una platea che se la cava bene con l’inglese e mostra lacune in quanto a spirito critico.

Zuckerberg e l’evoluzione del safety check

Da come sta la figlia (sono felice di vederla gattonare) ai consigli per i giovani (crederci, non esiste l’uomo solo al comando e le grandi idee non nascono mai tali) fioccano le domande.
L’esordio è in pratica una richiesta di soldi per i terremotati con Marcello che gli chiede di lasciare il segno della sua presenza in Italia. Oltre all’attivazione del safety check (in futuro potrà essere attivato direttamente dagli utenti) che consente di segnalare a tutti le buone condizioni dopo un disastro o attentato terroristico, il boss di Fb rivela di avere donato cinquecentomila euro alla Croce rossa. Ma si tratta di Ads che potranno essere utilizzati sulla piattaforma per promuovere le attività di cui c’è bisogno. In più, ma questo lo racconta sulla sua pagina, ha regalato all’università di Modena e Reggio Emilia un server per l’intelligenza artificiale e i programmi di computer vision.
Zuckerberg però è anche molto interessato alla realtà virtuale e aumentata. Ad Alessio che gli chiede se Fb riuscirà a cambiare la nostra vita così come ha fatto Pokemon Go (forse sarebbe il contrario ma lasciamo perdere) Mark risponde di avere molta fiducia nella realtà virtuale che utilizzeremo appieno entro dieci anni.
Poi ricorda, ma la notizia risale allo scorso anno, che oltre a studiare il mandarino e correre almeno due km al giorno sta lavorando per divertimento a un sistema per la smart home che attraverso controlli vocali al momento consente di comandare porta di casa, luci e temperatura. Ma vuole andare oltre e ha messo sotto gli ingegneri per arrivare ai controlli facciali.

Le sconfitte…di Einstein

Quando gli chiedono delle sue sconfitte racconta quelle di Einstein e delle tribolazioni prima di arrivare alla teoria della relatività e spiega che per arrivare al top bisogna concentrarsi sui cambiamenti “che volete portare nel mondo”, circondarsi delle persone giuste e “duro lavoro”. In più occorre concentrarsi sull’apprendimento continuo. Privacy, rapporti con le telco e questioni più spinose non affascinano la platea di futuri manager ai quali spiega “che Internet deve costare meno e bisogna ridurre la capacità dei dati. Facebook lo ha fatto riducendo del 90% la banda”. Nelle telco qualcuno ricorda ancora il giorno che sono partiti i video in automatico a proposito di consumo di banda.

Ribadisce di essere una tech company e non una media company che tiene molto “al proprio ruolo sociale”. “Se avessi pensato che Fb rovina i rapporti fra le persone non l’avrei fatto. In realtà Fb migliora la nostra vita”. Gli applausi scandiscono le risposte di Zuckerberg  che partecipa a questi incontri per avere il polso della situazione della comunità di Facebook. Non sappiamo quali utili indicazioni si porti a casa chi tempo fa parlò di “Fb come sistema operativo della vita”. Poi, rispondendo all’ultima domanda, fa capire quanto sia largo il raggio d’azione della sua tech company. In cento scuola Usa è già attivo un software di apprendimento personalizzato realizzato da Fb. Quella secondo Zuckerberg è il futuro della scuola.

 

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