WPC 2013: alle piccole imprese, l’azienda piace social

Uno studio promosso da Microsoft sull’adozione degli strumenti di social collaboration all’interno delle imprese, mostra come sono le realtà di più piccole dimensioni quelle più propense a un’adozione più intensiva, che vada oltre la sola comunicazione sui colleghi.

Houston – Lo ha indicato Steve Ballmer nel corso del keynote inaugurale dell’edizione 2013 della Worlwide Partner Conference di Microsoft: la social enterprise è uno dei quattro filoni, insieme a cloud, big data e mobility, che guideranno l’innovazione nel prossimo futuro.
E già ora la social enterprise, accezione nella quale “rientrano tutte le tecnologie che abilitano la collaborazione e la comunicazione aziendale, come intranet, videoconferenze e social network” si sta facendo strada all’interno delle aziende di tutte le dimensioni. Naturalmente con impatti differenti.

Proprio per capire qual è il livello di adozione e implementazione delle tecnologie che costituiscono il cuore della social enterprise, Microsoft e Ipsos hanno condotto uno studio nel quale sono stati coinvolti 10.000 utenti aziendali (sia Pmi sia grandi aziende) i 31 Paesi del mondo.
Il risultato di questo studio è in qualche modo sorprendente.
Contrariamente a quanto si possa pensare, sono le Piccole e Medie Imprese le realtà più aperte e disponibili a utilizzare in misura più significativa ”strumenti social esterni per scopi professionali”.

Accomuna le piccole e le grandi imprese la propensione a utilizzare gli strumenti social ancora prevalentemente per la comunicazione tra colleghi, ma è nelle aziende di più piccole dimensioni che l’utilizzo si allarga abbracciando anche consumatori, clienti o fornitori, o andando a toccare ambiti quali la ricerca di nuovi contatti.
Nelle realtà più grandi, di converso, la social communication viene utilizzata con più intensità verso l’interno, per reperire le competenze disponibili nelle risorse aziendali.

Stiamo parlando, naturalmente, di un percorso in divenire, nel quale ancora forti sono le remore in merito a possibili impatti negativi in termini di sicurezza (che in ogni caso preoccupa più le grandi imprese rispetto alle piccole) o di produttività (tema che vede allineate nella preoccupazione in modo del tutto analogo sia le piccole sia le grandi imprese).

Preoccupano decisamente meno gli impatti sull’immagine aziendale: sia nelle grandi sia nelle piccole imprese, la percentuale di utenti che pensa a un approccio regolamentato agli strumenti social resta comunque abbondantemente al di sotto del 30 per cento.
Resta qualche perplessità rispetto alla capacità dei reparti It di non ostacolare l’adozione degli strumenti di social collaboration: il 41 per cento delle grandi imprese manifesta questo timore, mentre è più contenuto, per evidenti motivi di catena decisionale, nelle realtà più piccole.

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